Il 1° festival pirotecnico d’autore a sfondo internazionale qui, in calabria. Padrona di casa, la splendida cittadina di Belvedere che nei giorni 20-21-22 (n.d.r. luglio) ha offerto uno spettacolo senza eguali, un gioco di luci e colori in uno scenario marino suggestivo ed amozionante. Italiani, brasiliani e cinesi (in ordine di prestazione) da insindacabili artigiani del fuoco, hanno illuminato quel tratto di costa simulando forme,piogge e cascate davanti agli occhi di migliaia di spettatori. Un teatro all’aperto, in cui i posti d’onore erano le rocce e i metri di spiaggia. Altrettanto di riguardo i posti sul lungomare, trasformati in loggioni, circondati da buio, stelle e ritagli di luna calante.
In questo insolito trittico di serate, tanti gli intrattenimenti pre-spettacolo : dagli stand gastronomici, ai mercatini del coccio, dal peperoncino in tutte le sue forme ai prelibati dolci della “mezzanotte”(cornetti appena sfornati e brioches); giocolieri, mangiatori di fuoco, danzatrici e musicisti. Tutti ad intrattenere il nonno e il bambino, le mamme e i papà in attesa di uno spettacolo breve ma inspiegabilmente ipnotizzante, introdotto da una voce fuori campo, forte, dura, che in maniera altisonante ha spiegato come purtroppo un botto in molte parti del mondo sia il parto di una sterile canna di ferro, per poi urlare BASTA, BASTA, BASTA GUERRA. E allora un brivido lungo la schiena, un applauso , un raccoglimento annunciava l’inizio forse di una spiegazione di quello che un botto in realtà dovrebbe essere: esplosione di gioia, di incanto. Anche se per poco, ma almeno per il tempo di abbandonarsi alle meraviglie di ciò che l’arte dell’uomo sa e può fare.
Quindi via! Gli italiani, accompagnati da maestose marcie musicali e che forse, più di tutti hanno coinvolto la folla; i brasiliani, che sembra abbiano simulato un passaggio di calcio a fior d’acqua, e i cinesi, con le loro scelte monocromatiche maestose degne di un omaggio a qualche “dinastia dei MING”!
Tre belle serate concluse non con un addio, ma con un arrivederci ad un altro anno, con la speranza di un ricordo indelebile che conservi la semplicità di un colore, di una festa, di un sorriso guardando il cielo.
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