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L'acqua non si vende, si firma. Un milione e quattrocentomila firme.Nessuno aveva mai raggiunto un simile obiettivo che segna un primato nella storia repubblicana. Un milione e quattrocentomila firme. Nessuno aveva mai raggiunto un simile obiettivo che segna un primato nella storia repubblicana. Lunedì, davanti alla Corte di Cassazione, con gli scatoloni pieni di moduli fra le mani, la soddisfazione grondava dagli occhi felici dei promotori di questa campagna che è partita in sordina, senza nessuna attenzione mediatica e senza nessun supporto organizzativo di un certo rilievo. Un'iniziativa partita "dal basso", come si dice, dalla "società civile". Non c'è nessuna personalità a presenziare il Comitato promotore, solo uomini e donne senza alcun pedigree politico e con tanta passione civica. Gli unici noti, sono i costituzionalisti che hanno redatto i quesiti: figure del calibro di Stefano Rodotà, Ugo Mattei, Gaetano Azzariti. Il resto, cioè il grosso del lavoro, lo hanno fatto centinaia e centinaia di comitati locali, comunali, provinciali e regionali, in grado di mettere per strada migliaia di banchetti per la raccolta firme. Dal canto loro, comitati, che hanno rappresentato l'anima di questa campagna, non si aspettano molto dalle forze politiche il cui contributo nella raccolta firme non è stato particolarmente decisivo. Anzi, negli ultimi giorni hanno tenuto banco due notizie, particolarmente irritanti per il "popolo dell'acqua": la decisione del sindaco di Lamezia Terme, Giovanni Speranza, di Sinistra, Ecologia e Libertà, di cedere ai privati il 40% della società idrica municipalizzata e la decisione di un esponente di Sinistra, ecologia e Libertà e uno di Rifondazione comunista, di entrare a far parte del Consiglio di amministrazione della Arin Spa, la società privata, sotto controllo comunale, che gestisce l'acqua a Napoli. Segnali stridenti con lo spirito della campagna, non a caso fortemente biasimati dai Comitati per l'acqua pubblica di Napoli - che proprio ieri ha tenuto una sua conferenza stampa sulla vicenda - e calabrese. I comitati, del resto, non si limitano a raccogliere firme o a prepararsi al referendum ma in molti casi sono impegnati in azioni di resistenza contro le privatizzazioni. Il caso più eclatante è forse quello di Aprilia dove circa settemila famiglie sono vessate dalle bollette di Acqualatina, la cui proprietà è al 49% della multinazionale francese Veolia, con aumenti delle tariffe anche del 300% e perseguono un'autoriduzione di massa che prosegue ormai da diversi anni. Salvatore Cannavò22/07/2010 12:09:42 |
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