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Libro La calabria e la Seta - di L. GuarasciLe vie della seta di Luigina Guarasci Storie di donne, di fatica e di bellezza. Il volume che le raccoglie è “La Calabria e la Seta” di Luigina Guarasci, appena pubblicato per i Quaderni de ilfilorosso di Rogliano. L'autrice, attualmente dirigente del Liceo Artistico Statale di Cosenza – istituto che da anni è impegnato nel progetto MIUR Aracne “Le Vie della Seta in Calabria” -, nel libro in parola ci conduce attraverso « una storia rimasta a lungo invisibile, per via di una storiografia miope, ma intensa e ricca di risvolti, che oggi deve essere portata alla luce». Cercando tra le carte, aprendo cassapanche, studiando trame, vivendo con gli occhi i colori dei tessuti e sapendo «ascoltare la viva voce di donne che ancora sono capaci di raccontare la loro storia, interrogare gli strumenti umili del passato che si utilizzavano per tirare e lavorare questo filo di seta, vedere gli spazi adibiti a tale fatica significa dare voce ad un vissuto, di cui il presente ha bisogno, se si intende progettare un futuro di autentico progresso e non di semplice sviluppo. Un futuro, insomma – afferma Luigina Guarasci -, che sappia sfruttare le moderne tecnologie, senza dimenticare la grande tradizione di mestiere, che affonda le sue radici nel territorio e nella sua storia. E questa è la strada per un moderno operare capace di valorizzare una creatività eticamente forte, in grado di lasciare il segno nelle generazioni e, quindi, di produrre bellezze da non destinare al tritacarne del consumismo». Nel libro, alla descrizione completa della produzione serica, dal bozzolo alla filatura e coloritura della seta, segue un paragrafo dedicato alle leggende cinesi che narrano della nascita e della diffusione in occidente di questa particolare e straordinaria produzione; ed alcune pagine che invece segnano le vicende delle vie della seta, a cominciare dall'apertura delle rotte carovaniere tra Roma e la Cina nel I sec. d.C. Nel prosieguo, Luigina Guarasci si occupa della produzione serica calabrese introdotta dai Bizantini e del periodo aureo di Catanzaro, tra il XV e XVI secolo, quale centro di eccellenza; come anche del lento declino della sericoltura calabrese iniziato nel corso del ‘600. Una parabola discendente che arriva sino alla crisi definitiva del settore nei primi anni del ‘900, quando si registra, dopo la fine dell'attività delle filande, il tentativo da parte del Governo di incentivare la gelsibachicoltura con l'istituzione nel 1912 del Consiglio per gli interessi Serici; un progetto che in Calabria viene messo in pratica dall'Osservatorio Bacologico, diretto da Luigi Alfonso Casella. Capitoli a parte per la storia della seta a Cosenza e i suoi Casali; e a Rogliano. Per la cittadina del Savuto, in particolare, sono state raccolte testimonianze sul campo che narrano di intere famiglie, soprattutto donne, dedite nei mesi di maggio e giugno alla raccolta delle foglie, alla cura dei bachi ed alla raccolta dei bozzoli. A corredo del volume anche alcune tavole raffiguranti velluti, coperte, damaschi e paramenti sacri in preziosa seta, appartenenti a collezioni pubbliche e private della provincia di Cosenza. Un libro, in definitiva, che racconta la Calabria di una volta e la storia di quelle donne «che con cura allevano bachi - è scritto in quarta di copertina - per contribuire alla economia familiare e nel contempo per esercitare, attraverso una tessitura di pregio, una creatività che si esprime in opere di rara bellezza, che hanno accompagnato e segnato i momenti più significativi della quotidianità non solo delle classi sociali elevate, ma anche di quelle più umili». Bruno Pino28/05/2007 |
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