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«Le navi dei veleni esistono»

In Commissione Rifiuti il magistrato auspica la riapertura del caso: «In ballo interessi enormi»

La testimonianza del procuratore Pace sulle indagini tra Calabria e Basilicata

di CHIARA SPAGNOLO da Il Quotidiano della Calabria del 05/02/2010 pag. 13

LE NAVI dei veleni esistono. Sono state affondate per far sparire rifiuti tossici e, probabilmente, il capitano Natale De Grazia è morto perché aveva scoperto una parte importante della verità su una vicenda che coinvolge la 'ndrangheta ma anche i Servizi segreti e apparati deviati dello Stato. Non ha tentennamenti il procuratore Nicola Maria Pace, oggi in servizio a Trieste, che negli anni Novanta portò avanti presso la Procura di Matera un importante filone di indagine sul traffico di rifiuti pericolosi, incrociando la sua attività con quella del pm Francesco Neri. Pace, nei giorni scorsi, è stato ascoltato dalla commissione parlamentare Rifiuti, al cospetto della quale ha ribadito passo passo quanto dichiarato nel corso di un'audizione del 2005. La sua testimonianza conferma che le indagini concretizzate in diverse regioni d'Italia una quindicina di anni fa, in realtà, non erano affatto concluse e che quei capitoli inquietanti della storia italiana, che riguardano l'interramento e l'affondamento di rifiuti, andrebbero riaperti. A sentire Pace, la cui testimonianza è perfettamente in linea con quella di molte altre persone che sono sfilate al cospetto dell'organismo bicamerale, il “caso”non si è affatto chiuso con l'identificazione del piroscafo Catania al largo di Cetraro. Nuovi accertamenti, per terra e per mare, sarebbero auspicabili perché nel passato molte indagini hanno dimostrato che la Calabria è stata coinvolta nello smaltimento illegale di scorie radioattive.

«Auspico che il lavoro della commissione rappresenti un efficace impulso a una verifica seria del fenomeno relativo agli affondamenti di rifiuti pericolosi, come la gravità degli interessi in gioco impone e come si deve anche alla memoria e al sacrificio di chi ha lasciato la vita per queste indagini».Pace non usa mezzi termini, dunque, Parla di interessi forti.Di personeche hannoperso la vita proprio a causa dell'entità degli interessi in gioco. Si riferisce a Natale De Grazia, con il quale ha collaborato in seguito al raccordo investigativo con il pm Neri, e con il quale aveva un appuntamento per andare nel luogo in cui è affondata la Rigel, al largo di Capo Spartivento. In quel punto del Mediterraneo che solo De Grazia conosceva con certezza, però, Pace non ci andò mai perché la morte improvvisa dell'ufficiale non lo consentì. Sul fatto che quel decesso sia circondato da un alone di mistero, il procuratore non ha dubbi e lo sottolinea ricordano la stranezza del referto in cui si dichiarava che la morte era avvenuta per «collasso cardiocircolatorio». Così come Nicola Pace non ha dubbi sulla possibilità che le navi contenenti rifiuti esistano e vadano cercate. Ed anche sul fatto che, all'epoca, sia lui, che indagava sullo smaltimento di rifiuti nel centro Enea di Rotondella, che Neri, che stava verificando invece il ruolo della 'ndrangheta nell'affondamento delle navi “a perdere”, avessero imboccato una pista giusta. Che avrebbe portato a rivelare traffici miliardari e interessi enormi. Proprio per questo motivo, l'attività dei due magistrati veniva seguita passo passo da qualcuno, probabilmente dai Servizi segreti sia italiani che di altri Paesi. A dimostrarlo due episodi, ricordati da Pace al cospetto della commissione parlamentare, relativi al giorno in cui avrebbe dovuto incontrare Neri a Catanzaro e scoprirono di essere seguiti e ad un'altra circostanza, quando durante un'attività a Brescia proprio Pace si accorse di essere filmato da uomini che si nascondevano in un camper parcheggiato. Tutti segnali che, a suo dire, dimostravano l'importanza e la delicatezza delle indagini in corso. Il materiale al vaglio dei due giudici, del resto era tanto e complicato. Il filone di cui si occupava Pace partiva dalle modalità di smaltimento a Rotondella, passava per gli interramenti in Basilicata e finiva alla trasposizione in ambito criminale del progetto di Giorgio Comerio per il deposito in mare di rifiuti radioattivi. Proprio quest'ultimo ambito investigativo, che aveva dato origine a numerose perquisizioni nel Nord-Italia, rappresentava uno degli ambiti più interessanti in cui andare avanti. Almeno secondo le valutazioni del magistrato che, all'epoca, procedeva e che oggi ritiene importante dare nuovo impulso alle indagini. Il nodo cruciale, però, al momento resta il ritrovamento delle navi.

06/02/2010
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