"La mia, la nostra solidarietà, è fin troppo scontata, quanto lo è la nostra rabbiosa impotenza immediata; ma come Giacomo ci ha sempre detto, il miglior modo di dire è il fare; contrastare la mafia ed i mafiosi con l'agire quotidiano, con l'impegno comunitario e comune nel rifiutare relazioni, amicizie, sorrisi e strette di mano con coloro che sappiamo essere mafiosi, nella nostra città, nel nostro quartiere, nella nostra strada: Bere il caffè insieme al mafioso, offrirglielo o farselo offrire, magari per timore o per non volersi "scoprire", comprare nel suo negozio, chiedergli o accettarne il voto, bere nel suo bar, usare le sue ruspe ed il suo cemento, significa legitimarne il potere, farlo sentire onnipotente, convincerlo che tutti stanno ai suoi piedi e che lui tutto può fare contro la legge, significa aiutarlo a reclutare il suo esercito di disperati... combattere la mafia significa essere di esempio ai giovani, aiutarli a fare battaglie positive partendo dai bisogni di ognuno. Combattere la mafia significa innanzitutto combatterla dentro di noi, nella nostra mente, nei nostri atteggiamenti, nelle nostre relazioni sociali, nel nostro esserci, qui ed ora, in ogni istante della nostra vita... la mafia si combatte con i fatti più che con le parole: Solo quando i Giacomo Panizza saranno migliaia e migliaia la mafia sarà sconfitta".