Angela “cuor di Leone” Napoli insieme ai dipendenti del Papa Giovanni XXIII.
di G. Marchese
Mentre il Papa Giovanni XXIII compie quelli che sembrano i suoi ultimi passi nella indifferenza quasi generalizzata della politica calabrese, ecco che arriva Angela “cuor di Leone” Napoli. Non è solo un deputato impegnato nelle battaglie più ostiche e difficili. E’ innanzitutto una donna e come tale appare più sensibile al dramma degli ospiti dell’Istituto e soprattutto a quello dei lavoratori e delle loro famiglie.
E poi è una donna Calabrese, una di quelle donne all’antica, indomite al dolore ed alla sofferenza, eticamente ricca, moralmente inattaccabile e con tanto, tanto coraggio. Ascolta attentamente i rappresentanti dei lavoratori , ascolta il buon sindaco Antonio Cuglietta che parla della sua solitudine in questa vicenda .
Poi prende la parola e traccia la “sua” analisi di una vicenda che definisce incomprensibile .La sua analisi è impietosa. Dichiara con forza, tra gli applausi di tutti i numerosissimi presenti, che la politica in Calabria ha troppe colpe, che la intera vicenda è una vergogna, che oltraggia non solo gli ammalati, non solo i lavoratori ma la intera Calabria. Non salva nemmeno le parti della politica calabrese. Non salva coloro che sono assenti e tanto meno coloro che delegano che stanno in silenzio ed omettono. Eppure, con totale onestà intellettuale, ricorda la correttezza della Lo Moro che aveva affrontato il problema del Papa Giovanni e sottoscritto perfino il capitolato d’oneri.
Ma non basta, si chiede anche da cosa sia dipeso l’allontanamento della Lo Moro suo ruolo di assessore alla sanità della regione Calabria. Un dubbio che pesa come un macigno, in particolare se rapportato al fatto che dopo di lei la regione abbia cincischiato fino all’epilogo attuale.
Nessuno escluso. Ed ancora, da atto dell’impegno del Prefetto di Cosenza che si sta prodigando fortemente alla ricerca di una soluzione ancora possibile, quella migliore per l’istituto, gli ospiti ed i lavoratori, ma che si vede disertato l’incontro proprio dalla regione. Dà, anche, atto della piena e totale correttezza della procura della repubblica di Paola ed in particolare del magistrato che segue la vicenda di Serra di Aiello. Ma se Napoli non salva la politica regionale non salva nemmeno la Chiesa. Dichiara che ci sono troppi lati oscuri in questa vicenda, troppi silenzi, troppe incertezze, e tante responsabilità Chiede che si faccia luce, che si cerchino i responsabili di questa situazione e invoca per coloro che hanno sbagliato la giusta punizione. Gli applausi si liberano uno dopo l’altro , non li vuole la deputata , non è venuta per fare passerella.
Anzi capisce la rabbia dei lavoratori che sono stati abbandonati a se stessi e li prega di non fare passi sbagliati per non offrire a nessuno la opportunità di una giustificazione che oggi appare impossibile. Poi chiude con un cenno di speranza . Si impegna a continuare a seguire la vicenda e tutti le credono. I lavoratori si aprono al suo passaggio , sono stanchi, demoralizzati , ma in lei hanno fiducia.
A lei appena arrivata si è anche rivolta una paziente che non vuole andare via. L’istituto è la sua famiglia, Serra di Aiello il suo paese. Lei è qui da tanti anni. Non saprebbe come vivere lontano da qui. Forse davvero ne morirebbe. E’ un elemento che sfugge a tutti, alla politica quanto alla stessa magistratura. Qui a Serra ci sono ammalati che sono assistiti non solo con professionalità ma anche con forte umanità. Ammalati che hanno trovato una “patria” , ammalati che vivono nelle famiglie del personale dello stesso istituto . Lo ricorda lo stesso sindaco Cuglietta ricordando del papà di una delle ragazze ospiti che ha dichiarato che da solo qui sua figlia è riuscita ad avere innegabili segno di miglioramento psico-fisico. Altro che lager. Qui l’umanità è di casa.ci vuole però uno Stato giusto che trovi a soluzione migliore.
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