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Mastru Settuzzu

Era il 24 agosto del 2010. Ad Aiello sembrava una normale giornata di fine estate come tante, caldo afoso, cielo umido ed i soliti pettegolezzi annoiati per le strade. Ad un tratto una sola voce si sente per le strade, prima come un sussurro, poi con insistenza ed alla fine è un clamore: è muortu Mastru Settuzzu. Nei vicoli, nei crocicchi, negli uffici, nelle case una sola voce senza commento esce dalla bocca della gente, un solo pensiero invade le menti: è muortu Mastru Settuzzu. Il commento è lasciato agli sguardi ed alle labbra contrite. Non una parola. Il silenzio, il più eloquente commentatore di questi casi, prende il sopravvento. Il silenzio è più forte della parola perché non si dice, si fa. Esso impone che ci si fermi. E tutti, per un attimo, sembrano fermarsi. È il più grande tributo che un uomo possa concedere ad un altro.

Era il 25 agosto del 2010. Una lunga teoria di gente accompagna Mastru Settuzzu nel suo ultimo viaggio. Era una partecipazione corale, anzi generale, anzi totale. Mai mi era capitato di vedere che un'intera comunità, senza essere chiamata, si mobilitasse in un'unica direzione, avendo come unico denominatore il silenzio, grande vero compagno attuale di Mastru Settuzzu. È certamente retorica dire che i migliori se ne vanno. Se ne vanno anche i peggiori. Ma nel vedere ed osservare quella partecipazione così sentita ed unita non ci sono dubbi nello stabilire se lui sia stato tra i migliori o i peggiori. Non c'è pietra ad Aiello che non sia stata toccata o squadrata o aggiustata dalla sua impronta. Le pietre sono la nostra storia, le nostre radici ed è questa piccola, minuta storia a recare un'impronta altrettanto indelebile.

Non mi voglio perdere in inutili o sdolcinate parole che si usano in questi casi. Siamo già abbastanza imbottiti di retorica e non ci manca certo la mia. Ma una sola cosa mi preme ricordare a quanti lo ebbero in affetto e stima. Era senza invidia. Questo mi rende orgoglioso di avere avuto con lui un rapporto lunghissimo di affetto, di stima e di amicizia. Un grande filosofo ebbe a dire che un uomo è grande quando, senza violenza, condanna gli altri a parlare di sé.

C'è un discrimine tra la vita e la morte. Per quanto possa essere lungo o dolce il passaggio, alla fine si ha un salto o uno iato e le due cose non si possono più confondere. Per la comunità aiellese il 25 agosto del 2010 è stato il giorno del lutto o del dolore o della commozione o del ricordo. Per Mastru Settuzzu è stato quello della festa ed un lungo applauso si è levato come ultimo ed estremo saluto. Io c'ero.

 

Eugenio Medaglia.

25/08/2010
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