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Versione adatta alla stampa

Domenica In, propaganda di regime

 

di Cinzia Sciuto

Ecco come si convincono gli italiani della necessità della riforma della giustizia. Ingredienti: domenica pomeriggio su Raiuno, un conduttore con l’occhio da pesce lesso e qualche linea di febbre (uno come Massimo Giletti potrebbe essere l’ideale), un paio di reduci della televisione che fu come autorevoli opinionisti (tipi come Claudio Lippi ed Eleonora Giorgi, per intenderci), uno che dice di essere un massmediologo, possibilmente vestito un po’ strano che fa tanto moderno e anticonformista (un Klaus Davi potrebbe essere perfetto). Aggiungi una spruzzata di pseudo giornalismo con ghigno d’ordinanza (un nome a caso: Nicola Porro) e, per dare la parvenza di un piatto equilibrato, prendi una giornalista che ha fama di essere una tosta (una che ha lavorato con Santoro, come Maria Grazia Mazzola, per esempio). Ciliegina sulla torta: prendi un magistrato di provincia (nello specifico Cremona) con la faccia da bravo ragazzo che ha fatto bene i compiti e mettilo a confronto con un magistrato che c’ha la faccia di uno che rompe le scatole al potere (nello specifico, Roberto Scarpinato di Palermo).

E’ il piatto che è stato servito davvero domenica pomeriggio dal servizio pubblico del nostro paese. La trasmissione (Domenica In) prendeva spunto dall’allarme lanciato dal presidente della Repubblica qualche giorno fa sull’“intollerabile durata dei processi” in Italia. Partenza buona, visto che il vero grosso problema della giustizia del nostro paese è proprio quello della grandissima inefficienza del sistema, che non riesce a garantire quella “ragionevole durata dei processi” che la nostra Costituzione si ostina a proclamare. Ovviamente, però, il conduttore non si è minimamente sognato di segnalare che questo problema con la riforma della giustizia che sta proponendo il centro-destra – e sulla quale il centro-sinistra si è dichiarato pronto a collaborare – non c’entra nulla. Ci ha provato la Mazzola, ma naturalmente il nostro valente Giletti non ha dato cenno di raccogliere la segnalazione. E c’ha provato ovviamente Scarpinato, che mentre parlava era una specie di sorvegliato speciale, con Giletti subito pronto a togliergli la parola non appena il magistrato osava dire qualcosa fuori dal copione (cosa che per fortuna ha fatto continuamente).

Come, per esempio, che se i tempi di prescrizione vengono dimezzati (come è stato fatto con la legge Cirielli) diventa ancora più difficile arrivare a sentenze definitive. Oppure che la ragionevole durata dei processi non è affatto un interesse generale, visto che ci sono molti imputati che non hanno il minimo interesse a che il processo si concluda in tempi brevi e che la tirano per le lunghe finché possono (e finché interviene la prescrizione, appunto). Oppure ancora, che la durata dei processi non si riduce impedendo ai magistrati di scoprire i reati, come si vuole fare limitando le intercettazioni. Tutte cose che evidentemente non interessavano affatto al conduttore, che la buttava continuamente sul personale. La tesi di fondo della trasmissione, infatti, era – e c’era da aspettarselo – che il problema della giustizia nel nostro paese sono… i magistrati! Perché infatti – si chiede l’ottimo Giletti – a Cremona sono riusciti a digitalizzare tutti i fascicoli e non si riesce a fare la stessa cosa nel resto d’Italia? E’ una questione di capacità e di volontà dei magistrati, chiosa Giletti. Inutile che la Mazzola cercasse di spiegare che prendere Cremona a modello generale non aveva alcun senso, in un paese in cui intere regioni sono dominate da potentissime organizzazioni criminali. Ma la logica e l’analisi in trasmissioni di questo genere sono degli sconosciuti. Interessa solo suscitare un generico e confuso sentimento di indignazione (“Vedi, a Cremona lo fanno, allora c’ha ragione Brunetta che ‘sti magistrati sono dei fannulloni!”), in modo da creare un ambiente favorevole per realizzare una riforma della giustizia che nulla – completamente nulla – fa per risolvere i veri problemi della giustizia. Si chiama propaganda.

(22 dicembre 2008)

fonte: MicroMega di Repubblica.it

24/12/2008
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