Vi segnaliamo un interessante articolo dello storico dell'arte, Gianfrancesco Solferino, che ancora una volta, lancia l'allarme per recuperare la magnifica Cappella Cybo, ad Aiello Calabro, "Un unicum per tutta la Regione, una perla preziosa da conoscere, da restaurare, da valorizzare".
Qui il
LINK per leggere il contributo di Solferino appena pubblicato sul sito
CA.LI.PER. "
Un altro tentativo - ha riferito Gianfrancesco Solferino
- per riaccendere i riflettori su una realtà monumentale della nostra Regione ormai in stato di totale fatiscenza. Ciò con la speranza che si risvegli negli organi preposti alla tutela e nella Regione Calabria anche attraverso il web un rinnovato interesse verso la conservazione di questo ingente patrimonio".
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Aiello Calabro (CS), 6 ottobre 2014 - Sono vere e proprie emergenze monumentali quelle che costellano il territorio calabrese. Tesori ancora oggi "nascosti" ed emblemi di una civiltà artistica faticosamente sfuggita alle catastrofi naturali e all’improvvida mano dell'uomo. La loro cospicua presenza, innestata nella bellezza a tratti ancora selvaggia della Regione, è testimoniata da luoghi come Aiello, rocca impenetrabile posta tra le balze della cordigliera tirrenica della provincia di Cosenza e feudo dei serenissimi Cybo Malaspina di Massa dal 1574 al 1806.
Qui, il duca Alfonso, figlio del principe Alberico, fece erigere nel 1597 la Cappella di famiglia all’interno del Convento dei Frati Minori Osservanti, dedicandola a Nostra Signora della Grazia. Così, tra le vestigia rinascimentali della Chiesa francescana, segno della munificenza dei Vicerè Siscar di Spagna, per lungo tempo conti di Aiello, nacque il più grande capolavoro della Maniera toscana in Calabria, oggi in gravissimo stato di abbandono: la Cappella dei duchi Cybo Malaspina di Aiello Calabro.
Per redigere il progetto del nuovo sacello, a testimonianza del continuo rifiorire delle scuole locali e l'interazione con le maestranze d'oltre regione, giunsero nella città ducale gli architetti toscani Andrea Cioli e Francesco Matini. Dalla vicina Messina invece, fu chiamato l'abile scalpellino Pietro Barbalonga perché traducesse nell'arenaria bianca locale l'erudito capriccio che celebrava l'inizio di una nuova era feudale ad Aiello.
Sebbene sofferente per gravi problemi conservativi e statici, la Cappella dei Cybo accoglie ancora oggi i fedeli e gli appassionati d'arte lasciando tutti a bocca aperta. Nella penombra del pronao della Chiesa, all’interno della severa griglia architettonica, la fronte monumentale incastona eleganti citazioni della cultura manieristica toscana post michelangiolesca, interpretata con eleganza da Barbalonga. Egli non lesinò in creatività e finezza esecutiva, ricreando figure antropomorfe desunte dal non troppo lontano repertorio figurativo della Roma pagana.
Come in un sapiente confronto tra sacro e profano il volto sereno della Madonna della Grazia e le criptiche visioni lapidee dai profili diabolici si sovrappongono, si interpellano, fondendosi per sempre nella visione unica e irripetibile dell'arte.
Un unicum per tutta la Regione, una perla preziosa da conoscere, da restaurare, da valorizzare.
Accade così che da quattro secoli a questa parte a chiunque varchi il portale di arenaria segnato dalle erme di Pietro Barbalonga, sia data la possibilità di incontrare le suggestioni della storia e i capolavori di un'arte senza età, senza limiti geografici, senza frontiere ideologiche. Espressioni di una civiltà artistica - come solo quella italiana può essere - spese per il sacro, qui, tra le giogaie ubertose e le vestigia trimillenarie che sfidano il tempo sulla rocca aiellese.