Venerdì scorso nove di marzo si è appena conclusa la più grande ristrutturazione di debito pubblico. La chiamano (anzi la chiamiamo) ristrutturazione per nascondere la parola fallimento. Si, perchè, dacchè mondo è mondo quando qualcuno non onora i propri debiti significa che ha fallito gli impegni che aveva preso. Se l'operazione greca l'avesse fatta un privato, avrebbero già da tempo portato i libri in tribunale. Ma si tratta di uno stato, tra l'altro dell'eurozona, e bisogna dire che nessuno è fallito e che la crisi è passata. Ma cerchiamo di vedere in concreto cosa è successo e chi ci ha messo i soldi.
Il debito che la Grecia aveva nei confronti di investitori e creditori privati ammontava a 206 miliardi di euro. È risaputo che lo stato greco non possiede tutti questi soldi da restituire. Stiamo parlando del quadruplo del fellimento dell'Argentina negli anni novanta che ebbe gravi ripercussioni internazionali che non si sono rimarginate del tutto neanche oggi. Cosa prevede la manovra greca che non paga nessuno ma alla fine dice che ha pagato tutto? Il governo restituirà solo il 25% circa dell'ammontare del debito. Inoltre non lo restituirà subito ma con scadenze che vanno da sei mesi fino a 30 anni. Praticamete sarà la prossima generazione dei greci a pagare e la prossima generazione dei creditori ad incassare. Infine gli interessi che prima arrivavano fino al 7% per le scadenze lunghe, ora arrivano fino al 4% dopo i 10 anni. Il governo greco consegnerà ai suoi creditori non più moneta sonante (pur falcidiata del 75%) ma altra carta che scade fino al 2040. Nel linguaggio politically correct tutto questo prende il nome di swap, ossia cambio.
I 206 miliardi originari erano detenuti per 177 miliardi da privati sotto legislazione greca. Costoro hanno aderito quasi tutti su base volontaria a vedersi decurtato il credito ed a vederselo diluito per altri 30 anni almeno. Per gli altri 29 miliardi hanno aderito alla cosiddetta ristrutturazione solo il 65% (20 miliardi). Nel primo caso il governo greco ha imposto per legge l'adesione su base volontaria alla restante minoranza. Nel secondo caso si è precipitato a fare sapere che anche se non c'è l'adesione, comunque nessuno vedrà soldi. O ti mangi la minestra oppure..... Quello che trovo curioso è che questa adesione viene chiamata volontaria ed è per questo che si parla di successo e di ristrutturazione e non di fallimento.
Matthieu Pigasse, amministratore delegato di Lazard France e vicepresidente europeo del gruppo, che ha personalmente seguito la vicenda per conto del Governo greco ha detto: "È un momento importante, un grande successo. La Grecia non fallirà grazie all'operazione di ristrutturazione". Intanto il deficit di Atene ha raggiunto l'11,5% del Pil nel 2011, il tasso di disoccupazione è salito di 6,2 punti percentuali nel 2011 toccando il 21% e il 30% dei negozi nel centro di Atene hanno chiuso. Questo significa che la Grecia nei prossimi anni vivrà di aiuti internazionali come i paesi del terzo mondo perchè nessuno sul mercato le darà fiducia. D'altro canto si calcola che se la Grecia fosse andata verso un fallimento disordinato (ossia nessuno verrà pagato e mai), le ripercussioni sarebbero state di 1.000 miliardi di euro per l'Europa. Dentro questi 1.000 ci sarbbero anche i 300 nostri. Pertanto è stato opportuno convincere i privati a pagarlo loro il debito greco.
Ora non resta altro che stendere un velo pietoso su questa vicenda che per il momento sembra essersi conclusa, ma, poichè i creditori di legislazione non greca non hanno aderito alla ristrutturazione per una aparte consistente, è da ritenersi che la partita non si chiude qua e non così.
12 marzo 2012
Eugenio Medaglia
eugeniomedaglia@yahoo.it
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