Si racconta che sotto Diocleziano, nel 304, Lucia, appartenente ad una famiglia aristocratica siracusana, subisce il martirio per ordine del governatore Pascasio. Altre fonti ricordano il rifiuto della giovine di sposare un tribuno romano, il quale la punì facendole cavare i bellissimi occhi, o secondo altre, fu proprio lei a cavarseli e mandarglieli, riponendoli in un piattino, dato che il tribuno ne era rimasto affascinato.
Ma al culto della santa che la Chiesa ricorda il 13 dicembre si innestano anche credenze popolari. Quella che trae origine dal sapere contadino - comune ad Aiello come in tutti i paesi calabresi -, vuole che a partire dal 13 dicembre, per prevedere il tempo meteorologico dei vari mesi dell'anno seguente, si cominciasse a contare i giorni che mancavano per Natale. Per cui il 13 era gennaio, il 14 febbraio e così via fino al 24 riferito a dicembre. Si era convinti che le stesse condizioni di tempo registrate nei "giorni contati" si sarebbero ripetute nei mesi corrispondenti.
A parte però queste credenze contadine, la festa di santa Lucia è sempre stata come una porta per il Natale e, per i contadini, l'ultima occasione per fare le ultime provviste prima del lungo inverno. Così la fiera che si ha in occasione di santa Lucia, protettrice tra l'altro della vista (in questi giorni la luce solare è al minimo per la brevità dei giorni) e di Siracusa (era nativa di quella città), ha conservato per tanti anni quell'antico sapore.
Ad Aiello, per tradizione, la fiera cadeva il venerdì, il sabato e la domenica successiva al 13 dicembre. Piazza del Popolo, meglio conosciuta come "a Praca" (dal greco roccia), era piena all'inverosimile di "ferari". La parte più eminentemente religiosa si svolgeva in San Giuliano.
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