La Corte d'assise di Cosenza ha ritenuto valide le richieste formulate da associazioni, enti e dei familiari delle vittime del presunto inquinamento della vallata dell'hinterland amanteano
COSENZA La Corte d'assise di Cosenza ha sciolto la riserva e ha ammesso tutte le richieste di costituzione di parte civile nel procedimento che riguarda l'avvelenamento della valle dell'Oliva. Dopo una camera di consiglio durata circa venti minuti il presidente Giovanni Garofalo ha ritenuto valide le ragioni che hanno spinto enti locali, associazioni ambientaliste, rappresentanze sindacali, ma soprattutto familiari delle vittime, a chiedere di entrare come parte attiva nel processo su una delle vicende d'inquinamento più emblematiche del territorio calabrese. Rigettate le eccezioni che nella scorsa udienza, svoltasi il 4 luglio scorso, avevano presentato gli avvocati dei cinque imputati che, a vario titolo, sono accusati di aver causato l'avvelenamento dei terreni e delle acque del fiume Oliva. Si tratta, in particolare, dell'imprenditore amanteano Cesare Coccimiglio e dei quattro possessori dei terreni all'interno della valle dell'Oliva, dove sarebbero stati sotterrati materiali contaminati. L'accusa, sostenuta dal pm Giovanni Calamita, ritiene che attraverso l'interramento di materiali tossico-nocivi e radioattivi nelle profondità della vallata i cinque avrebbero compromesso l'ambiente e la salute degli abitanti. Da qui la contestazione dei reati di disastro ambientale, avvelenamento delle acque e discarica abusiva di rifiuti di varia natura, contaminati da metalli pesanti. E ci sarebbe un nesso anche con la diffusione di tumori nella zona e la morte di Giancarlo Fuoco, un pescatore amatoriale e le lesioni dell'amico con cui abitualmente si recava a pescare nel fiume Oliva. All'udienza di quest'oggi la Corte ha ammesso come parte civile i familiari del pescatore deceduto e altri parenti delle presunte vittime dell'inquinamento della valle. Valide anche le ragioni dei Comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello – già ammessi dal gup di Paola quale parte civile –, come quelle della Regione Calabria e del ministero dell'Ambiente. La Corte ha ammesso infine a far valere i proprio diritti la Cgil di Cosenza – che ha presentato oggi la sua richiesta – il Wwf Italia, di Legambiente Calabria, del Comitato civico “Natale De Grazia” di Amantea, dell'associazione Anpana, del Forum ambientalista nazionale e del Vas.
Un processo, questo che si sta celebrando presso la Corte d'assise di Cosenza, che nasce dall'inchiesta portata avanti caparbiamente del procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano. Un'inchiesta durante la quale sono stati rinvenuti nel sottosuolo della valle dell'Oliva tra i 90mila e i 140mila metri cubi di rifiuti industriali contaminati da metalli pesanti e da Cesio 137.
Le prossime udienze del processo sull'avvelenamento dell'Oliva si celebreranno a strettissimo giro di boa. In particolare il presidente Garofalo ha stabilito che il 5 novembre prossimo le parti potranno presentare le richieste di istruttoria che saranno valutate dalla corte il 18 novembre.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente del Comitato civico “Natale De Grazia”. «Questo passaggio processuale – ha detto Gianfranco Posa – ci permetterà di seguire ancor più da vicino l'evolversi di una vicenda sulla quale ci stiamo battendo da anni. Il nostro auspicio è che emerga al più presto tutta la verità sull'inquinamento della valle dell'Oliva e le responsabilità di chi ha causato questo enorme disastro del nostro territorio». (0090)
Su: Il Corriere della Calabria
Roberto De Santo
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