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Diamo un segno di vita

Marco d'Eramo

È arrivato il momento di dire basta. Basta allo spettacolo immondo di una morte infinita data in pasto ai mercantaggi clientelari nella buvette di Montecitorio. Basta al comportamento osceno del nostro primo ministro che fa prove di golpe sul corpo inanime di una donna di 37 anni che da troppo esiste senza più essere. Un premier che sfrutta per calcoletti politici lo strazio di una famiglia. Un magnate delle tv che per la prima volta in vita sua non presta attenzione all'audience, visto che l'80% degli italiani concorda con la famiglia di Eluana Englaro.

Un cuor di leone che minaccia un colpo di stato, in pratica l'impeachment del presidente della Repubblica, se il Quirinale non gli consente subito di calare le braghe in tutta libertà ai dettami del Vaticano.

Perché, certo, questo pontificato è intollerabile. La sua protervia è inaudita. In nessun altro paese al mondo la Santa sede si permetterebbe nemmeno la centesima parte di quanto ci impone. Si è detto che Benedetto XVI sta causando al cattolicesimo e alla sua immagine nel mondo quel che George Bush ha fatto agli Usa. Ma sono affari del Papa, e non sta a noi insegnargli il mestiere: lo esercita come pensa meglio, anche col cinismo di buttare tutto il peso della soglia di Pietro sul corpo inerme di una donna.
Quello che invece ci fa vergognare di essere italiani è il servilismo dei nostri ministri che scodinzolano e riportano l'osso al porporato di turno, è un governo che per decreto sancisce la violazione delle nostre leggi, delle sentenze, della volontà della famiglia, e del comune sentire del popolo italiano.

D'altronde, che ne può capire del dolore umano un politico che crede solo nel lifting, nella botulina e nel tricotrapianto? Ma anche questo governo in fondo fa il suo mestiere di Lazarillo de Tormes, di servo che diventa padrone a furia di servire. Ed è tanto più preso dal delirio di onnipotenza quanto più è servo. E Silvio Berlusconi è talmente prono al Vaticano da prendersi per il segretario personale di Dio, tanto da arrogarsi lui la decisione sull'altrui vita e morte, e affermare che Eluana «potrebbe anche procreare figli». Quel che davvero ci fa vergognare è la nostra inerzia. È muta ogni opposizione. È in corso una battaglia di princìpi da cui dipenderà la forma della nostra convivenza e invece le sinistre più o meno radicali e il Pd di Veltroni si estenuano sul quel 4% di dignità che gli resta.

Su questa vicenda siamo tutti come i marinai delle antiche galere che per esprimere il malcontento potevano solo emettere un «Muuhh..» a bocca chiusa. Mugugnamo, ma neanche in pubblico, sulla tolda, bensì nel segreto delle nostre case, solo con gli amici: prove generali di dissenso sotterraneo in regime autoritario. Ma se non riusciamo a farci sentire se questo terreno, su cui siamo egemoni, come speriamo di risalire la china là dove siamo minoranza? Mai avrei immaginato di finire «maggioranza silenziosa». 
E allora che aspettiamo? Muoviamoci, diamo un segno di vita.

 

Pubblicato sulla prima del manifesto, 07/02/2009

fonte: Il Manifesto.it
07/02/2009
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