di F. Cirillo su IL DOMANI del 16 settembre 2009
La bomba è arrivata. Lo scrivevamo da anni come cassandre inascoltate. La nave Cunsky è stata trovata adagiata sul fondo del mare di Cetraro ed affondata lì dai mafiosi della cosca Muto. Propongo ai quattro direttori dei quotidiani calabresi di uscire lo stesso giorno con un titolo identico, tipo la frase che Peppino Impastato ripeteva ogni giorno dalla sua radio: la mafia è una montagna di merda. Perché la gente lo deve sapere, i bambini, i giovani, gli stessi delinquenti che orbitano ancora attorno a questi presunti boss presi dalla fascinazione del capo, del rispetto, dell’onore, parole che non hanno alcun senso di fronte a quanto questi personaggi hanno compiuto contro tutta la popolazione del tirreno comprese le loro stesse famiglie. Il boss Muto è in ospedale in questi giorni. Fa la spola con la fisioterapia in un importante centro di riabilitazione del tirreno. Un operazione sbagliata forse lo porterà ad una nuova operazione alla gamba. Non sappiamo come abbia preso la notizia dell’affondamento della nave Cunsky di fronte al suo mare di Cetraro, alla sua abitazione,alle sue pescherie. Un accusa infamante, che mette in discussione la sua onorabilità se mai ne abbia posseduta di una. Ma un accusa certamente superiore a quelle avute in precedenza, di estorsione, di associazione a delinquere, di omicidi vari, accuse che gli sono costati anni di carcere ma anche diverse assoluzioni. Qui si tratta di un omicidio di massa. Di sterminio di una popolazione intera, di donne , di bambini, di anziani e di attività imprenditoriali e commerciali che coinvolge tutta la costa tirrenica e l’intera Calabria. Bisogna rendere pubblico tutto questo. L’affondamento della Cunsky ha dei responsabili precisi, così come li ha lo spiaggiamento e affossamento della Jolly Rosso. Non dimentichiamo che così come è giusto giungere al ritrovamento ed alla bonifica dei siti inquinati, così è giusto che si scoprano chi siano stati i colpevoli di tali atti criminosi . Le cose devono camminare insieme. E di queste questioni si è parlato domenica scorsa ad Aiello Calabro, in un dibattito organizzato dalla CGIL di Amantea con Salvatore Genco, dal Comitato De Grazia con Alfonso Lorelli e Gianfranco Posa e dal Movimento Ambientalista del Tirreno . Un dibattito introdotto e condotto da Pino Bruno giornalista e blogger che insieme a Gianfranco Posa tengono viva da anni l’attenzione sulla Jolly Rosso ed i rifiuti tossici sepolti lungo il fiume Oliva. Tutti gli interventi si sono basati sulla questione della Jolly Rosso e sui suoi rifiuti interrati tra Serra d’Aiello e Aiello Calabro. Diverse le testimonianze ascoltate da parte di cittadini che hanno raccontato episodi terribili di morti sospette per tumore, di operai che hanno lavorato allo smantellamento della nave a Campora san Giovanni, di camionisti trasportatori di rifiuti, di altri rifiuti interrati nella zona di Cleto paesino poco distante da Aiello calabro. Tutto questo a riprova del fatto che se la gente riprende fiducia nelle indagini comincia a parlare ed a collaborare. Cosa che , forse, non hanno ben capito i sindaci di Aiello e serra d’Aiello. Danno un colpo al cerchio ed uno alla botte. Dicono che vogliono conoscere la verità ma nel contempo accusano di terrorismo quelle persone che coraggiosamente dicono e cercano la verità da decenni. Resta il dato incontrovertibile delle morti per tumore. A decine, forse centinaia fra decessi e ricoveri e cure mediche. Un ecatombe in una zona dove non esistono né sono mai esistite fabbriche inquinanti. Una zona dove adesso si ha paura a mangiare pesce o qualsiasi frutto o verdura coltivata in quella vallata maledetta. La proposta che è venuta fuori da diversi interventi , e fatta propria dagli esponenti del Comitato De Grazia è stata quella di dichiarare lo stato di emergenza in tutta l’area. E’ come se ci fosse stato un terremoto, un alluvione, una frana di enormi proporzioni. I morti ci sono, le paure pure, i timori per un futuro incerto anche. Lo stato intervenga allora , non solo per individuare i responsabili di questo crimine e bonificare tutta l’area ed il mare, ma anche per risarcire tutti coloro che hanno subito un danno economico rilevante, così come quello subito sulla salute. E di salute ha parlato in un comunicato letto da Pino Bruno di Piero Piersante, Segretario Regionale CGIL FP Medici. Parole forti le sue.
La magistratura inquirente, ancora una volta, è costretta a riempire il vuoto lasciato da altre istituzioni. – scrive Pierdante. Ordina analisi e consulenze, ottiene in uso costose apparecchiature elettroniche, richiede fondi per eseguire prospezioni del terreno, aprendo così la porta al finanziamento della bonifica del sito. Pur ammirando il coraggio e la lungimiranza di questa Procura, e nel rispetto della sua autonomia d’iniziativa, credo che sia lecito chiedersi se fare tutto questo spettasse ad essa piuttosto che ad altri. Esiste dagli anni ’80, almeno sulla carta, un osservatorio pidemiologico della Regione Calabria, ma i dati diffusi in questi giorni sull’aumento della frequenza di patologie tumorali nei comuni limitrofi all’area, non provengono da esso e non sono il risultato di un monitoraggio continuo nel tempo, come tutti siamo indotti a credere. Quei dati sono il frutto di una ricerca specifica, affidata ad un consulente della Procura, anche se si tratta di un epidemiologo della stessa Regione, tanto è vero che non sono resi pubblici.
Esiste, poi, da cinque anni, la proposta di istituire presso l’ARPACAL, in collaborazione con la Regione, un osservatorio di epidemiologia ambientale, per studiare le associazioni tra i fattori di pressione ambientale e la
salute e per farsi carico della comunicazione del rischio alla popolazione. Ma tale proposta non è mai stata presa in considerazione dai Direttori Generali che si sono succeduti alla guida dell’Agenzia per l’Ambiente. Anche se, improvvisamente e proprio in questo mese di agosto, è stato bandito un concorso per dare un incarico di direzione in questo campo all’esterno dell’Agenzia, senza tenere conto delle professionalità esistenti all’interno (ma questa è un’altra storia, di cui il sindacato dovrà presto chiedere conto). Sappiamo che l’ARPACAL, attraverso i suoi laboratori, ha segnalato la presenza di metalli pesanti e polvere di marmo, estranei alle lavorazioni e ai prodotti locali, lungo il corso del fiume.
La notizia è stata riportata dalla stampa, altrimenti non sarei autorizzato a diffondere il dato, pur essendo un dirigente dell’Agenzia. Anche in questo caso si è trattato di ricerche effettuate su richiesta specifica della Procura, alle quali non sono seguite altre indagini ordinarie, promosse dagli Enti locali o dai Servizi di Igiene pubblica del Servizio sanitario, per approfondire questi risultati e per stabilire se la contaminazione poteva essere stata trascinata a valle e interessare le produzioni agricole della zona, attraverso il suolo o le falde acquifere.
Un dato su tutto è certo. La gente ha fame di sapere. Lo dimostra il fatto che nella piazza plebiscito di Aiello piena all’inverosimile nessuno si è mosso per tre ore aspettando la fine del dibattito.
Il prossimo appuntamento è ora a san Pietro di Amantea il prossimo 18 settembre alle ore 17. A convocare l’incontro in un consiglio comunale aperto è stato il sindaco che ha chiamato a raccolta tutti i sindaci del comprensorio, le autorità ed istituzioni provinciali regionali e nazionali interessate.
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