Una testimonianza di Bruno Chiarello
Una volta, durante il Carnevale (a farza) - nelle contrade Campagna, Calendola, Macchia, Valleoscura e Campo di Aiello Calabro - gruppi di persone nei giorni di domenica, lunedì e martedì grasso andavano casa per casa recitando scene mimiche che poi venivano compensate con un bicchiere di vino, soppressate o salsicce, pezze di formaggio e uova.
Questi gruppi di persone si formavano nei giorni precedenti per organizzare e decidere i vari ruoli e come travestirsi. Il gruppo tradizionale era composto da diversi personaggi: il primo in ordine di fila - era detto così perché una volta per le vie di campagna si andava per file uno dietro l’altro - era Pulcinella (pulicinella) che indossava un cappello a forma di cono con dei fiocchi di carta velina di vari colori che venivano fissati alla punta e cadevano a cascata, maglia e pantaloni bianchi e dei campanacci. Il compito suo era - una volta che il gruppo arrivava compatto nelle vicinanze dell’abitato - di staccarsi e correre, facendo suonare i campanacci che aveva legati alla cintura, fino ad arrivare in una casa e tentare di entrarvi per infilzare “cullu Spitu” (punteruolo di ferro a forma di spada appuntito) la soppressata che di solito era appesa all’entrata, e ritornare, contento di aver trovato la porta aperta, al gruppo più volte finché tutti non fossero arrivati.
Carnevale era il secondo della fila e indossava una maglia color verde con dei pantaloni bianchi e una paglietta (tipo sombrero) rivestita da fogli di carta velina di vari colori e fiocchi di carta fissati sulla sommità della paglietta a forma di cascata e i campanacci alla cintura. Seguivano due gendarmi vestiti in divisa (arrangiata presso militari del luogo) che fingevano di arrestare Pulcinella e Carnevale per gli scherzi che compivano. La coppia di sposi veniva subito dopo, tallonata dal prete e dal sagrestano. C’erano quindi una signorina ed un giovanotto che dovevano invitare a ballare le persone che incontravano; e la donna incinta che aveva il compito di fingere di avere le doglie e di andare a disfare il letto. Il vecchio e la vecchia, vestiti di abiti rattoppati con fili di salice, arrivano ultimi e portavano fasci di legna che trovavano nelle vicinanze dell’abitazione per portarli al focolare. Una volta arrivati sulla porta di casa, dovevano fingere di cadere finendo con tutti i fasci per terra. A questo punto arrivava il dottore che li visitava con i suoi attrezzi; mentre l’infermiera preparava la puntura. Dopo la cura, ringiovaniti, si alzavano e ballavano. Alla fine del corteo, il porta sacco (che raccoglieva le offerte, per lo più mangerecce) e il suonatore dell’organetto.
Le maschere indossate, fatte di carta che poi venivano colorate, negli ultimi anni, sono state sostituite da quelle di plastica. Pulcinella portava una maschera con il naso lungo (tipo pinocchio), bocca sorridente con la lingua di fuori; Carnevale, invece, con la faccia da brontolone, neo nero sulla guancia sinistra, guance rosee, naso grosso e corto.
Alla fine del giro, tornati alla casa da cui il gruppo era partito, si preparava una grande tavolata, si mangiavano le bontà raccolte, e si festeggiava fino a notte inoltrata al suono dell’organetto.
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