LA STRADA PER USCIRE DALL' EURO. Per uscire dall'euro non c'è bisogno di nessun referendum, basta che i cittadini prelevano la moneta e la portano altrove. Il caso greco.
Ci sono periodi nella storia in cui le cose che normalmente avvengono in un lungo arco di tempo, all'improvviso maturano o scoppiano in pochi mesi se non in qualche giorno. È il caso della Grecia. Nel giro di poche ore, in una nottata, la banca Centrale Europea, ossia Draghi, ha deciso che le banche greche non potranno più utilizzare i titoli del debito pubblico del proprio stato come garanzia a fronte della liquidità che Francoforte deve elargire per permettere allo stato greco di pagare stipendi, pensioni, ospedali, scuole e quanto altro. Questo perchè le agenzie di rating internazionali hanno giudicato questi titoli del debito pubblico a livello di " spazzatura ", in gergo vengono chiamati jank bond. Fino a ieri questi titoli venivano ancora accettati grazie ad una deroga, ma ad un tratto questa non esiste più e la Grecia si è svegliata senza soldi. Forse i toni della campagna elettorale ed il portamento dei nuovi plenipotenziari greci ( senza cravatta e con la camicia fuori dai pantaloni ) ha giocato il suo ruolo. Forse non ci si può presentare davanti all'Eurotower, vesstiti come ad una manifestazione di piazza, e dire che da un lato non verranno pagati i debiti pregressi e dall'altro che c'è bisogno di altri soldi. Io, che navigo da molti anni nel mondo della finanza, so che quando mancano i soldi ci deve essere qualcuno che ce li mette e non qualcuno che li chiede. È come una legge di natura, disumana ma di natura nel senso che se uno non tira fuori il denaro qualcun altro lo dovrà fare al suo posto.
Questo non significa che la BCE ha chiuso definitivamente le porte. Atene si può anacora finanziare con le linee di credito di emergenza ( ELA ), con garanzia della banca centrale greca. In passato la Grecia ha usufruito di 120 miliardi di ELA. In più si possono mettere a garanzia anche altri titoli che la Grecia possiede. Ci sono ancora 37 miliardi circa di titoli del Fondo Salvastati anche se in buona parte già utilizzati. La Grecia non può più emettere titoli di stato perchè ha esaurito il plafond di 15 milirdi già concordato con l'Europa e quindi gli rimane solo il credito di emergenza che in teoria è illimitato. Quindi stipendi e pensioni sarebbero al momento al sicuro.
Ma anche queste forme di finanziamento potrebbero essere revocate se in Europa ci fossero i due terzi di voti favorevoli alla revoca. Questo lo sapremo il 18 febbraio prossimo. Quando le cose precipitano si fa veramente in fretta. Cosa significa tutto ciò? Significa che la Grecia gioca ancora la sua partita, ma solo a bordo campo. Non può passare la palla al centro ed al più piccolo inciampo esce fuori. La corda si è sfilacciata ed è diventata un filo. La BCE potrebbe definitivamente chiudere del tutto i rubinetti e la Grecia sarebbe di fatto fuori dall'euro. Non nel senso che la Grecia esce, ma nel senso che gli euro, i soldi materiali, escono dalla Grecia. Infatti da tempo i cittadini, a migliaia, presidiano banche e bancomat per ritirare tutta la moneta possibile. A dicembre, secondo calcoli non lontani dal vero, sono stati prelevati 4 miliardi che si vanno al aggiungere ai 159 già prelevati. A gennaio ne sono spariti altri 11 miliardi e le banche rischiano di implodere. A questo punto l'ultimo disastro sarebbe stampare moneta locale che vale solo dentro gli stretti confini dello stato. Ma come fare per comprare petrolio, acciaio, grano, gas, tecnologia, manufatti e tantissime altre cose? Spero che non si realizzi la profezia di Alba Dorata: andrà al governo Tsipras, fallirà e poi arriveremo noi.
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