Il termine Digital Divide
Con Digital Divide si intende alla lettera divario, divisione digitale: esso viene inteso come mancanza di accesso e di fruizione alle nuove tecnologie di comunicazione e informatiche. Da qualche anno ormai si parla di questo argomento, che con il passare del tempo riguarda aspetti sempre diversi delle nuove tecnologie e non solo: molti sono gli aspetti anche sociali della questione. Storicamente, i primi che parlarono di digital divide furono Al Gore e Bill Clinton, quando, all'inizio degli anni novanta, intrapresero una politica di forte sviluppo e potenziamento dell'infrastruttura di internet negli Stati Uniti.
Il concetto di "divario digitale" era riferito alla difficoltà di accesso a internet in determinate zone del paese (difficoltà intesa anche sotto l'aspetto dei costi).
In quegli anni internet esplode come fenomeno di massa e diventa sempre di più un mezzo di lavoro e di business: non essere connessi alla rete (o non avere gli strumenti cognitivi per farlo), significa quindi essere relegati ai margini della società.
Con il passare del tempo, la "rivoluzione internet" inizia a interessare un po' tutto il mondo industrializzato e queste tematiche cominciano ad essere sentite anche in altri paesi fino a raggiungere anche il sud del pianeta.
Analisi del digital divide italiano in europa
Il
presente documento vuole rappresentare un’analisi della
situazione italiana sulla banda larga, in rapporto agli altri paesi
europei.
Poiché la tecnologia xDSL, ed in particola l’ ADSL
è quella che ha
preso maggiormente piede i Europa, Italia compresa e rappresenta una
soluzione tecnica comunque di alto livello per la banda larga, essa
è stata il principale oggetto di osservazione della nostra
analisi.
Copertura ADSL: Aspetti Tecnici
La
tecnologia ADSL sfrutta il normale doppino telefonico per fornire
connettività a larga banda.
La realizzazione di accessi ADSL implica l’installazione
all’interno delle centrali telefoniche di nuovi apparati di
accesso ed alcuni interventi di adeguamento sulla rete in rame. Ogni
centrale deve poi disporre di collegamenti ad alta velocità
(generalmente in fibra ottica, in alcuni casi tramite ponte radio)
verso la rete di trasporto.
Situazione
Europea
Paese
|
Copertura
solo ADSL
|
Copert.
banda larga (escluso satellite e HDSL)
|
Fonte
|
Belgio
|
97%
(2001)
|
100
% (2001)
|
Governo
federale (www.fgov.be)
|
Svizzera
|
95%
(2002)
|
100%
(2002)
|
Commissione
Federale Comunicazioni (www.fedcomcom.ch)
|
Francia
|
95%
(2004)
|
99%
(2004)
|
Commissione
Europea (europa.eu.int/pol/infso/)
|
UK
|
90%
(2004)[1]
99,8%
(2005)
|
97%
(2004)
99,8
(2005)
|
Ufficio
statistico governativo (www.statistics.gov.uk)
|
Germania
|
95%
(2004)
|
100
% (2004)
|
Deutsche
Telekom (www.telekom.de)
|
Olanda
|
85%
(2002)
|
100%
(2002)
|
XS4All
(provider) www.xs4all.nl
|
Spagna
|
90%
(2002)
|
90%
(2002)
|
Studio
Università di Madrid (isabel.dit.upm.es)
|
Portogallo
|
90%
(2002)
|
90%
(2002)
|
Studio
Università di Madrid (isabel.dit.upm.es)
|
Irlanda
|
50%
(2002)
|
N.D.
|
DSL
forum report (www.dslforum.org)
|
Grecia
|
50%
(2002)
|
N.D.
|
DSL
forum report (www.dslforum.org)
|
1Non
considerando la nuova tecnologia ADSL di British Telecom che permette
di ottenere ovunque almeno 512K/128K.
Situazione Italiana
I doppini telefonici che escono dalle case degli italiani sono collegati
a circa 10.400 centrali telefoniche distribuite sul territorio
nazionale.
Dall’avvio del servizio circa 4000 delle 10.400 centrali sono
state ad oggi adeguate per offrire la banda larga, con una copertura
territoriale corrispondente circa all’80% della popolazione.
L'Osservatorio
Banda Larga dichiara che, con molta probabilità, il mercato
porterà ad aggiornare non più di 2000 centrali
entro il prossimo biennio, quindi entro la fine del 2006. Questa
situazione porterebbe ad avere circa il 10% della popolazione, quindi
all’incirca 6 milioni di persone, fuori da ogni possibile
servizio a banda larga che non sia di tipo satellitare.
In Italia quindi la scarsa copertura del territorio e costi ancor sempre alti rispetto al resto dell'Europa impongono un pesante handicap allo sviluppo tecnologico del nostro paese, ed i rischi connessi al divario digitale conseguente si fanno oggi sempre più concreti.
«La larga banda si configura quindi come un irrinunciabile strumento per rendere possibile quella trasformazione del sistema culturale, economico-sociale e produttivo, senza la quale il Paese rischia di essere escluso dalla competizione internazionale […] Lo sviluppo della larga banda in Italia deve pertanto essere considerato un obiettivo prioritario di politica economica […] In tale contesto è necessario pertanto un intervento del Governo per favorire uno sviluppo il più possibile omogeneo e tempestivo della larga banda in Italia.» Queste parole sono contenute all'interno di un documento con il quale vengono tracciate le linee guida con cui si fotografa la situazione italiana in quanto a banda larga. Correva l'anno 2002.
L'analisi di fatti, dati e attualità riferiti al cosiddetto "Digital Divide" pone oggi innanzi ad una realtà impietosa per il nostro paese. L'Italia paga infatti ancora doppio dazio nei confronti della banda larga: innanzitutto deve sopportare l'importante divario rispetto al resto dei paesi sviluppati, il che la pone in fondo alla lista dei paesi che godono di infrastrutture ed opportunità in materia; in secondo piano (ma semplicemente per un ordine analitico, non certo in quanto ad importanza) v'è la grave piaga del divario interno, che in italia per dirlo con la storia potremmo chiamarlo "la questione meridionale", questone che sembra non riusciamo a risolverla mai.
Come accennato sopra il raffronto con l'estero è impietoso. Prendendo come esempio la Francia, è possibile rilevare come i nostri “cugini” godano di una copertura ADSL pari al 95% della popolazione (dati 2004 della Commissione Europea), mentre per l'Italia la copertura è di appena l'80% (dati 2004 dell' Osservatorio Banda Larga ). 90% per Spagna e Portogallo, 95% per la Germania, 99.8% per l'Inghilterra.
Una finta soluzione: Il satellite
In Italia nel corso dell’anno 2004, anche da fonti governative, è stata proposta come reale alternativa ai servizi a banda larga terresti, il servizio satellitare.
Tale soluzione tecnologia non è assolutamente paragonabile a
quelle terrestri per i motivi di seguito analizzati.
Le offerte satellitari si suddividono in monodirezionale e
bidirezionale.
Le prime prevedono la possibilità di download dei dati
attraverso una parabola, mentre l’upload avviene tramite la
propria connessione ad internet, generalmente dial-up ed eventualmente
ISDN; in questo caso la limitazione è la
necessità di tenere comunque la linea occupata durante la
connessione e i costi stessi della telefonata.
Non considerando poi che anche utilizzando una flat dial-up questa,
come gli stessi operatori dichiarano nei loro contratti, non
è una connessione always-on, cosa che invece accade per le
connessioni in fibra ottica e adsl.
Le alternative bidirezionali prevedono la possibilità di
invio e ricezione tramite parabola, il loro costo si aggira
nell’ordine delle centinaio di euro mensili e con un costo di
attivazione e di attrezzatura nell’ordine dei 2000 euro.
Ulteriore limitazione tecnica di questo tipo di offerte è la
loro forte dipendenza dalle condizioni atmosferiche, le quali limitano
fortemente il segnale satellitare e in determinati casi impediscono la
corretta connessione.
La soluzione satellitare infine è fortemente limitata a
causa di un tempo di latenza molto alto, dovuto al fatto che il segnale
viene ricevuto e/o trasmesso da satellite, e questo tempo rende
inutilizzabile questo tipo di connessioni per molte applicazioni
multimediali quali videoconferenze oppure il gioco on-line ed in
generale per applicazioni real-time in Internet.
Questa limitazione tecnica è legata al fatto che la
velocità con cui il segnale viene trasmesso è di
circa 200.000 km/s e che i satelliti utilizzati per internet sono
quelli in orbita geostazionaria, i quali si trovano a circa 36.000 km
di altezza.
La vera soluzione
La
vera soluzione per combattere il digital divide in Italia è
fare quello che del resto hanno fatto la maggior parte dei governi
europei, cioè investire in copertura.
Gli altri paese hanno da tempo compreso che la banda larga è
un mezzo estremamente potente per lo sviluppo e i loro investimenti lo
dimostrano.
L’Italia in un certo senso è l’ultimo
dei primi, abbiamo circa 2 anni di ritardo rispetto agli altri paesi,
e ovviamente questo dato
potrebbe peggiorare se non si prendono decisioni entro breve.
Il 10 % di popolazione che resterà scoperta è un
dato sconcertante se paragonato alle percentuali di copertura sia
attuali che future del resto d’Europa.
Accanto agli investimenti, concreti, per l’estensione della
banda larga terrestre però non possiamo dimenticare
un’alternativa che permetterebbe, non di risolvere il
problema, ma sicuramente di coprire zone che attualmente sono fuori
dalle logiche di mercato, le quali hanno trainato effettivamente
l’estensione in Italia della banda larga; tale soluzione
è il wireless, la cui normativa qui in Italia è
fortemente limitativa non permettendo di fatto di sfruttare le reali
potenzialità del servizio.
Una revisione di tale normativa, in senso più liberale
permetterebbe a questo tipo di tecnologia di diventare una reale
alternativa alla copertura terrestre, cosa che è avvenuta
già in molti altri paesi, come ad esempio la Germania, e che
è fortemente incentivata anche dalle amministrazioni
americane.