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Villa San Giovanni, manifestano in 30 mila per il no al ponte

noponte_19-12-0919 dicembre 2009, sono a casa un po’ malata, un po’ triste, volevo andare  a Villa S. Giovanni, ma mi tocca rimanere a riposo.

Fisso il monitor del computer collegato con il sito della retenoponte che trasmette la diretta della manifestazione nazionale per dire No al ponte sullo stretto.

Cerco di carpire i suoni, i rumori della manifestazione, per capire l’aria che tira, ma l’audio va e viene, mentre le immagini un po’ sfocate inquadrano un palco in allestimento. Sono le 12,00 ma non si hanno ancora notizie sull’avvio del corteo.  I treni provenienti dal nord che trasportano i manifestanti  non sono ancora arrivati. Sulla chat del sito www.retenoponte.it  si susseguono messaggi  un po’ frastornati:  “manca l’audio (…) manca il video (…) sono arrivati i pullman? … la stazione è aperta?”

Dalle poche righe digitate nervosamente, da chi suo malgrado non è lì, si coglie tutta l’ansia di chi da casa vuol saperne di più,  e di chi è rimasto bloccato sul treno o sull’autostrada e non riesce ad arrivare alla manifestazione, pur essendo partito per tempo.

Sono le 12.20 il corteo non è ancora partito, forse un incidente sul lavoro, problemi alla linea, non si sa bene, l’audio del collegamento è scadente, ma le pale degli elicotteri che sorvolano la zona si sentono chiaramente.
Dal telegiornale apprendo che un operaio è morto sul lavoro.

Si saprà, più tardi, che sulla tratta Roma-Napoli vicino Cassino c’è stato un incidente, uno dei tanti e sempre più frequenti incidenti sul lavoro. Un operaio stava passando l’antigelo sui binari, mentre è stato travolto da un treno diretto per Torino.  Il TG riporta la notizia tranquillizzante che non ci sono ritardi per i treni che viaggiano verso nord, omettendo di dire cosa accade verso sud.

Sull’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria vicino Cosenza sembrerebbe che un TIR si sia rovesciato impedendo il transito delle auto. Un tempaccio. Non ci sono notizie sul mare, ma pare che  si sia verificato un terremoto del 4° con epicentro l’Etna.

Il quadro è plumbeo, e gli ombrelli che passano svagati davanti le telecamere  poste all’interno di una roulotte nella piazza raccontano una Villa S. Giovanni poco festosa. Ma a rincuorarmi arrivano alle 14,00 le immagini del corteo al TG regionale e poco dopo quelle del TG3.

Sono tanti, migliaia dicono, sono contenti di essere lì e rilasciano interviste convincenti con  argomentazioni precise: “il ponte non serve, occorrono  strade e linee ferroviarie sicure, efficienti, … bisogna curare il territorio che frana sotto il peso del cemento,   … il lavoro intorno al ponte (se mai si farà) è un affare per le mafie”.
Donne, uomini, anziani, qualche bambino, 50 artisti, pare anche Win Wenders, 150 associazioni. Forse sono 20.000, dice qualcuno ai microfoni della diretta, certo solo alcuni  sono riusciti ad arrivare, molti altri sono rimasti bloccati  sull’autostrada, sui treni. Ma mentre provo a fare due conti, dal palco arrivano parole concitate, qualcuno si è sentito male, pare che sia  “un compagno di … Badolato  (…) dopo un intervento piuttosto accalorato si è sentito male”. “L’unica autoambulanza presente è arrivata dopo  ’40 minuti”. La voce strozzata, che prega le persone presenti di rimanere calmi, dice che a bordo non c’era neanche la bombola d’ossigeno “niente per rianimarlo”.

I manifestanti sono indignati, la folla ruggisce … e alle 15.41 si teme il peggio. Ad aumentare l’ansia la notizia di un bambino che si è perso. Il messaggio ripetuto più volte al microfono raggela, ma dopo un po’ viene fortunatamente ritrovato, insieme alla calma necessaria per affrontare un mondo duro che a Copenhagen raggiunge “un accordo minimo” giusto  per non dire che il summit è fallito. Non si tratta di obblighi vincolanti, ma solo di raccomandazioni. Già, come se bastassero.
Ma alle 18.05 la notizia che Franco Nisticò, ex sindaco di Badolato, è morto toglie il respiro e riporta in questo pezzo d'Italia. Rileggo per capire meglio sulla chat, ma è così. La manifestazione viene  interrotta, i concerti serali annullati.

Fin qui la cronaca di una giornata dura, livida, con morti sul lavoro, morti ad una manifestazione pacifica, il sistema dei trasporti italiano e calabrese  in ginocchio per il maltempo, per un pò d'inverno.
Una giornata durissima,  che ci racconta molto di una esistenza fragile, legata spesso ad un filo. Una giornata dura ed angosciosa, ma importante per la Calabria, e non solo, che a distanza di poco più 20 giorni è riuscita ad organizzare una seconda manifestazione nazionale sui temi della difesa del territorio, dell’ambiente e della legalità. Era, infatti,  dallo scorso 24 ottobre  la manifestazione svoltasi ad Amantea per dire Basta ai veleni.  Una manifestazione che ha portato 30.000 persone in un paese di mare della Calabria, per le stradine addormentate da un autunno insistente.

30.000 consapevolezze che a partire da sé hanno deciso responsabilmente di avviare un  percorso da cui non si torna indietro:  difendere e presidiare il territorio, combattere con la denuncia  e la presenza civile il malaffare. Persone  che si chiedono e pretendono risposte a domande sul  perché quell’autoambulanza sia arrivata così in ritardo e non fosse adeguatamente attrezzata.

Il velo dell'indifferenza è stato infranto non si accetteranno segreti e bugie.

Nadia Gambilongo, Associazione MEDiterranean MEDIA [www.medmedia.org]

20/12/2009
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2 commenti.

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brunopino66

perché vergognare? Ancora, caro Libero, in Italia c'è libertà di espressione. Sulla questione del lavoro, è evidente che ci sono diversi modi di intendere lo sviluppo. C'è quello che si basa sul cemento cemento cemento cemento e cemento, sul consumo indiscriminato del pianeta (tanto di quelli che vengono dopo che ce ne frega...), sui rifiuti, sul nucleare, ecc. ecc.: e c'è chi invece crede che le risorse sulla terra non siano infinite e che bisognerebbe avere più rispetto per il nostro pianeta. Ne consegue, detto in parole semplici, una unica strada che è quella dello sviluppo sostenibile. Significa, cioè, ritornando alla questione del ponte, non buttare una montagna di cemento su uno dei posti più belli del mondo poiché non è una priorità,non è tecnicamente fattibile (così dicono gli uomini di scienza) ed è totalmente inutile, oltre che dannoso (sentito parlare di autostrade del mare o degli aerei?; e poi quelli di reggio per imboccare il ponte devono fare un giro di un'ora). Sul fatto del lavoro, hai ragione. Sarebbe meglio della fabbrica di san pietro e i lavori durerebbero un centinaio di anni. E sai quanti soldi nelle tasche della mafia e della 'ndrangheta? E poi, lo sai che non esiste nemmeno il progetto definitivo e nemmeno dunque quello esecutivo? La posa della prima pietra il 23 dicembre significa includere un lavoro inizialmente non previsto (la variante di cannitello), che di fatto sarà considerato l'inizio del ponte e quindi, se nel caso l'opera non si farà, la penale che il governo dovrà pagare a favore del general contractor sarà di un sacco di soldi. Impariamo un po' a pensare con le nostre teste di CITTADINI (E NON DI SUDDITI) e non con quelle della politica. Buona giornata, bruno pino


chi ha manifestato si dovrebbe vergognare,il ponte si deve fare(pensate solo al lavoro che uscira).

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