Individuato un punto preciso il cui terreno, una volta libero dai massi, sarà esaminato per verificare se risulta contaminato da sostanze pericolose.
Da stamattina i mezzi dei vigili del fuoco, gli uomini del Nucleo operarativo ecologico di Catanzaro e i tecnici dell’Arpacal sono all’opera per rimuovere i massi che coprono un terreno sospetto. La vicenda prende spunto dall’inchiesta pubblicata sul Corriere della Calabria
Amantea, 14 maggio 2012 - L’operazione verità è iniziata nella valle dell’Oliva. Stamattina i mezzi dei vigili del fuoco hanno iniziato a rimuovere i pesanti massi che coprono un lembo di terreno nell’area del fiume Oliva ad Amantea nel cui sottosuolo sarebbe stato interrato qualcosa di sospetto. La vicenda prende le mossa da un’inchiesta del Corriere della Calabria che ha documentato un presunto, nuovo caso d’inquinamento dei terreni dell’Oliva. Un’area già passata agli onori della cronaca per l’inchiesta avviata fin dal 2008 dalla Procura della Repubblica di Paola sulla presunta ipotesi di disastro ambientale causato proprio da migliaia di metri cubi di materiale altamente pericoloso – per lo più fanghi industriali, provenienti da fuori regione – che, secondo gli accertamenti effettuati dagli inquirenti, sarebbero stati interrati nella zona. Un’inchiesta delicata che ha portato all’arresto dell’imprenditore amanteano, Cesare Coccimiglio (poi scarcerato dal Tribunale della libertà di Catanzaro) e all’incriminazione di altre quattro persone accusate a vario titolo di aver permesso l’interramento del materiale tossico-nocivo che avrebbe contaminato i terreni e le acque superficiali e profonde della vallata. L’operazione iniziata stamattina – su disposizione del procuratore capo, Bruno Giordano, titolare dell’inchiesta sull’Oliva – sta impegnato decine di uomini appartenenti al comando vigili del fuoco di Cosenza, al nucleo operativo ecologico di Catanzaro dei carabinieri e ai tecnici dell’Arpacal di Cosenza. Sul posto è arrivato da Roma un enorme ragno meccanico nella disponibilità del comando nazionale dei vigili del fuoco che dovrà provvedere ai rimuovere i massi. Inoltre dal comando provinciale di Reggio Calabria è stata dislocata in zona una grossa escavatrice che penetrerà nel sottosuolo per consentire ai tecnici dell’Arpacal di prelevare campioni di materiale da analizzare. I sospetti degli inquirenti, stimolati dagli scatti fotografici pubblicati sul nostro settimanale, si sono concentrati in quest’area limitrofa all’azienda dell’imprenditore edile finito nell’inchiesta della Procura paolana. In particolare quegli scatti, riportati a dicembre scorso sul Corriere della Calabria, ritraevano alcuni mezzi – almeno tre camion di grosse dimensioni, due escavatrici e una pala meccanica – intenti a gettare, in un grosso fosso, del materiale scuro e poi a ricoprire il tutto. Altre foto, pubblicate sul settimanale, testimoniavano infine che quella stessa area era stata interamente coperta da grossi massi. Da qui i sospetti della Procura che ha aperto un apposito fascicolo su un presunto nuovo caso d’inquinamento della valle dell’Oliva. Le operazioni avviate oggi – fanno sapere i tecnici – dureranno tre giorni. Sarà compito dei tecnici dell’Arpacal, infine, accertare cosa sia stato interrato nel sottosuolo. Le analisi dei laboratori di Cosenza sveleranno, infatti, di cosa sia composto il materiale interrato.
Roberto De Santo
Fonte: comitatodegrazia.org