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La scuola, risorsa del Paese

Qualche giorno fa, nell’articolo intitolato “No all’abolizione del valore legale del titolo di studio”, invitavo il popolo a respingere qualsiasi ipotesi del genere, in qualunque forma venisse presentata, come una terribile iattura ed ingiustizia per il progresso delle classi subalterne in particolare e, comunque, come un grave colpo contro il progresso in generale.

In quell’occasione individuavo nelle schiere innumerevoli di maestri e professori di ogni ordine e grado, che quotidianamente fanno il loro dovere di educatori e combattono la loro battaglia di civiltà, una grande risorsa.

Ora aggiungo che questa è una risorsa capace di portare il Paese fuori dalle secche, in cui l’hanno fatta incagliare quelli che ad una vera scuola non sono mai stati per frequentarla (non sarebbero così ignoranti, incapaci ed immorali, se l’avessero fatto) e porto un esempio concreto, che in questi giorni mi ha colpito particolarmente, di come il personale della scuola italiana sia una vera e grande risorsa.

Mi sono trovato qualche giorno fa ai funerali della maestra Maria Fiorentino, madre della prof.ssa Caterina Policicchio, Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo di Aiello Calabro, ed ho ascoltato con interesse la lettura del discorso che i suoi alunni dell’allora quarta elementare, nel lontano 1987, le hanno dedicato nel momento di salutarla perché andava in pensione e che adesso hanno voluto rileggere nel momento dell’estremo saluto.
Essi scrivevano: “ (…) abbiamo scelto questa occasione per salutare la persona che è stata la nostra mamma spirituale (…). Era il 15 settembre 1983; (…) eravamo confusi, frastornati (…). Era il nostro primo giorno di scuola. Ci attendevate sulla porta sorridente, affettuosa (…). Voi ci avete dato i primi elementi del leggere, dello scrivere (…). Ci avete aiutato in tutti i momenti in cui eravamo in difficoltà e ci avete voluto sempre bene. Qualche volta ci avete regalato (…) caramelle, quaderni(…). Io e i miei compagni non dimenticheremo mai quello che voi avete fatto per noi. Tra pochi giorni, purtroppo, perderemo la vostra guida, (…) ma noi tutti vi porteremo nel nostro cuore per sempre. I vostri alunni”.

Allora mi sono detto: questi parlano di mamma spirituale, che li attendeva sorridente sulla porta, come si attende qualcuno in crisi di fiducia in se stesso a cui bisogna ispirare fiducia, infondere coraggio e fornire aiuto e disponibilità. Allora il sorriso è il rimedio migliore. Ma può sorridere solo colui che il sorriso ce l’ha dentro, non altri. Poi parlano di persona che ha voluto sempre bene e regalava caramelle, quaderni e si lamentano perché perderanno la sua guida. Infine la porteranno sempre nel cuore.

Ma per far questo e per sortire simili effetti, signori miei, ci vuole una mamma, ci vuole una maestra, ci vuole una lavoratrice, ci vuole una persona che non si risparmia, che non si limita a fare il mestiere di impiegata, per cui è stata assunta e viene retribuita. Ci vuole, insomma, chi sappia essere contemporaneamente mamma, maestra, educatrice, guida spirituale, lavoratrice, benefattrice ed altro ancora. Chi lavora soltanto per la retribuzione, non va a regalare di tasca propria i quaderni e le penne, persino le caramelle. Ed io conosco delle maestre che comprano con denaro proprio il gesso da usare in aula e la carta per le fotocopie e le penne e i colori e non stanno a guardare l’orologio in attesa che passi l’ora, squilli la campanella che annuncia la fine delle lezioni e poi, di corsa, subito a casa; anzi, si attardano in classe ben oltre la fine dell’ora di lezione e non disdegnano di parlare con alunni e genitori ben oltre l’ora prevista per i ricevimenti ed i colloqui con i genitori.

E, allora, ci sono le risorse in questo Paese! Ecco, queste sono le risorse, sotto i nostri occhi, le risorse perché la scuola sia veramente strumento di formazione e di uguaglianza e mezzo di progresso civile e sociale!

Solo non bisogna farle disperdere, non bisogna stancarle né logorarle inutilmente, soprattutto non bisogna demotivarle, avvilirle, squalificarle agli occhi della società, deprivarle di quanto occorre perché siano all’altezza del compito sempre più difficile che le attende.

Il mondo della scuola è un ambiente complessivamente sano e, nel disorientamento generale, è elemento di sicurezza ed ancoraggio certo contro deviazioni e depravazioni. Ma alla scuola non si può chiedere tutto senza concederle niente. Soprattutto non bisogna lasciarla sola nelle difficoltà, ma bisogna operare una saldatura, una nuova alleanza tra la scuola e la famiglia, perché l’una non operi in modo difforme dall’altra ed ambedue siano insieme guida sicura in base ad un progetto formativo concordato e condiviso, che non lasci spazi a malintesi rimedi di comodo.

In una parola, bisogna lavorare per ricostruire intorno ai ragazzi quella “società educante” che è sempre stata elemento decisivo ai fini di una buona istruzione e di una sana educazione, facendo sì che la scuola e la famiglia, ognuna con il proprio ruolo e le proprie caratteristiche, portino a termine il loro compito.

Chi governa, soprattutto chi governa la scuola, deve capirlo ed operare di conseguenza, per valorizzare una risorsa preziosa che, al di là di disfunzioni particolari e nonostante qualche limite individuale e legato a situazioni particolari e circoscrivibili, è funzionale a qualsiasi progetto di rinascita, di progresso e di sviluppo sul piano economico ed umano.
Si tratta quindi di riaffermare la centralità della funzione della scuola nella società e non di abolire il valore del titolo che essa rilascia, dopo aver operato per dequalificarla!

Cleto, 11 febbraio 2012. Franco Pedatella

Blog: francopedatella.com

13/02/2012
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