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Sei in: Notiziario/Archivio/Archivio del Basso Tirreno Cosentino/Anno 2009/Il ritorno della Jolly Rosso/15 domande al Ministro
Quindici domande al Ministro Prestigiacomo sulla nave dei veleni a CetraroEd eccoci arrivati al capolinea. Si sapeva. Lo sapevo. Sin dall'inizio di questa sporca vicenda si è lavorato perchè finisse così. Vi ha lavorato il governo prima di tutto. Vi hanno lavorato piccoli sindaci del tirreno in cerca di equilibri interni ; ancora di più, vi hanno lavorato giornalisti al servizio di testate serve di gruppi industriali legati alla costruzione del ponte sullo stretto e quindi al governo stesso; vi hanno lavorato i partiti e di partitini di centro destra, che hanno voluto restare fuori da questa vicenda giusto per aspettare al varco Loiero e l'assessore Greco per la loro determinazione sulle navi dei veleni. Ecco ora la verità assoluta, incontrovertibile, innegabile, che quella nave non è la Cunsky, e guarda caso è l'unica nave della 1 guerra mondiale non censita dalla Marina Militare Italiana. Guarda caso l'unica nave nell'alto tirreno cosentino che i pescatori dello strascico non conoscevano, guarda caso l'unica nave posta proprio nello stesso punto che il pentito Fonti ha indicato come luogo dove era stata affondata da egli stesso una nave carica di veleni , Cunsky o non Cunsky che sia. Ora pongo a me stesso ed a voi lettori e naturalmente alla Ministro Prestigiacomo 15 domande:
Domande "normali" che ogni semplice cittadino si fa , ascoltando le notizie soporifere che giungono da Roma, scavando su internet. Ma resto convinto oggi più che mai che gli unici bidoni li avremo noi. Ma bidoni pieni di bugie,depistaggi,nuove archiviazioni,falsità. Intanto i bidoni quelli veri che adesso nessuno più verificherà se ci siano o meno resteranno in fondo al nostro mare. La Mare Oceano intanto è andata via ed ha dichiarato di aver terminato la sua missione. Per una settimana di foto ha preso la bellezza di 350mila euro. Restano le dichiarazioni della Ministra : il caso è chiuso. Possiamo ritornare alla normalità. Tutto quanto adesso è nelle mani della DDA, e la presenza alla conferenza della Ministro del super procuratore Grasso, danno il peso su quanto detto e soprattutto che tutto verrà secretato e naturalmente archiviato. L'importante ora è dire e ripetere, senza alcuna smentita che quella non è una nave dei veleni e quindi non sarà necessaria più alcun altra operazione , né di recupero dei fusti , né della stessa nave. Arrivederci e grazie, è stato un vero piacere. Questa tesi peraltro era stata suffragata sin dall'inizio della vicenda dallo stesso sottosegretario Menia in arrivo a Cetraro il 22 ottobre scorso. In un intervista concessa all'ADNkronos, il sottosegretario ebbe a dichiarare : "Potremmo avere la sorpresa che non sia la 'Cunski' come afferma il pentito, ma qualcos'altro, per esempio una nave in cui non vi e' assolutamente presenza di materiale nocivo. Potremmo invece scoprire cose diverse e allora come e' giusto e doveroso si agisce in conseguenze e con le dovute cautele del caso". Il sottosegretario inviato qui dalla Ministro Prestigiacomo, che nemmeno si è degnata di fare un viaggio di persona sui luoghi, già sapeva tutto, già sapeva che quella non era la Cunsky . Più che un sottosegretario sembra un mago che conosce il futuro. Ma non è solo il sottosegretario su questa tesi. Anche la Gazzetta del Sud , giornale notoriamente filo governativo vi ha ampiamente scritto. Il giornale calabrese, scrisse che la nave Cunsky venne costruita nel 1956 ad Hartlepool (Gran Bretagna) con il nome originario di "Lottinge". Ha sempre battuto bandiera inglese e cambiato nome in tre distinte occasioni: nel 1974, quando venne chiamata "Samantha M"; nel 1975, quando venne battezzata "Cunsky" e nel 1991 quando fu rinominata "Shahinaz". Al momento dell'inabissamento - per il pentito avvenuto nell'ottobre del '92 - si chiamava dunque "Shahinaz". Ma di questa notizia non è venuta nessuna verifica né da parte della Procura di Catanzaro nè da nessun altro quotidiano ed è rimasta fine a se stessa. Evidentemente già ci si lavorava sopra , se il sottosegretario l'anticipò prima ancora di salire sulla Mare oceano insieme ai giornalisti calabresi. Dire che quella nave non è la Cunsky per il governo e per tanti depistatori e sabotatori della nostra Calabria vorrebbe dire uscirsene da questa storia senza grossi danni. E' stato un abbaglio, della Procura di Paola e del Procuratore Bruno Giordano per primo, poi per la Regione Calabria e per l'assessore Silvio Greco, e poi per tutte quelle associazioni ambientaliste che fin dall'inizio hanno cavalcato la tesi del traffico delle navi dei veleni portando 35 mila persone a Manifestare ad Amantea il 24 ottobre scorso. . Questo vorrebbe dire che tutto potrebbe ritornare alla normalità, far riprendere la pesca , far riaprire le pescherie, rimettere in moto un immagine della Calabria persa in questi mesi, occultando la prova principale che era la nave. Questa storia ha qualcosa di simile a quella della Jolly Rosso. Il magistrato Fiordalisi allora disse subito che non si trattava di una nave del veleno. E subito dopo due mesi archiviò tutto. La gazzetta del sud si affrettò subito a riportare la lieta notizia il 20 giugno del 1991 con questo titolo: QUASI COMPLETATA L'OPERAZIONE DI DEMOLIZIONE DELLA "ROSSO".Amantea: Nessun materiale nocivo all'interno dei container trasportati dalla nave arenata - E così recitava l'articolo : Si sta quasi completando ad Amantea,l'operazione di demolizione della grossa nave da carico "Rosso" della società Ignazio .Messina SpÀ di Genova, che proveniente da Malta e diretta a La Spezia,.si arenò sulla spiaggia in lócalità "Le Formiciche" il 14 dicembre dello scorso anno per una violenta tempesta di mare: . All'atto dell'insabbiamento del cargo nella zona si era creato un falso allarme facendo supporre che trasportasse container con materiale inquinante mentre gli stessi container da quanto è risultato dall'inchiesta giudiziaria contenevano vettovaglie varie tra cui sostanze alimentari e generi di consumo. L'inchiesta è stata diretta dal sostituto procuratore della Repubblica di Paola, dott. Fiordalisi e coordinata dal comandante in seconda della capitaneria di .porto di Vibo Valentia, capitano di fregata Giuseppe Bellantoni. Il fatto, però, che per oltre sei mesi il è relitto è rimasto arenato nella suggestiva spiaggia ha creato non pochi problemi sotto il profilo turistico-ambientalistico.L'assessore provinciale di Cosenza Salvatore Caruso, che è anche, capogruppo consiliare del Psi al Comune di .Amantea, per due volte si è rivolto al ministero della Marina Mercantile che è intervénuto opportunamente per sollecitare la rimozione del relitto che in ultima analisi è stato deciso di demolire.Il Consiglio Comunale di Amantea, su proposta dello stesso Caruso, si è costituito parte civile per gli eventuali danni che lo stesso relitto potrebbe causare. "0ra - ha ribadito l'assessore provinciale Caruso- vogliamo ché sia ridata alla spiaggia piena efficienza per essere utilizzata nell'imminenza della stagione balneare»: Dopo altre e considerazioni polemiche Caruso ha rilevato «come è difficile in Calabria affrontare problemi di ordinaria amministrazione che; mentre in Liguria o, nél Nord Italia vengono risolti al massimo in qualche mese, da noi ci vogliono almeno sei mesi. E se ora ci siamo finalmente riusciti -- ha concluso - debbo pubblicamente ringraziare la "Gazzetta del Sud" che- su questo problema ha dimostrato grande sensibilità».I lavori di demolizione del Cargo sono stati curati dalla società dell'armatore della stessa nave e dalla Mosmode Sas di Crotone.. La capitaneria di porto di Vibo Valentia di cui è comandante il capitano di fregata Vincenzo Milo, ha fatto obbligo all'armatore della Rosso di: depositare un miliardo con fideiussione bancaria o polizza assicurativa. E' stata inoltre ordinata una recinzione con apposite segnalazioni nell'arco di mezzo chilometro con il divieto di navigazione, pesca e ancoraggio. Ultimati i lavori di demolizione si dovrebbe procedere alla pulizia della spiaggia e al suo livellamento per riportarla al suo stato originario. Se ciò non fosse possibile per il cattivo tempo, secondo quanto ci è stato confermato dall'autorità competente, si provvederà a chiudere il pezzo di spiaggia non recuperato.". Mi pare che la situazione sia identica. Una storia di depistaggi come più volte abbiamo detto che per 19 anni ha tenuto tutto sotto silenzio assoluto. Ora tutto potrebbe ripetersi. Per gli ambientalisti questa tesi non regge proprio. Cunsky o non Cunsky le ricerche devono continuare lo stesso. I fusti devono essere presi e controllati, e la nave deve essere rimossa. Così come devono essere cercate le altri navi delle quali parla il pentito Fonti e delle quali si sa bene la loro esistenza. Come la Yvonne davanti il mare di Maratea e la Sporadis davanti Melito Porto salvo. Ma al di la delle navi segnalate dal pentito esistono altre navi scomparse nei nostri mari. Come la motonave Nikos I, sparita nel 1985 durante un viaggio iniziato a La Spezia per giungere a Lome' (Togo), probabilmente affondata a largo tra il Libano e Grecia; come la Mikigan, partita nel 1986 dal porto di Marina di Carrara e affondata nel Tirreno calabrese con tutto il suo carico sospetto. E poi c'è la Rigel affondata il 21 settembre del 1987, a 20 miglia da Capo Spartivento in Calabria unico caso in cui - grazie alle denunce di Legambiente - e' stata ricostruita almeno in parte la verita' giudiziaria. E poi resta il mistero dei misteri. La motonave Rosso, ex Jolly Rosso. Si sta scavando per questa nave, nella valle del fiume Oliva. Ma l'elenco delle navi affondate non finisce qui. Nel 1989 sara' la motonave maltese Anni ad affondare a largo di Ravenna in acque internazionali mentre nel 1993 sara' la Marco Polo a sparire nel Canale di Sicilia e ancora nel novembre del 1885 affonda a largo di Ustica la nave tedesca Koraline". La Carboniera "Zenobia" (Isola Capo Rizzuto); la montonave passeggeri "Viminale" (Palmi); la nave cisterna per acqua "Trapez 4" (Fiumefreddo Bruzio); il piroscafo da carico "Pasubio" (Punta Stilo); il "Rimorchiatore" (Capo Rizzuto); il piroscafo da carico "Marzameni" (Melito Porto Salvo); la nave da carico "Lillois" (Scalea); la nave da carico "Kingdom" (Santa Caterina dello Jonio); il piroscafo "Laura C" (Saline Joniche); la nave da carico "Gunny" (Capo Rizzuto); la nave da carico "Fort Missanabie" (Roccella Jonica), il piroscafo da carico "Cosala" (Badolato Marina); il piroscafo "Città di Bergamo" (Capo Spartivento); il piroscafo da carico "Colomba Lo Faro" (Melito Porto Salvo); la torpediniera "Castore" e la nave da carico "Carlo Martinolich" (Capo Spartivento); la rinfusiera "Capitan Antonio" (Santa Caterina dello Jonio); il cacciatorpediniere "Audace" (Capo Colonna); la nave mista "Bengala" (Capo Rizzuto); la nave da carico "Sparviero" (Roccella Jonica). Tutte queste nave ben nascoste fra le tante affondate nella 1 e 2 guerra mondiale. Per fare queste ricerche come ben si capisce ci vogliono navi specializzate e dotate di strumentazioni idonee, capaci di scendere a grosse profondità. E non una nave come la mare oceano , o come la precedente Astrea. D'altra parte che la Mare Oceano non fosse idonea a capire cosa contenesse quella nave nel fondale a 500 metri lo avevamo già visto, noi giornalisti, salendo sulla stessa nave il 21 ottobre scorso. I tecnici di bordo ci spiegarono per bene cosa potevano fare e cosa no. Non potevano prendere i bidoni per esempio, né analizzarli. Non potevano stabilire la presenza di raggi gamma ma solo di quelli alfa, come spiegò meglio il giorno dopo l'assessore Greco. Non potevano spostare la nave né tanto meno recuperarla riportandola in superficie con le dovute cautele. Insomma , come poi è avvenuto avremmo delle foto più nitide, che poi sembra non siano così nitide, e delle belle immagini tridimensionali. Poi la marina militare dovrà stabilire attraverso l'archivio nautico di cosa si tratta. Ma anche se non fosse la Cunsky, di sicuro non sono le uniche navi affondate durante la seconda guerra mondiale ben conosciute dalla Marina Militare ed inserite nelle mappe che anche i pescatori conoscono. Quali , la nave Cagliari che venne affondata il 6 maggio del 41, dal sommergibile Taku, ed ha una stazza di 2322 tonnellate. Questa nave si trova nei fondali fra Diamante e Cetraro; la nave Federico C. che venne affondata il 28 luglio del 41 dal sommergibile Utmost, è di 1467 tonnellate ed anche questa , come sanno bene i pescatori a strascico, si trova nella stessa zona . Altre tre navi sono lontane dalla zona di Cetraro, ma sono conosciute come le altre due. La storia si ripete. Da piazza Fontana in poi , ogni cosa che in Italia ha avuto una rilevanza nazionale, è stata sempre affossata e se ne è reso difficile il raggiungimento della verità. Come scrisse Pasolini in un famoso articolo uscito sul Corriere della Sera nel 1974 : Io so. Ma non ho le prove. Non ho neanche indizi. Fonte: Blog Scirocco di F. Cirillo 03/11/2009 12:13:36 |
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