Tra le migliaia di
soldati
morti, che erano partiti per l’ultima guerra e che non sono mai ritornati, ci sono tantissimi nostri conterranei che ancora aspettano di essere rimpatriati da qualche cimitero di guerra lontano. Ne abbiamo letto i nominativi negli elenchi dei “Dimenticati di Stato” curati dal blogger Roberto Zamboni (
http://www.robertozamboni.com/) di cui
ci siamo occupati tempo addietro. Un elenco lungo, e spesso le famiglie, oramai dopo decenni di oblio, hanno perso la speranza di poterne riavere le spoglie. A volte, però, basta la determinazione e l’affetto di un familiare per ritrovarli. È il caso di Alessandra Ianni, di Campora San Giovanni (Amantea, Cs), che per caso ha rintracciato lo zio Luca Longo.
«Mentre facevo delle ricerche per i miei studi sui monumenti celebrativi in Calabria, qualche tempo fa, mi sono imbattuta nella banca dati del ministero della difesa, dove è possibile cercare notizie sulle sepolture dei nostri caduti. Così, non ho esitato ad inserire il nome di mio zio, quello zio del quale la mia nonna e la mia bisnonna mi avevano a lungo parlato. Con mio grande stupore ho scoperto che zio Luca aveva avuto una degna sepoltura in terra tedesca, precisamente nel Cimitero Militare Italiano d’Onore di Amburgo».
Da qualche giorno, l’impegno di Alessandra Ianni – che a seguito della scoperta ha più volte scritto alle autorità competenti per riavere i resti dello zio - è stato premiato. Ha appena ricevuto notizia dal Consiglio dei Ministri che ha deciso di conferire al Caduto Longo la medaglia d’onore per i cittadini internati nei Lager, alla cui consegna provvederà prossimamente la Prefettura di Cosenza. Per l’arrivo delle Spoglie di Longo, invece, si dovrà attendere ancora qualche settimana.
E così, finalmente, il sergente Longo potrà riposare nel cimitero di Serra D’Aiello, paesino dove era nato nel febbraio del 1914. Secondogenito di Vincenzo Longo e Filippina Falcone, negli anni ‘30 sposa Adelina Caputo, giovane della vicina Aiello. Dal matrimonio nacque la loro unica figlia, alla quale diedero il nome della nonna paterna. Prima di partire per la Seconda Guerra Mondiale, faceva il postino a Serra d’Aiello, dove aveva comprato casa, con la speranza che quello sarebbe stato il luogo in cui la sua famiglia sarebbe cresciuta. Ma gli eventi andarono diversamente. Nel 1940, lui come altri giovani, fu chiamato alle armi, e dopo l’8 settembre del ‘43 divenne prigioniero dei tedeschi, che lo portarono nel campo di concentramento Stalag IX B (Fallingbostel) nella cittadina di Orteil Hallendorf. Qui trascorse gli ultimi giorni della sua giovane vita, e qui si spense il 18 dicembre dello stesso anno, a soli 29 anni.
«Era appena trascorso il Natale del 1943 – racconta ancora la nipote -quando a casa di mamma Filippina giunse quella tragica lettera che annunciava la morte dell’amato figlio. Dissero che lo zio Luca era morto dopo aver contratto il tetano e aver subito successivamente l’amputazione di un braccio.
Mamma Filippina non si rassegnò mai per il resto della vita. Fino all’ultimo istante della sua esistenza rivolse il suo sguardo dolce alla foto del figlio che aveva sul comodino, piangendo per non aver mai avuto la possibilità di dargli degna sepoltura, e con questo “cruccio” se ne andò via a 95 anni».
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