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Sostanze organiche in un meteorite

Un gruppo di ricercatori ha potuto esaminare una pietra marziana

caduta in Egitto nel 1911 e, al suo interno, ha trovato tracce di carbonio
Sostanze organiche in un meteorite

Forse è la prova della vita su Marte

Dai primi esami l'elemento non sarebbe di origine terrestre e, quindi, si sarebbe formato sul Pianeta. Si riapre un antico dibattito

di LUIGI BIGNAMI

Il meteorite Nakhla UNA sottilissima pellicola ricca di sostanze organiche scoperta all'interno di alcune fratture di un meteorite marziano, rilancia l'idea che sul Pianeta rosso un tempo vi sia stata la vita. Il materiale assomiglia enormemente a quello che si trova nelle fratture di rocce vulcaniche che si formano sui fondali marini terrestri e che probabilmente vengono aperte dall'attività di particolari microbi.

Il meteorite oggetto della scoperta che potrebbe rivelarsi straordinaria, stava alloggiato da tempo nel Museo di Storia Naturale di Londra.

Tutti i processi che coinvolgono la vita sono basati sull'elemento carbonio. Riuscire a dimostrare che il carbonio presente nel meteorite marziano si è originato sul Pianeta rosso e non è un prodotto di contaminazione terrestre, sarebbe una scoperta fondamentale per dimostrare che anche su Marte vi fu vita. Secondo i ricercatori che hanno analizzato il meteorite il materiale carbonaceo trovato all'interno della roccia marizana non è di derivazione terrestre.

Le meteoriti marziane sono rocce estremamente rare. Si pensa che abbiano lasciato Marte in seguito all'impatto con un gigantesco asteroide in grado di sollevare rocce oltre l'atmosfera del Pianeta rosso. Poi, dopo un lungo viaggio interplanetario sono cadute sulla Terra. Le rocce possono essere rimaste nello spazio per milioni di anni prima di giungere sul nostro pianeta. Il meteorite, all'interno del quale sembrerebbero esserci testimonianze di una vita che fu, è piuttosto famoso. Si chiama "meteorite Nakhla".

Era il 28 giugno 1911, quando alle 10:00 più di quaranta pietre caddero a terra ad Abu Hommos, presso Alessandria d'Egitto: la caduta era stata preceduta dall'apparizione di una nube e da parecchie detonazioni. Vennero avanzate tante ipotesi, poi si scoprì che il fenomeno era legato all'arrivo sulla Terra di un meteorite. Furono raccolti numerosi frammenti per un totale di circa 40 chilogrammi. Si disse che il meteorite colpì un cane e lo uccise, tuttavia nessuno è riuscito a dimostrare la notizia.

Si ritiene che sia di origine marziana perché la composizione dei gas presenti nei minerali è simile a quella dell'atmosfera marziana studiata dalle sonde che sono atterrate sul Marte. La maggior parte dei frammenti del meteorite è conservata presso il Museo del Cairo. Una parte minore è giunta al museo londinese. Recentemente i responsabili inglesi hanno permesso ad un gruppo di ricercatori di tagliarne un pezzetto per eseguire accurate indagini.

Spiega Colin Pillinger, della Open University che ha partecipato alle ricerche: "Abbiamo voluto prendere un pezzetto di roccia del tutto nuovo su cui concentrare le ricerche per essere certi di eseguirle su una parte incontaminata del materiale e non inquinata da elementi terrestri".

Al momento i ricercatori dicono di essere certissimi che il carbonio non è penetrato tra le fratture qui sulla Terra, ma su Marte. Vari elementi sostengono tale ipotesi. Il rapporto carbonio-azoto presente nel campione di roccia e la percentuale di "carbonio-14" rispetto alle altre molecole di carbonio è molto diversa rispetto a quella delle sostanze organiche terrestri.

Le analisi al microscopio mostrano canali e pori riempiti con diverse molecole che sembrano proprio di tipo organico. "E materiale estremamente interessante anche se non sappiamo esattamente come si sia formato", ha detto Kathie Thomas Keptra, della Lockheed Martin Corporation di Houston (Usa), che ha partecipato alle ricerche.

Il fatto, tuttavia, che il materiale assomigli molto a quello che si trova nelle rocce vulcaniche dei fondali oceanici terrestri supporta fortemente l'idea che esso possa essere di origine biologica, sostengono i ricercatori. In tal caso ciò che si può osservare nelle vene del meteorite è ciò che rimane dell'attività di possibili microrganismi.

I dettagli verranno presentati al Lunar and Planetary Science Conference di Houston (Usa) che si terrà il prossimo mese di marzo. Nel team di ricercatori fanno parte anche coloro che alla fine degli anni Novanta dimostrarono evidenze di formi microbiche all'interno di un altro meteorite marziano, l'ALH84001 che venne scoperto in Antartide.

fonte: La Repubblica.it
09/02/2006
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