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Istituto Papa Giovanni: UN'ALTRA STORIA DI CLIENTELISMO

"Istituto Papa Giovanni" a Serra d'Aiello, Calabria, alias la casa degli errori. Forse l'esempio più crudo e duro dei frutti del male del clientelismo all'italiana. Una struttura, la più grande in Calabria per il ricovero di malati cronici e mentali, dove ci si è occupati di molti interessi tranne di quelli dei pazienti stessi. Decessi non registrati, cartelle cliniche sparite, pazienti scomparsi. Una struttura chiusa nel 2009 usata dai padroncini locali per coltivare i propri voti e riempirsi il portafoglio. Circa 30 i milioni di euro scomparsi chissà dove, circa 500mila gli euro di finanziamento stanziati dalla Regione chissà a chi. Un ruba-ruba generale che ha fatto sparire tutto, tanto che si calcola che dei 195 euro giornalieri di retta solo 10 venissero spesi per i pazienti. Un istituto che è arrivato ad ospitare fino a 9000 vite umane, persone bisognose di cure e aiuto. 9000 salvadanai per chi invece gestiva la clinica, da usare e spremere per ingrassare il proprio tornaconto. Interessi che hanno riempito la struttura a colpi di clientela, con il personale interno arrivato a contare le 2000 unità. Un mostruoso abominio che è imploso in se stesso nel giugno 2009, dopo aver rischiato più volte la chiusura, come nel 2006 per questioni igienico sanitarie. E poi i pazienti scomparsi nel nulla, come Bruno Zucco, 46 anni, Pasquale Minore, 55 anni, Pietro Bassano, 39 anni, Domenico Pino, 29 anni, Pietro Tiano, 69 anni, Salvatore Di Tommasi, 58 anni. Nomi e cognomi di vite umane usate, calpestate, infine dimenticate; grossi punti interrogativi di un sistema terribile e assurdo. Ancora indaga la Procura di Paola, cercando di far luce in una faccenda oscura quanto sporca. Ma quanto é difficile indagare fino in fondo in Calabria... Oggi l'ultimo dei corollari di questa storia senza nome: la tragedia dei cassintegrati dell'Istituto Papa Giovanni, centinaia di lavoratori con famiglia a carico che si trovano a pagare per gli illeciti altrui. Famiglie senza reddito che condividono con gli ex pazienti le sorti meschine di una delle più grandi vergogne che, purtroppo, inquina la nostra Calabria. A Serra d'Aiello il becero clientelismo che da sempre insanguina il Mezzogiorno ha forse raggiunto il suo zenit, passando sopra tutto e tutti, vite umane comprese. Una mentalità che antepone il proprio benessere spicciolo, il proprio mero tornaconto a tutto il resto non può che avvelenare l'intera società. Il clientelismo é forse il male peggiore del nostro Paese, perché con la sua ottica miope e lasciva sacrifica gli interessi e il futuro di un intero popolo a vantaggio dell'immediato e dell'effimero del signorotto di turno. Quanti soldi sono finiti nelle casse degli amministratori locali del Meridione? Quanti assegni da milioni di euro sono arrivati da Roma e poi da Bruxelles? Un argomento duro e difficile, nel quale chi indaga rischia grosso, e io lo so bene. Il settore dei finanziamenti e dei fondi pubblici, un immenso calderone in cui i prenditori nostrani non si stancano mai di affondare le mani, avidi quanto spietati. Un sistema che non lascia spazio al futuro, che sfrutta e calpesta il presente e fa rimpiangere il passato. Questo é successo a Serra d'Aiello, dove i pazienti sono diventati le "batterie" di un sistema corrotto e il lavoro la "moneta di scambio" del silenzio richiesto, forse imposto, dal potere. Ieri i pazienti, oggi gli ex dipendenti, si trovano a pagare le conseguenze di quest'abominio. Ancora una volta bisogna ricucire le ferite di una piaga che affligge la nostra Calabria. Qualcuno è stato arrestato, come il "prete in Harley Davidson", personaggi fantasmagorici che solo in Italia riescono a sbocciare. Ma non basta, c'è bisogno di andare a fondo di questa vicenda oscura e marcia, c'è bisogno che tutti i calabresi dicano " basta" a questo sistema mafioso e indegno. Intanto, per pagare i debiti, all'Istituto Papa Giovanni si è aperta l'asta.

Link: www.demagistris.it/

Claudio de Magistris
16/02/2011
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