Mario Pirillo al centro degli accertamenti di Facciolla. Il ruolo dei vescovi
E’ Mario Pirillo l’assessore regionale al centro degli accertamenti del pubblico ministero Eugenio Facciolla,
con riferimento al nuovo troncone dell’inchiesta sull’Istituto Papa Giovanni di Serra d’Aiello. Il nome dell’attuale assessore all’Agricoltura emergerebbe in una serie di intercettazioni ambientali e telefoniche nelle quali a lui fanno riferimento persone coinvolte nell’attività dell’Istituto e preoccupate di bloccare alcune indagini ed ispezioni tese a far luce su gravi episodi di maltrattamento in danno di ricoverati dello stesso istituto. Altre denunce, inviate alla Procura di Paola ed alle competenti autorità regionali (assessorato ed Azienda sanitaria locale) sarebbero state, negli anni, intercettate e bloccate dalla “politica”. O meglio, per usare le frasi degli inquirenti «da un reticolo politicoamministrativo capace di condizionare l’attività dell’Azienda sanitaria e dell’assessorato regionale alla Salute ». Aveva effettivamente un ruolo attivo in tutto questo l’assessore Mario Pirillo, come pure sostengono alcuni indagati nelle conversazioni intercettate dalla guardia di finanza, oppure si tratta di mere supposizioni o di pure e semplici millanterie? Sono proprio questi gli interrogativi che l’indagine del pubblico ministero Eugenio Facciolla tenta di risolvere. In verità dell’interessamento dell’assessore Pirillo verso il Papa Giovanni hanno riferito molti testimoni già ascoltati dal magistrato inquirente nel primo troncone dell’inchiesta, quello sfociato con i clamorosi arresti del “clan Luberto”. Tra questi anche l’ex assessore regionale alla Sanità Doris Lo Moro che pure ebbe a riferire sulle pressioni avute da Ennio Morrone, all’epoca assessore regionale e successivamente parlamentare dell’Udeur, perché mandasse avanti una “delibera fantasma” ereditata dalla vecchia giunta di centrodestra. L’onorevole Lo Moro venne sentita a verbale il 25 luglio dello scorso anno. La sua fu una audizione lunga ed articolata, al punto da riempire ben 135 pagine di verbale. Con riferimento all’assessore Pirillo, l’onorevole Lo Moro ebbe a riferire: «Io vista la complessità della vicenda del papa Giovanni sbottai: va beh ma altrimenti decidiamo di chiudere! E devo dire tra l’altro che tutti erano preoccupati che io avrei fatto proprio questo, anche le poche volte che ne abbiamo parlato in giunta la preoccupazione maggiore era che si arrivasse a qualche… a qualche posizione forte mia. Facciolla: chi era preoccupato in particolare? Lo Moro: ma erano preoccupati quelli… io mi ricordo per esempio che… ma una preoccupazione che poi mi è… è anche servita, perché per esempio l’assessore Pirillo mi ha sottolineato che lì… da lì passava l’economia di quel territorio, e che quindi era troppo facile dire… dice Pirillo “sì, ma come ti vuoi muovere? Guarda che lì… l’economia del territorio è tutta lì”, ma discussioni che sono servite a… per come le vivo io le discussioni, sono servite via via… anche quelle con i sindacati, che sono stati… oggi abbiamo siglato questo protocollo d’intesa che hanno scritto loro stessi l’altro giorno con i sindacati, dottore, che sembra una… un accordo diciamo così… in perfetta sintonia, ma guardi che io con i sindacati ho avuto battaglie incredibili, perché… perché voglio dire… non è stata pacifica questa storia!». La deposizione dell’ex assessore Lo Moro, poi, appare particolarmente interessante ai fini delle nuove indagini perché ricostruisce alcune singolari ingerenze ed alcune pressioni indebite, in qualche caso anzi anticipa nomi e fatti che oggi sembrano tornare di estrema attualità. Al pm Facciolla, la Lo Moro racconta che il primo approccio con il problema lo ebbe pochi mesi dopo il suo insediamento: «8 agosto 2005! Lì è iniziato il mio contatto con il Papa Giovanni. Ma è successo che in precedenza, in giunta qualcuno mi aveva parlato del Papa Giovanni, ma al solo fine di dirmi che c’era una delibera che non era stata mai pubblicata, e che monsignor Agostino mi pregava di inoltrare e credo che si facesse riferimento proprio a monsignor Agostino. E qui l’otto agosto c’è già monsignor Nunnari… ». Insomma all’assessore Lo Moro, e soprattutto al pm Facciolla, non sfugge la singolarità del fatto che monsignor Agostino continuava ad occuparsi della delibera di Chiaravalloti nonostante già da mesi non fosse più lui il vescovo di Cosenza essendo stato sostituito da monsignor Nunnari. Ma qual era questa delibera che tanto stava a cuore a monsignor Agostino ed all’ex onorevole Morrone? Lo spiega al pm Facciolla proprio l’onorevole Lo Moro: «E quindi siamo andati a capire… abbiamo cercato di capire che cos’era questo progetto, e se era conveniente o meno per la Regione, e se era lineare o meno il percorso. In realtà agganci per dire che era quello lo sbocco, non avendo una vera istruttoria, erano impossibile. Sapevamo solo che esisteva il progetto Manna perché il progetto Manna è stato utilizzato anche per la cassa integrazione, quindi è una cosa esistente, vera, che però era impegnativa per la Regione, perché prevedeva anche la possibilità per il privato di utilizzare non solo l’Istituto Papa Giovanni, ma altri Istituti, e noi non avevamo questo tipo di convenienza, perché abbiamo… cercavamo una soluzione che fosse di accompagnamento anche alla fondazione, ma che non significasse per la Regione contribuire alla fattibilità dell’operazione! Perché altrimenti diventava impegnativo per la Regione, e io operazioni di salvataggio di un privato, sia pure in mano alla chiesa, non erano per quello che mi riguarda ipotizzabili. E allora gli abbiamo azzerato la situazione, e concordato con la fondazione che saremmo andati avanti con… interpellando i privati». Facciolla: questi accordi ecco… quando fa riferimento alla fondazione a chi si riferisce? Persona fisica. Lo Moro: la fondazione per la verità… per la verità gli accordi poi… diciamo così, il soggetto che ha sempre deciso, per quello che riguarda la mia gestione, è stato monsignor Nunnari, che tra l’altro… con il quale tra l’altro abbiamo abbastanza condiviso il percorso, anche quello attuale, quindi non ho avuto… eh… c’era presidente… per una fase era presidente monsignor Luberto, ma poi è stato sostituito con un altro e poi con un altro ancora, quindi gli atti sono cambiati più volte, ma i miei rapporti diretti…».
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