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Leggi Razziali e Giornalisti27 gennaio 2007 - Giornata della Memoria Le leggi razziali e i giornalisti ebrei in provincia di Cosenza La politica antirazziale italiana, che nasceva non da una imposizione della Germania, ma che invece trovava radici nel nazionalismo e nell’espansionismo coloniale portati avanti dall’Italia in quel periodo, si tradusse, a partire dal 1938-39, in una serie di disposizioni legislative. Con la legge 29 Giugno 1939, infatti, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 2 Agosto 1939-XVIII, N. 179, entravano in vigore le norme relative all'esercizio delle professioni da parte di cittadini di razza ebraica. Tra di esse compariva anche quella di giornalista, una professione peraltro già vietata per i «cittadini italiani di razza ebraica non discriminati», e solo consentita invece per coloro i quali avevano ottenuto la discriminazione secondo l’art. 14 del Regio decreto-legge 17 novembre 1938-XVII, n° 1728 e quindi iscritti in appositi “elenchi aggiunti” in appendice agli albi professionali. Nelle disposizioni transitorie e finali la legge, all’articolo 30, recitava: «Ai giornalisti di razza ebraica non discriminati, che cessano dall'impiego per effetto della presente legge, verrà corrisposto dal datore di lavoro l'indennità di licenziamento prevista dal contratto collettivo di lavoro giornalistico per il caso di risoluzione del rapporto d'impiego per motivi estranei alla volontà del giornalista». In tal caso, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani "Arnaldo Mussolini" avrebbe provveduto «alla cancellazione dei predetti giornalisti dagli elenchi dei propri iscritti, alla liquidazione del fondo di previdenza costituito a suo nome e al trasferimento al nome dei medesimi della proprietà della polizza di assicurazione sulla vita, contratta dall'Istituto presso l'Istituto Nazionale delle assicurazioni». Nella provincia di Cosenza, l’emanazione del dispositivo di legge sulla limitazione delle professioni per gli ebrei non ebbe - per fortuna - nessuna ripercussione. Almeno per quanto riguarda la professione di giornalista. Con una lettera datata 17 ottobre 1939, l’allora Ministero della Cultura Popolare, il cosiddetto Minculpop, attuando le disposizioni della “Demorazza” (la Direzione Generale per la Demografia e la Razza del Ministero dell’Interno) aveva scritto ai Prefetti per raccomandare l’attuazione del dispositivo ministeriale e per revocare agli ebrei discriminati gli eventuali incarichi di gerenti o direttori responsabili di pubblicazioni periodiche. Il Prefetto di Cosenza, come si evince dalla minuta riportata nella stessa lettera citata (e conservata presso l’Archivio di Stato di Cosenza: Prefettura, B. 14 – fasc. 1), risponde che in provincia non ci sono ebrei discriminati che ricoprono tali incarichi. Bruno Pino28/01/2007 |
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