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La Tragedia Greca. Grecia, ultimo atto. Con l'entrata della primavera o dentro o fuori. I possibili scenari dietro il dramma della Grecia.

I mercati finanziari registrano ancora un certo nervosismo. A tenere banco questa volta è la sempre rinnovata situazione greca. Sono passati due anni ormai da quando questo bubbone è cominciato ad esplodere ed ora rischia di travolgere l'Europa intera e non solo se teniamo conto delle preoccupazioni di Obama a riguardo. Si sa ormai che la Grecia fece carte false, aiutata dal colosso americano Goldman Sachs, pur di entrare in europa e mandare in soffitta la vecchia dracma. In realtà un rapporto deficil / PIL ben superiore al 170%, con altri disastrosi dati economici e finanziari, non avrebbero consentito alla Grecia di acquisire l'euro. Ma ormai la frittata era fatta e bisognava solo mangiarla. Nella primavera del 2010 cominciò a presentarsi il caso in tutta la sua virulenza e da allora fu un estenuante andirivieni di riunioni, di annunci, di promesse, di minacce che hanno generato a livello sociale delle vere e proprie tragedie greche: disoccupazione alle stelle, caduta netta del PIL, migliaia di aziende chiuse, crisi di tutte le banche e disordini sociali. Tutto questo per citare solo alcuni effetti. Ora questa sorta di commedia ( o tragedia? ) giunge al suo epilogo. Il 20 di marzo la Grecia deve rimborsare 14,4 miliardi di euro del suo debito pubblico. Senza l'aiuto europeo non potrà farlo e se non lo farà le conseguenze saranno incalcolabili. Le frenetiche riunioni degli ultimi giorni e di quelli che seguiranno cercano di scongiurare questo epilogo disastroso. C'è già chi pensa ad un ritorno alla dracma. Anzi i bookmaker britannici danno questo evento ad 1,62 contro il 2,20 della permanenza in area euro. Si sa che la gente ama giocare sulle sventure, ma un ritorno al passato mi semra tanto sciagurato quanto fantasioso. Ma, visto che la gente ci scommette, proviamo ad immaginarlo, questo evento anche perchè nel recente passato qualche sprovveduto lo ha immaginato per le vecchie lire italiane. Il 21 marzo i greci si troverebbero in tasca tante drancme quanti euro in valore nominale. Immediatamente tutti correrebbero a comprare euro con una svalutazione della dracma incalcolabile. Questo favorirebbe le esportazioni, ma le importazioni come il petrolio avrebbero prezzi da svenimento. Lo stato sarebbe costretto ad aumentare il debito pubblico con conseguente e forte depressione economica e si ritornerebbe al punto di partenza, ma con le dracme in tasca che nessuno vuole e non con gli euro. C'è chi pensa che questo possa essere uno scenario possibile. Per l'Europa le conseguenze politiche e di immagine sarebbero molto pesanti tanto che la Merkel ha dichiarato di non volerci neanche pensare. Proviamo a stare con i piedi per terra. Cosa ha ottenuto la Grecia, cosa chiede e cosa deve dare in contropartita?. La BCE praticamente le ha regalato poco più di 11 miliardi di euro di interessi. Le banche creditrici faranno uno sconto che arriva fino al 70% dei loro crediti. I creditori privati lasciano sul piatto praticamente 100 miliardi di crediti non percepiti. Ma non basta. Occorrono ancora altri 130 miliardi per poter andare avanti e servono subito, entro il 20 di marzo. Le autorità monetarie internazionali, oltre ai tagli dolorosi già imposti e fatti digerire, chiedono ancora di ridurre il pubblico impiego di altre 15 mila unità e di fare scendere a circa 650 € il salrio minimo. L'obiettivo è quello di riportare il debito pubblico a livelli più accettabili. L'Europa, si sa, i paesi con alti debiti non li gradisce. Questo ha provocato una forte tensione sindacale con conseguenti disordini sociali. Il governo di Papademos si è spaccato e la situazione rischia seriamente di sfuggire di mano.

Molte analogie si possono trovare con la crisi argentina di 10 anni fa. Anche allora l'ancoraggio del pesos al dollaro americano nel rapporto di uno ad uno portò l'Argentina verso la crisi del debito. Poi, le misure restrittive imposte dalle autorità internazionali, determinarono il tracollo definitivo con ferite che ancora in molti si stanno a leccare. Ma già nel 2003 il PIL argentino cresceva del 9% e subito il governo riusciva a riconquistarsi la fiducia sui mercati internazionali. La Grecia saprebbe fare altrettanto? Le differenze sono notevoli. Tra le tante ne cito alcune. L'Argentina in realtà non aveva mai abbandonato il pesos e l'Unione Europea non prevede nei suoi trattati l'uscita dall'Euro. Non resta che pagare e pagare in euro, a dispetto dei bookmeker.

11 febbraio 2012

Eugenio Medaglia
eugeniomedaglia@yahoo.it

13/02/2012
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