La Procura di Paola consegna le analisi dell’Oliva alla Regione. Ora non vi sono più alibi, bisogna iniziare la bonifica
Consegnati direttamente dalla Procura di Paola alla Regione i risultati delle analisi condotte sull’Oliva e il piano di caratterizzazione che prevede la messa in sicurezza e la bonifica dei siti inquinati. Nei giorni scorsi gli agenti della polizia giudiziaria, coordinati dal Procuratore Bruno Giordano, sono partiti da Paola, documenti in mano, per consegnarli direttamente all’assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pugliano, che ora è in possesso degli elementi necessari per intervenire sull’Oliva. Lo stesso assessore lo scorso 14 aprile aveva riferito ai sindaci di Amantea, Aiello Calabro, Serra d’Aiello e San Pietro in Amantea, convocati in Regione, di non poter intervenire sull’Oliva perché non ne conosceva il livello di rischio, dato che né il Governo, né l’Ispra, più volte sollecitati, avevano trasmesso i dati sull’inquinamento del fiume alla Regione. Tali motivazioni, secondo l’assessore Pugliano, avevano impedito anche all’ente regionale di inserire i comuni, sul cui territorio ricade il bacino dell’Oliva, tra quelli meritevoli di finanziamento da destinare alle bonifiche (stanziati in totale 45milioni di euro).
Decisione che suscitò le proteste del comitato De Grazia e conseguentemente di molti consiglieri regionali d’opposizione, perché in verità,la Procuradi Paola che indaga sull’inquinamento dell’Oliva sin dall’anno 2004, aveva reso noto nel corso di questi anni a Comuni, Provincia e Regione il ritrovamento di sostanze pericolose lungo il corso del fiume. Tanto è vero che alcuni comuni avevano emesso delle ordinanze conseguenti, come quelle per richiedere ai proprietari dei terreni risultati inquinati, di metterli in sicurezza.
Ora però con la consegna dei documenti alla Regione gli inghippi burocratici sono stati superati. Il piano di caratterizzazione del bacino del fiume Oliva, consegnato dalla Procura alla Regione, contiene il risultato delle analisi effettuate sui campioni di terreno prelevati durante i carotaggi effettuati da aprile a luglio 2010 e sulle acque del sottosuolo. Analisi che hanno confermato un grave inquinamento da sostanze chimiche, anche industriali, e la presenza di tracce di sostanze radioattive, come il cesio 137, che secondo i tecnici dell’Ispra è da ricondurre all’incidente di Chernobyl anche se l’alta concentrazione di cesio137 (132 bequerel per chilogrammo di terreno) lascia più di un dubbio. Nello stesso documento viene indicata in sintesi anche la strada da percorrere per arrivare alla bonifica. «In base al quadro ambientale emerso – si legge nel documento – si suggeriscono le seguenti azioni di approfondimento e di intervento: Eventuale quantificazione da parte dell’Arpacal dei valori rappresentativi del fondo naturale per alcuni parametri (es. stagno nel terreno, manganese e solfato nelle acque); Rimozione dei rifiuti abbandonati superficiali (come amianto in loc. Foresta); Verifica puntuale della geometria e dei volumi di rifiuto sepolto (ulteriori sondaggi e/o scavi, indagini geofisiche) finalizzate alla predisposizione di idonee misure di messa in sicurezza permanente e/o bonifica e ripristino ambientale delle aree interessate; Predisposizione di un sistema di monitoraggio delle acque di falda (attraverso i piezometri installati ndr) in corrispondenza delle aree interessate dalla presenza di accumuli sepolti; Campagne di investigazione di dettaglio nelle aree “spot” risultate contaminate, finalizzate all’implementazione di un’analisi di rischio (utilizzando anche i dati sito specifici acquisiti in questa fase di caratterizzazione) e all’eventuale predisposizione della bonifica del terreno risultato contaminato».
Ora ci aspettiamo che la Regione adotti tutti i provvedimenti necessari per iniziare i lavori di bonifica e di messa in sicurezza dell’area. Esortiamo i Sindaci dei comuni interessati a prestare la stessa attenzione e sollecitare l’ente regionale.
Fonte: www.comitatodegrazia.org
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