Vi riproponiamo due articoli apparsi ieri (4 settembre) sul Il Quotidiano della Calabria.
Sul Quotidiano del 4 settembre 2009
Si accende il dibattito politico. Il sindaco cita un'indagine che però lo smentisce
Aiello, parla il ministero
«Massima attenzione sul caso di sospetto inquinamento»
di VALERIO PANETTIERI
SERRA D'AIELLO Sulla faccenda delle presunte scorie radioattive in prossimità del fiume Olivo, tra Aiello Calabro e Serra d'Aiello adesso la politica sembra aver fatto i primi passi. Sulla necessità di fare chiarezza il primo ad intervenire è Giovanni Dima, che propone un'interrogazione parlamentare rivolta al Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. E proprio dal ministero giungono le prime reazioni dove si annuncia «massima attenzione sul caso di sospetto inquinamento da rifiuti radioattivi e tossici nella zona». Fin dalle prime segnalazioni, infatti il ministero ha disposto delle ispezioni effettuate dai carabinieri del Noe e dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. «Siamo in costante contatto con i presidi locali si legge ed è stata inviata un'interlocu zione con l'autorità giudiziaria mettendo a disposizione della magistratura le strutture del ministero per accertamenti». Ma dal centrodestra le reazioni sono davvero tante, anche il sennatore Antonio Gentile del Pdl parla di «scandalo gravissimo che non può essere avvenuto senza la complicità di qualcuno». Sembra che a breve inizieranno gli scavi nella zona per fare luce definitivamente sulla vicenda, anche se il sindaco di Serra d'Aiello, Antonio Cuglietta ha bollato tutto come «un gran rumore». Secondo il sindaco le radiazioni sul territorio sarebbero ricollegabili esclusivamente al problema della ricaduta dopo il disastro di Chernobyl. A dimostrarlo ci sarebbe un'analisi commissionata dal Comune e dalla Regione Calabria, costata 150 mila euro e svolta dalla cooperativa Nautilus di Vibo Valentia. Peccato però che la stessa ha affermato di «non poter smentire nè confermare le notizie diffuse dalla stampa sulla presunta radioattività». Semplicemente perchè i test sono stati effettuati in un'area molto ristretta ma soprattutto nell'analisi non sono stati richiesti rilievi radiometrici. Nella stessa dichiarazione Cuglietta ha affermato che la sabbia del fiume Olivo è stata utilizzata anche per il ripascimento della zona tra Amantea e Coreca. Il rischio quindi è davvero elevato. Tornano i fantasmi della Jolly Rosso e il sospetto maggiore è che quei fusti siano stati veramente interrati nella zona. In merito è intervenuto anche il segretario regionale del Pli che sferra un attacco mirato alla politica calabrese, accusata di «occupare semplicemente dei posti senza preoccuparsi di nulla». Da diciannove anni la faccenda delle cosiddette navi a perdere e su un presunto commercio di scorie provenienti dall'Africa ritorna spesso al centro della notizia, ma questa volta stando alle indagini messe a punto dalla Procura della Repubblica di Paola, sembra di essere sempre più vicini alla risoluzione del caso. Il problema però è ancora più ampio, perchè a quel punto bisognerà accertarsi su chi realmente abbia nascosto quei fusti vicino al fiume Olivo. Tutto rimanda ai cosiddetti affari della 'ndrangheta, che nello smaltimento illegale, in diverse circostanze, hanno trovato una fonte inesauribile di denaro. Il sindaco di Serra però continua a smentire tutto, proponendo piuttosto «di sederci tutti intorno ad un tavolo per capire cosa dicono le carte, perchè nessuno ne sa abbastanza». Sulla relazione che descrive l'alta incidenza tumorale nella zona Cuglietta spreca parole assolutamente velenose: «Qui mi ricordo che è morto qualcuno per tumore al colon, non alla tiroide, quindi non è collegabile al cesio».
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Sul Quotidiano del 4 settembre 2009
Serra D’Aiello. Il sindaco «Uno studio non ha rilevato tracce di cesio superiori alla norma»
Cuglietta nega e viene smentito
La cooperativa Nautilus: «Non ci hanno chiesto analisi radiometriche»
di VALERIO PANETTIERI
SERRA D’AIELLO - La chiamano già la Chernobyl di Calabria, una definizione che a molti fa davvero paura, anche perchè se realmente venisse confermatala presenzadi scorie radioattive nel territorio di Aiello e Serra D’Aiello si potrebbe fare luce su un’altro quesito che parte da lontano e riguarda la nave Jolly Rosso, con il suo carico di scorie mai più ritrovate. In questo
caso la politica conta poco, anzi può essere definita la prima responsabile di questo silenzio, almeno fino ad oggi. Resta dubbio infatti l’atteggiamento del sindaco di Serra D’Aiello, Antonio Cuglietta, che racconta del famoso studio commissionato dal Comune e dalla Regione Calabria alla
cooperativa Nautilus, azienda specializzata nelle analisi ambientali e oceanografiche con sede a Vibo Valentia. Uno studio costato 150 mila euro «che mostra come ci sia del cesio ma in quantità non preoccupanti, paragonabili a quelli rinvenuti in tutta la regione dopo Chernobyl. Cioè solo la quantità ricaduta sul territorio».
Solo gran rumore quindi secondo Cuglietta, anche se è la stessa cooperativa Nautilus a «non poter nè smentire, nè confermare, le notizie diffuse dalla stampa sui presunti gravissimi fenomeni di contaminazione ambientale nella vasta area dei comuni di Serra
D’Aiello, Aiello Calabro e Campora S. Giovanni». Questo perchè lo studio di “carotaggio”, ossia di analisi di un cilindro di terreno che arriva fino in profondità, è stato fatto in aree troppo specifiche, dove si trovavano vecchie discariche di rifiuti solidi urbani. Precisamente in località Foresta e Carbonara. «In questi siti e relativamente ai parametri commissio-
nati ed analizzati non sono stati individuati apprezzabili fattori di rischio ambientale». Questo ovviamente non significa che la zona non sia radioattiva anche perchè sempre la Nautilus informa come «tra i parametri analitici richiesti ed analizzati non figura alcun parametro relativo ad indagini radiometriche».
Cosa allora ci sia davvero nei pressi del fiume Olivo resta ancora un mistero, mentre Cuglietta
ritorna ancora sul fenomeno della ricaduta risalente ai tempi di Chernobyl. «I sospetti forse sono nati perchè il cesio si trova a quattro metri di profondità e non a cinquanta centimetri. Ma sono zone dove c’erano dei buchi che sono stati coperti con del materiale di risulta». Il sindaco nega anche di aver avuto sotto mano la famosa relazione choc, sull’incidenza dei tumori nella zona che Franco Corbelli chiede sia divulgata alla stampa. «Qui ricordo che è morto qualcuno per tumore al colon, non alla tiroide, quindi la cosa non è ricollegabile al cesio». Insomma la situazione rimane sospesa, ma il mondo della politica intanto si mobilita in blocco, uno dei primi è il segretario regionale del Partito Liberale Eugenio Barca che si schiera subito «al fianco dei cittadini che da 19 anni probabilmente convivono con queste scorie radioattive. Aiello deve combattere un nemico che non ha mai conosciuto», ma al tempo stesso annuncia come potrebbero esserci anche eventuali mobilitazioni nei prossimi giorni. Poi il duro affondo nei confronti del sistema politico regionale. «Il danno ormai è stato fatto, le Istituzioni non danno soluzioni. Vogliamo che la tutela del territorio sia una cosa normale». Se però dovesse essere confermata la presenza di scorie il rischio diventa triplo, proprio perchè con la terra del fiume Olivo è stato fatto il ripascimento delle coste di Amantea e di Coreca, questo significherebbe
che tutta la zona risulterebbe contaminata e il rischio per la salute di cittadini e turisti arriverebbe a livelli davvero preoccupanti. La Procura intanto indaga.
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