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L'ITALIA IN SERIE B. Quali possono essere le conseguenze concrete del declassamento dell'Italia?

Venerdì 13 gennaio l'asta dei titoli di stato si era chiusa positivamente. L'asta del giorno precedente era andata ancora meglio. I mercati azionari stavano avendo un sospiro di sollievo ed anche il tanto ossessionante spreed cominciava ad avere le ali smorzate. Eppure si sentivano qua e la segnali di nervosismo. Ci sono sensazioni o sensibilità che vengono avvertite solo da coloro che hanno una certa consuetudine ad osservare continuamente le curve degli indici di borsa. Alcuni colleghi chiedevano se ci fossero notizie da sapere che erano sfuggite. Nulla. Con i moderni mezzi è facilissimo arrivare in ogni dove. Ma neanche gli aggiornatissimi commentatori della piazza di Londra davano spiegazioni di strani movimenti al ribasso di alcuni titoli. Se tutto filava liscio come mai sul mercato valutario l'euro non dava segnali di recupero? Anzi, anche se di qualche centesimo, era in flessione. Alla fine, si sa, le notizie arrivano da dove uno meno se le aspetta. Twitter comincia a cinguettare. Trapela la notizia che una delle tre agenzie di rating, Standard & Poor's, avrebbe rivisto al ribasso il rating di molti paesi europei. I dati più salienti sarebbero stati la perdita della tripla A per la Francia ed il declassamento in serie B dell'Italia. Ma la notizia ufficiale sarebbe dovuta uscire dopo le ore 21 alla chiusura dei mercati americani, per non creare turbative. Questo ultimissimo aspetto mi faceva sorridere e di gusto perchè si sa benissimo che i mercati finanziari non si muovono mai sulla notizia, ma sempre e solo sull'anticipazione di essa anzi sui rumors. E così, tanto tuonò che piovve. Come quasi sempre avviene, i rumors furono tutti confermati.

Al di la dei giudizi che si possono dare circa l'opportunità di tirare fuori alcune notizie in particolari momenti ed in determinati modi ( fra gli addetti ai lavori si parla di " timing dell'operazione " ) io desidero cercare di spiegare cosa ora può succedere alle nostre finanze e quindi alle nostre tasche. Il ministro Fornero ha già parlato di sberla all'Italia. Io aggiungerei anche un sonoro calcio sugli stinchi.

Può darsi che lo spreed cominci di nuovo a galoppare. Questo non intaccherà le finanze pubbliche fino alla prossima asta dei titoli. Ma anche se questo spreed dovesse calare si potrebbero porre ugualmente dei problemi seri. Sappiamo tutti ormai che una buona fetta del nostro debito è in mano straniera. Non sono i privati a comprare, ma i grandi Fondi di Investimento e gli Hedge Funds ( ossia quei Fondi aperti solo ai super ricchi che amano super rischiare per super guadagnare ). Molti di questi Fondi per statuto non possono comprare titoli di stato che hanno rating BBB come quello italiano. Ossia non basta più alzare il rendimento dei titoli per venderli, bisogna proprio cercare altri mercati ed altri compratori. Poichè l'Italia nella prima metà dell'anno deve emettere centinaia di miliardi di titoli, potrebbe non trovare compratori nel mercato primario indipendentemente dal rendimento offerto. A questo punto dovrebbero intervenire la Banca Centrale ed il Fondo Monetario. Ecco perchè tutti fanno bene a dire che l'Europa si deve fare carico ora di questo problema e deve veramente scendere in campo per dimostrare che esiste. Vedremo, consegnamo la verità nelle mani del futuro. I prossimi mesi terranno conto di questo nuovo quadro.

16 gennaio 2012

Eugenio Medaglia
eugeniomedaglia@yahoo.it

16/01/2012
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