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Il Natale e la gastronomia

Le tavole degli aiellesi, in questi giorni di festa, sono imbandite di ogni ben di Dio. A farne le spese, purtroppo, sono le pance di dame e cavalieri. Ma è anche vero che non si ingrassa, almeno così si dice, tra Natale e Capodanno, ma tra Capodanno e Natale. In ogni modo, meglio godere delle bontà che la tavola ci riserva e non pensarci più di tanto.

Tra le specialità che ingurgiteremo tra Natale, Capodanno, S. Stefano ed Epifania, vi sono vere e proprie bontà di casa nostra. Ovvero, i fichi lavorati, fatti in casa o dalle aziende specializzate presenti sul territorio. Il fico che si coltiva nel cosentino si chiama dottato o fico di S. Pietro, un frutto che al gusto si presente molto dolce. Una volta raccolto, si essicca al sole, e quindi viene lavorato dalle brave massaie aiellesi.

Diverse sono le varietà di lavorazione: crucette (i fichi vengono tagliati a metà, farciti con noci nostrane e un pezzetto di buccia di mandarino o arancia, disposti a croce e quindi infornati), palloni (fichi secchi caramellati al forno e avvolti in foglie di fichi, legati con fili di ginestra); jette (fichi al forno, infilzati in bastoncini di canne).

Un’altra tipicità che possiamo vantare è il pane di S. Martino. L’originale ricetta è ingiustamente passata come tipica della Liguria e della Toscana. Le origini di tale dolce - secondo la tesi di un produttore locale – sarebbero invece da considerare cosentine, e nella fattispecie aiellesi. Le regioni menzionate, avrebbero acquisito tale ricetta dalla famiglia Cybo, sottraendone la paternità agli aiellesi. Principali ingredienti: fichi, uva passa, noci.

Bruno Pino

24/12/2005
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