«Cosa potevano fare quegli uomini alla fine di un’epoca quando sembrava che la tirannia fosse ritornata a prendere possesso delle terre italiche? Andarono Gioacchino, mio padre e poche decine di altri coraggiosi con la speranza di sollevare le Calabrie, di risalirle alla testa di un esercito di italiani.
Finalmente si sentivano liberi, liberi di rischiare e di morire».
Nel racconto consapevole e struggente di un patriota meridionale si dipana la storia di un giovane calabrese: uno di quei giovani abitanti del regno delle Due Sicilie che scelse di stare dalla parte della ragione.
Dentro le mura di Roma, assediata dai francesi nel 1849, le esistenze giungono a conclusione e le strade della storia s’incontrano in un affresco che descrive insieme alle vite individuali il cammino faticoso che l’idea d’Italia ha dovuto compiere per diventare Nazione.
“La fine di un sogno: storia di un italiano”, il libro di
Mario Aloe, appena pubblicato per i tipi della
casa editrice Mannarino di Brescia, è ambientato in un periodo cruciale della storia italiana: gli anni che vanno dalla fine del 1700 alla morte di Gioacchino Murat a Pizzo Calabro.
«Un’epoca di grandi sconvolgimenti, di crisi verticale degli assetti statali – spiega l’Autore in una nota - ma anche di forti speranze ed illusioni. L'illuminismo prima, la massoneria coi suoi circoli diffusi pure in numerosi centri calabresi e le correnti giacobine poi hanno formato una generazione di giovani aperti al futuro e vogliosi di fare la storia».
«Il loro coraggio e sacrificio – evidenzia - è stato il cuore della rivoluzione napoletana del 1799, degli alberi della libertà piantati nelle piazze di Catanzaro, Tropea, Crotone, Pizzo, Amantea, Monteleone (l'attuale Vibo Valentia), Cosenza e nei paesi albanesi e il lascito per i moti successivi degli anni venti dell'ottocento e di quelli del 1848».
«Tanti pensano, ancora oggi sulla scorta della retorica leghista – conclude Aloe -, che l’Italia sia un’astrazione, una pura invenzione: quest’opera cerca di mostrare il cammino faticoso che l’idea dell’Italia ha dovuto compiere. Un cammino intrapreso in varie parti della penisola e che noi seguiremo in un giovane calabrese, uno di quei giovani abitanti del regno delle due Sicilie che scelse di stare dalla parte della ragione».
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