Oramai sembra che il caso Jolly Rosso/Rifiuti radioattivi in calabria sia scoppiato definitivamente, anche se purtroppo non c'è ancora stato cenno da parte delle autorità di un serio interessamente, ormai tutti i giornali e molte televisioni ne parlano da gionri. Di seguito vi ripropongo un articolo apparso si Strill.it da ieri sera.
''In quella casa ne morirono due, nell'altra tre''. L'inferno nell'orto, Calabria radioattiva
di Giusva Branca - "In quella casa ne morirono tre, in quell'altra due, da quell'altra parte ancora due".
Dicevano così, in una sorta di rosario degli ultimi 20 anni, gli abitanti territorio cosentino sul quale ha messo gli occhi la Procura di Paola con riferimento ai decessi per patologie tumorali avvenute negli ultimi due decenni- con picco localizzabile circa dieci anni fa - in un piccolo spicchio di terra. Morti, statistiche alla mano, assai più numerose della media.
"Proprio questi dati, unitamente a voci confidenziali sempre più insistenti" - dice il Procuratore della Repubblica di Paola, Bruno Giordano, - "ci hanno spinto ad interessarci a fondo della notizia criminis. Abbiamo scelto le tecniche più sofisticate per accedere a dati scientifici ed a risultanze obiettive. Secondo l'agenzia regionale Arpacal, che ci sta seguendo assieme all'assessore Greco con grandissima disponibilità e professionalità - prosegue Giordano - "i dati radioattivi, in un tratto ristretto dove si trova una cava dismessa, sono anche cinque volte superiori alla norma. Al tutto si deve aggiungere il dato preoccupante dal quale siamo partiti e cioè i rilevamenti satellitari suggeritici da consulenti del CNR che, in quella superficie, ci danno una temperatura anche di 5-7 gradi superiore a quella dei terreni circostanti".
E' un vero e proprio fiume in piena, Bruno Giordano, e non fa nulla per mascherare la sua preoccupazione: "Deriva da riscontri obiettivi" - continua Giordano - "come quelli dei radionuclidi eseguiti dall'Arpacal che ci portano dritti al Cesio 137".
Che a due passi dall'ormai celeberrimo ritrovamento della Jolly Rosso ci si trovi di fronte ad una sorta di "piccola Chernobyl" è più di una leggenda che corre di bocca in bocca.
"Io voglio essere cauto e fermarmi ai dati acquisiti" - prosegue il Procuratore Capo di Paola - "ma proprio questi dati, ad esempio, ci dicono che nella zona non c'è nessun insediamento industriale o agricolo che possa giustificare tali valori. Peraltro" - sottolinea Giordano - "poco distante è accertato l'interramento di altri rifiuti non radioattivi ma certamente tossici in alcuni contenitori, uno dei quali apertosi di recente a causa delle insistenti piogge dell'inverno scorso, con conseguenze immaginabili".
In verità dati inquietanti ce ne sarebbero anche altri, come quello relativo alla circostanza emersa anni fa, in ocasione delle operazioni di ripascimento del litorale di Campora, quando si attinse dall'alveo del torrente Oliva del materiale inerte che portò in riva al mare un pezzo di fusto in tutto e per tutto uguale a quelli tristemente famosi per il trasporto di scorie radioattive, o anche la segnalazione, fatta dall'Arpacal a Giordano, che indica il rilevamento, a largo di Cetraro, di un relitto affondato a 483 metri di profondità e non presente nell'elenco delle navi affondate durante operazioni belliche.
Scoprire la verità, adesso che Giordano è ad un passo, pare facile ma non lo è: "Io non posso andare oltre" - sottolinea il Procuratore - "visto che non posso avviare le attività di scavo senza il necessario supporto degli organismi statali competenti; se scavo e trovo ciò che temo" - prosegue Giordano - "poi che ne faccio? Una volta riportati gli eventuali fusti in superficie chi si occuperà del trasporto, della tempistica e dello smaltimento? Io non posso fare altro, il mio, a questo punto, è un appello, serissimo, alle autorità competenti".
Autorità competenti che, al momento, si fa fatica a capire se vadano individuate nella Protezione Civile o nel Ministero dell'Ambiente.
(Mercoledì 02 Settembre 2009 16:52)
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