L'italiano medio è abituato a parlare di politica o nei salotti, o nei bar o con gli amici ( per fare quattro chiacchiere ) o sprofondato su un divano di casa. Questo è il sintomo di come la politica viene percepita e cioè come una cosa che fanno gli altri ed ognuno è spettatore, magari curioso, interessato, ma sempre spettatore. Si assiste allo spettacolo della politica come ad una partita di calcio sicuramente col tifo, con la rabbia, con le soddisfazioni, con gli sfottò, ma a giocare sono sempre gli altri. C'è di più. Quando questo cittadino medio a volte si trova a giocare, non è lui veramente a giocare. È lui ad essere giocato. Nessuno o quasi si accorge mai di nulla. In questa inconsapevolezza giace la beatitudine dell'italiano medio. Ancora. In media ogni 18 mesi l'italiano vota per qualche motivo, elezioni comunali, provinciali, regionali, politiche, referendum, senza disturbare le assemblee di condominio, i comitati di genitori, le associazioni sportive, culturali e le riunioni di partito. È un brulicare di decisioni e di partecipazione attiva alla vita della città. Si dice che è un “necessario momento democratico”, è la “vita attiva partecipata dal basso” e cose simili.
Per carità, guai a toglierci queste cose. In tutte queste occasioni il cittadino sceglie i giocatori e poi dagli spalti si gode la partita. Tutto fila liscio.
Giusto per non andare fuori di metafora, i campionati mondiali si giocano altrove. Il cittadino neanche cosce i giocatori e sicuramente non li elegge e tanto meno li può destituire. In alcuni casi bisogna solo aspettare che si dimettano e che muoiano. Costoro sono i veri manovratori, menti raffinate e di grande cultura, competenti e professionali oltre misura, intelligenti e furbi quanto basta per infilare le mani nelle tasche di quei cittadini spettatori ignari. Ognuno di loro legge tantissimi libri, conosce l'economia a menadito, la matematica e la storia, parla bene più di una lingua ed i ministri e presidenti di tutti gli stati fanno la fila davanti la porta dei loro uffici. Ho già detto che non sono eletti, sono nominati. Ma.... colui che li nomina non ha più potere su di loro.
Hanno tutti un compito delicatissimo: trovare i soldi e prenderli, non chiederli, prenderli. Chi sono costoro? Proviamo a fare un elenco ( non certo esaustivo ) partendo dal più piccolo. Tra gli infimi troviamo i presidenti di banche e di assicurazioni. Sono come gli angeli messaggeri nel paradiso dantesco. Vivono ai margini del paradiso. I loro capi sono i governatori delle banche centrali, nel nostro caso la Banca d'Italia. Più in alto troviamo ad esempio il governatore della Banca Centrale Europea o quello della Federal Reserv ( USA ). Costoro somigliano a direttori di orchestra e scelgono il tipo di musica che bisogna ascoltare, per chi ascolta, e che bisogna suonare, per chi suona. Più in alto abbiamo il direttore del Fondo Monetario Internazionale, quello che in un albergo da 3.000$ a notte si è voluto ingroppare una cameriera di colore, bella ed alta circa 1,80m. Costui può decidere la politica monetaria di molti stati ed influire sul destino di miliardi di persone. In una posizione diversa, ma sempre molto rispettabile viene il presidente della Banca Mondiale. Questi ultimi due, se lavorano in tandem, possono decidere se una moneta deve svalutarsi o deve sparire. I fatti successi in Argentina qualche anno fa lo mostrano. Possono decretare la fame di qualche miliardo di persone. E poi? Chi c'è più in alto?. C'è un terreno molto paludoso ed imprevedibile.
Sembra più l'inferno dantesco che il paradiso. Ci sono i grandi speculatori di borsa. Costoro possono manovrare, spostare, fare sparire e ricomparire milioni di miliardi di dollari al giorno. Ho detto bene, milioni di miliardi. Ma lo fanno, spesso, senza riunioni collegiali o consultazioni e lo fanno con pochi tasti premuti sul computer, magari mentre fumano un sigaro. Il 1986 sparì il Rublo dalla Russia. I governanti russi non ne sapevano nulla. Stava per sparire la Sterlina dall'Inghilterra, ma la CIA non volle più. Poi c'è altro ancora, ma non ho più spazio per scrivere.
Insomma in questa rubrica vorrei parlare di come fa la politica a mettere le mani nelle nostre tasche, perché i soldi sono da una sola parte, nelle tasche del cittadino spettatore.
Eugenio Medaglia 24 maggio 2011.
eugeniomedaglia@yahoo.it
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