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Un Castello conteso

La torre dell'orologioAIELLO CALABRO – Un castello conteso. Non come ai tempi di Roberto il Guiscardo quando per 4 mesi nel 1065 lo tenne in assedio con le armi; ma questa volta, a colpi di carta bollata. L’oggetto della disputa è il vecchio maniero della cittadina la cui proprietà viene reclamata da una antica famiglia appartenente alla nobiltà aiellese che, secondo quanto si dice, possiederebbe un antico documento di proprietà di epoca spagnola; e dal Comune che ne rivendica l'acquisizione della titolarità e della relativa area esterna di accesso «per possesso ad usucapionem e, comunque – come è scritto in una delibera di Giunta - , la servitù di uso pubblico esercitata da questo Ente e dalla collettività locale ab immemorabile».

La vicenda, dunque, dopo anni di controversie, passa all’esame dell’autorità giudiziaria che dovrà accertare a chi effettivamente appartiene il monumento storico di architettura militare che è un dovere recuperare al più presto alla memoria e alla fruizione dei turisti.

Già nel 2004, il comune aveva contestato l’assegnazione di alcune particelle fatta «d’ufficio» dall'Agenzia del Territorio di Cosenza nonostante queste risultassero invece già inserite nella ricognizione dei beni patrimoniali comunali dal 1995.

C’è da dire ancora che il castello era stato oggetto qualche anno fa dei lavori di consolidamento e riqualificazione ambientale dei costoni rocciosi per un miliardo e mezzo delle vecchie lire e di recente ha pure ottenuto un finanziamento per 240.000 euro dal Por Calabria per la sistemazione della via di accesso. Ed ora, la situazione non chiara della proprietà potrebbe ritardarne l’effettivo intervento.

Il comune comunque sembra avere le idee chiare e chiede «nella denegata ipotesi di mancato accoglimento delle anzidetto domande principali» - come è peraltro scritto nella delibera – «di ottenere il recupero delle ingenti somme sostenute da questo Ente sui beni in oggetto, a titolo di ripetizione di indebito o, in subordine ed in ogni caso, anche a titolo di indebito arricchimento ai sensi dell'art. 2041 C.C.».

Bruno Pino
12/03/2006
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