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Per una stagione costituzionale. La libertà è patecipazione

da: Serendipity, rubrica di Danilo Amendola

Si avvicinano le primarie del PD ed allo stesso tempo il PDL si avventura per la prima volta in questa giostra dell'"elettorato attivo". I partiti si pongono questioni assurde ci sono liti interne, ormai passata nel Pd, per stabilire le regole migliori e più favorevoli per favorire Tizio o Caio. Il punto di oggi era per il PDL che, sembra, abbiano deciso di far votare anche i minorenni ma dovranno pagare solo una piccola tassa, non si capisce perché, 12 euro! Gli altri pagherebbero invece 2 €, stesso dazio applicato dai cugini del Pd. Non c’è affatto partecipazione dei cittadini ma solo un comodo e proficuo show mediatico.

Qui di seguito ho raccolto una parte del manifesto di Gustavo Zagrebelsky su Libertà e Giustizia, un esempio di associazionismo e partecipazione che superà i confini dei partiti delle primarie. Racconta di come la nostra Costituzione meriti ancora di essere letta ed insegnata ai giovani e meno giovani, all'interno vi si trova "la traccia della risposta ai nostri maggiori problemi". d.a.

Nel frattempo però se ci allontaniamo “un poco dai particolari della cronaca politica quotidiana e cerchiamo di intravedere l’insieme dei fatti per ricavarne linee di pensiero e d’azione. Poiché nella politica le idee, le percezioni e le indignazioni che contano sono quelle che permeano le coscienze, fanno senso comune e muovono i comportamenti dei grandi numeri, vere o false che siano. In ogni caso, sono semplificazioni e, proprio per questo, sono efficaci. Poiché sono efficaci, esse sono, per l’appunto, “fatti”, non effimere impressioni che passano da sé.” Idee-fatto.

Proseguendo dal manifesto pubblicato dal Prof. Zagrebelsky, possiamo individuare alcune idee-fatto, nello specifico tre. Cioè: la “Casta”; l’uso distorto delle istituzioni servendosene per scopi personali; terza idea-fatto è che tutto s’equivale e che “sono tutti uguali”.

Tutte generalizzazioni sbagliate, pericolose. Ma sono fatti. Ai quali si danno risposte vuote ed inutili.

Non vogliono dire nulla riforme, moralità, rinnovamento, innovazione, merito, coesione, condivisione, giovani, generazioni future, ecc.: vuota retorica del nostro tempo che tanto più si gonfia di “valori”, tanto più è povera di contenuti. Chi mai direbbe d’essere contro queste belle cose?

Per uscirne? Atti di contrizione e segni di discontinuità ed una stagione costituzionale per vivere in libertà e giustizia.

I cattivi costumi si combattono con buoni costumi. Le leggi servono a colpire le devianze, ma nulla possono quando la devianza s’è fatta normalità. Prima di cambiare le leggi, occorre cambiare se stessi e, per cambiare se stessi, non occorre alcuna legge. Per chiedere rinnovata fiducia, occorrono ATTI DI CONTRIZIONE, segni concreti di discontinuità, non “segnali”, come si dice per dissimulare l’inganno.

Comprendiamo che la nuova legge elettorale, se ci sarà, dipenderà dagli interessi dei partiti, non degli elettori che vi troveranno ulteriori ragioni di distacco o di rabbia. La riforma, che avrebbe dovuto servire a riavvicinare eletti ed elettori, allargherà la distanza. Si persevera, invece, tentando di ritagliarsi comunque un posto o un posticino che conti qualcosa, in una barca che rischia di andare a fondo con quelli che ci sono dentro. Si pensa che non ce ne si accorga? e che ciò non porti altra acqua a chi vuol affondarla? Che insipienza!

Dove appoggiarsi per uscire dal pantano, per suscitare coraggio, energie, entusiasmo, in un momento di depressione politica come quello che viviamo? Dove trovare l’ideale d’una società giusta, che meriti che si mettano da parte gli egoismi e i privilegi particolari, che ci renda possibile intravedere una società in cui noi, i nostri figli e i figli dei nostri figli, si possa vivere in libertà e in giustizia? È sorprendente che non si pensi che questo ideale, questo punto d’appoggio c’è, ed è la COSTITUZIONE. Ed è sorprendente che si sia chiuso in una parentesi quel referendum del giugno 2006 in cui quasi sedici milioni di cittadini si sono espressi a sostegno dei suoi principi. Altrettanto sorprendente è che non si dia significato – forse perché non se ne ha nemmeno sentore – all’entusiasmo che accoglie, tra i giovani soprattutto, ogni discorso sulla Costituzione, sul suo significato storico e sul valore politico e civile attuale. Non c’è qui una grande forza che attende d’essere interpellata per cambiare la società?
Non è paradossale che ci si volga indietro per guardare avanti. Le difficoltà in cui ci troviamo non derivano dalla Costituzione, ma dall’ignoranza, dal maltrattamento, dall’abuso, talora dalla violazione che di essa si sono fatti. Eppure lì si trova almeno la traccia della risposta ai nostri maggiori problemi. Il LAVORO come diritto a fondamento della vita sociale, e non la rendita finanziaria e speculativa; i DIRITTI CIVILI e non le ipoteche confessionali e ideologiche sulle scelte ultime della vita; l’UGUAGLIANZA di fronte alla legge e non i privilegi per proteggere i deboli e combattere le mafie d’ogni natura; l’impegno a promuovere politiche di EQUITA’ SOCIALE E FISCALE e non l’autorizzazione a gravare sui più deboli per risolvere i problemi dei più forti; la garanzia deiSERVIZI SOCIALI e non la volontà di ridurli o sopprimerli; la SALUTE come diritto e non come privilegio; l’ISTRUZIONE attraverso la scuola pubblica aperta a tutti e non i favoritismi alla scuola privata; la CULTURA, iBENI CULTURALI, la NATURA come patrimonio a disposizione di tutti, sottratti agli interessi politici e alla speculazione privata; la libera INFORMAZIONE, come diritto dei cittadini e diritto-dovere dei giornalisti; ancora: laPOLITICA come autonomo discorso sui fini e non come affare separato di professionisti o tecnici esecutivi; la partecipazione all’EUROPA come via che porti alla pace e alla giustizia tra le nazioni, a più libertà e più democrazia, non più burocrazia e meno libertà. In generale, nella Costituzione troviamo la politica, il bene pubblico che più, oggi, scarseggia.

Invece, ancora una volta, come da trent’anni e più a questa parte, si ripete la stanca litania della prossima stagione come “stagione costituente”. Costituente di che cosa? Volete dire, di grazia, che cosa volete costituire? E credete con questa formula di ottenere consensi, tra cui i nostri consensi? Non viene in mente a nessuno che il nostro Paese avrebbe bisogno, piuttosto, di una “STAGIONE COSTITUZIONALE” e che chi facesse sua questa parola d’ordine compirebbe un atto che metterebbe in moto fatti, a loro volta produttivi d’idee, anzi d’ideali?

 

Qui puoi leggere il manifesto completo di Libertà e Giustizia.

Danilo Amendola
22/11/2012
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