CETRARO - Dalle indiscrezioni che sono circolate tra ieri e oggi in Calabria emerge il responso che venerdì mattina sarà reso pubblico in una conferenza stampa. Si dichiarerà che sotto le acque di Cetraro non c'è la nave dei veleni ma un relitto della seconda guerra mondiale. Le operazioni della nave Mare Oceano noleggiata dal Ministero sono andate avanti tutta la notte. Fotografie e rilievi sono al momento sotto segreto istruttorio. Sono ore delicate. Nel pomeriggio di oggi il pentito di mafia Francesco Fonti sarà interrogato di nuovo dalla Dda. Grazie alle sue dichiarazioni è stato possibile individuare l'ormai famosa nave dei veleni. Fino alla conferenza stampa di venerdì dunque non dovrebbero esserci dichiarazioni ufficiali.
Ieri dalla nave Mare Oceano hanno dichiarato che il relitto affondato al largo di Cetraro non è la "Kunsky": il profilo tracciato dal sonar mostra che il relitto che si trova ancora sott'acqua ha il cassero posto al centro dell'imbarcazione, mentre nelle foto della Kunsky il cassero si trova a poppa. Insomma, la sagoma non coincide. Il ministro Prestigiacomo ieri ha dichiarato che "fino a trecento metri di profondità non risultano tracce di radioattività".
Ma proprio ieri Repubblica ha rivelato il testo di un verbale firmato da tutti i partecipanti ad una riunione ufficiale tenutasi in capitaneria di Porto a Cetraro il 7 agosto 2008 per decidere di abolire il divieto di pesca che da un anno e quattro mesi era in vigore in due aree del mare cetrarese. In quella riunione un dirigente dell'Arpacal, Emilio Cellini, dichiarò - è scritto nero su bianco nel verbale - "il nostro Dipartimento di Reggio Calabria ha analizzato le specie ittiche per i radionuclidi appartenenti alle famiglie dell'uranio, del torio e del cesio evidenziando la presenza di tracce di Cesio 137". Una dichiarazione pesante che però fino a ieri è stata dimenticata. Al momento non si sa se il Cesio 137 rilevato dalle analisi sia in quantità minime o rilevanti - l'Arpacal dice che c'è il segreto istruttorio - ma di certo si sa che il Cesio 137 è un elemento sintetico che non si trova in natura. E che ancora nessuno ha spiegato come fa a trovarsi in acqua a più di quattrocento metri di profondità. "Effetto di Cernobyl" ipotizza il verbale.
Cellino dice che tutto il fascicolo è stato spedito sia alla Procura di Paola che alla Capitaneria di Cetraro. Ma la Procura dice "Abbiamo chiesto invano quei dati e abbiamo proposto ulteriori indagini che non sono state fatte". Le richieste ufficiali della Procura sono inspiegabilmente cadute nel vuoto. Dove sono finite allora quelle analisi?
Fonte: repubblica.it (28 ottobre 2009)