Guglielmo Ragozzino
L'affare dell'energia è formidabile; un po' complicato, magari. Ieri Italia e Francia si sono accordate per un programma nucleare che in ipotesi potrebbe portare alla costruzione di quattro centrali in Italia nel giro di una decina di anni.
Le centrali non serviranno a risolvere i problemi energetici o ambientali italiani che sono diversi e maggiori. Grandi spazi di apprendimento scientifico non ce ne saranno: un altro obiettivo mancato. I francesi infatti sono titolari da molti anni di una loro tecnologia che riprodurranno tal quale da noi. Noi, in cambio, toglieremo dai guai la società francese del nucleare, Areva, che ha difficoltà a piazzare i suoi reattori. Nessuno al mondo li compra. Ma queste sono considerazioni meschine, come lo sarebbe contrapporre al nucleare il risparmio energetico o le rinnovabili. Da una parte vi sono grandiosi investimenti per imprese potenti che muovono capitali enormi; dall'altra piccole attività di persone comuni che vorrebbero scegliere, decidere della propria vita.
I francesi dell'Edf, Electricité de France, controllano in Italia la vecchia Edison, destinata, nel modello liberista, a svolgere il ruolo di concorrente di Enel. In nome dell'Europa, Edf ha avuto libertà di movimento. Ma in nome del grande capitale ha fatto un accordo con Enel, sottoscritto, ieri dai presidenti, Nicolas e Silvio. Edf ed Enel non saranno più veri concorrenti, ma soci, a braccetto. Nei dieci o quindici anni necessari a produrre il primo chilowatt, Edf, proprietaria delle centrali nucleari francesi, venderà a tutti i distributori italiani l'energia elettrica in eccesso che le è tecnicamente impossibile immagazzinare. I vantaggi per l'industria elettrica italiana saranno nell'importare energia al prezzo di liquidazione dei francesi e metterla in vendita nella rete italiana al prezzo maggiorato del sistema italiano. Inoltre i costruttori nazionali - Marcegaglia a capo della fila - potrebbero ricavarne qualche commessa.
L'impegno preso dal governo italiano, il primo tifoso di Enel, è quello di garantire l'ordine pubblico nei dintorni delle erigende centrali. Il sistema italiano dei reattori atomici è stato fermato dalla volontà della popolazione, venti e più anni fa. Più tardi, in questo secolo, un'intera regione, la Basilicata, ha impedito di scaricare a Scanzano Ionico le scorie di tutte le centrali dismesse. Così i francesi avranno chiesto - e ottenuto - garanzie e assicurazioni economiche: simili eccessi non si ripeteranno, avranno promesso in coro l'Enel e il governo italiano.
La gestione delle scorie è il motivo addotto da Obama per chiudere di nuovo ogni finanziamento governativo ai programmi di nuove centrali nucleari in Usa. Qui in Italia rimane un mistero.
Come altri misteri sono i siti per le centrali, i modelli stessi del nucleare all'italiana, tenuto conto che quello auspicato ancora non esiste, e soprattutto il nome di quel generoso mecenate che pagherà per gli studi e le prime esperienze del futuro atomo. Ma - volete scommettere? - il suo nome è Pantalone.
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