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Disoccupazione giovanile. L’Istat pubblica dati molto preoccupanti

Il dato peggiora al Sud nuovo record: 29,6% a marzo

di TITO GIABARRI

ROMA – La disoccupazione giovanile fa segnare un nuovo record, la quota di under25 alla ricerca di un posto sale al 29,6% nei primi tre mesi del 2011, non era mai stata così alta nei corrispondenti trimestri, a partire dall’ini zio delle serie storiche del 2004. E il dato peggiora se si guarda alle donne tra i 15 e i 24 anni del Mezzogiorno, con il tasso che schizza al 46,1%. Quindi se, complessivamente, nel Paese è quasi un giovane su tre a restare a casa, nel Sud non trova lavoro circa una giovane ogni due. La fotografia scattata dall’Istat su gennaio-marzo mantiene, però, una nota positiva, la quota totale di senza lavoro cala all’8,6% dal 9,1% dello stesso periodo dello scorso anno. Saltando a maggio il quadro cambia. L’Istituto di statistica indica, infatti, in base a stime provvisorie (su dati destagionalizzati), un tasso all’8,1%, in aumento rispetto ad aprile di 0,1 punti. Continuano, quindi, le oscillazioni intorno all’8%, con il numero delle persone alla ricerca di un impiego che torna sopra la soglia dei 2 milioni (+17 mila in un mese). In parallelo, sul fronte occupazione, l’Istat registra un aumento di 21 mila unità. A riguardo, i tecnici dell’Istat fanno notare come nell’ultimo periodo l’occupazione abbia certamente smesso di scendere, ma non abbia ancora trovato una forte spinta propulsiva. A destare più attenzione è la questione giovani, con la quota dei senza posto di nuovo in rialzo (28,9%). Intanto, Eurostat stima una disoccupazione stabile al 9,9% nel'Unione monetaria (20% per giovani). Tornando al primo trimestre, diverse sono le novità. Per la prima volta dall’inizio del 2008 il numero dei disoccupati segna un calo annuo (-5,2% pari a 118 mila unità). Guardando ai settori, dopo una caduta durata oltre tre anni, inizia a recuperare anche l’occupazione nell’in dustria. Inoltre, tornano a crescere gli impiegati a tempo pieno, anche se non si ferma l'aumento del part-time involontario. L’Istat sottolinea il rallentamento della discesa dei lavoratori con contratto indeterminato, mentre prosegue il rialzo annuo del numero di dipendenti a termine. Tra i punti che ormai caratterizzano da tempo il mercato del lavoro, si riscontra l’ampliamento della schiera degli inattivi (quasi 15 milioni), coloro che non hanno e non cercano un posto, tra cui i cosiddetti scoraggiati. In particolare, il tasso di inattività tra gli under 25 raggiunge quota 72,1%. Sale l’incidenza della disoccupazione di lunga durata (49,4%). I sindacati commentano con preoccupazione i dati, la Cgil parla di «pericolosissima recessione occupazionale», mentre Cisl e Uil invitano ad accelerare la riforma dell’apprendistato. Percorrendo il territorio nazionale dal Nord al Sud il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) non scende mai sotto le due cifre, ma il divario tra i ragazzi dell’Ita lia settentrionale (19,5%) e le giovani donne del Mezzogiorno è forte (46,1%). In generale, le quote di under-25 senza lavoro sono più alte per il meridione, dove la media è di oltre il 40%, e per la componente femminile (32,5%), va, invece, meglio al Nord (22,0%) e tra i maschi. «I dati diffusi oggi dall’Istat certificano livelli record per la disoccupazione giovanile e femminile e stridono fortemente con la manovra approvata ieri dal governo che non contiene alcuna misura per il rilancio dell’occupazione. Il governo sta dimostrando, ancora una volta, di non aver compreso che non bastano più pannicelli caldi: o si mettono in atto riforme serie oppure rischiamo di sprofondare tutti».

Così Alessia Mosca, deputata Pd e segretario della commissione Lavoro, dal sito di TrecentoSessanta, l’Associazio ne di Enrico Letta. «Oggi sono i giovani e le donne che stanno pagando per primi la crisi ma, senza le adeguate politiche di crescita, la fascia delle persone e delle attività coinvolte si allargherà sempre di più. Il contenimento delle spese –con clude –non giustifica la totale incapacità di questo governo di affrontare la gravità della situazione. Se si fanno solo tagli alla cieca, senza una valutazione di cosa può davvero servire a incentivare la ripartenza, non si daranno mai risposte a quei giovani e a quelle donne che oggi sono fuori dal mercato. Ormai il governo non ha più alcuna credibilità. Questa pagina politica va definitivamente voltata».

11/07/2011
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