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Serra. Igp, i dipendenti vanno dal PmScritto da Guido Scarpino - Calabria Ora 03/03/2009 PAOLA - Si “stabilizza” la protesta dei dipendenti dell'Istituto Papa Giovanni, che pure in mattinata ieri aveva conosciuto momenti di forte tensione anche davanti al palazzo di giustizia di Paola, dove un gruppo di lavoratori stava progettando di incatenarsi e minacciare gesti eclatanti utilizzando taniche di benzina (la protesta si è poi spostata a Serra d’Aiello). Sulle richieste c'è una scollatura: i sindacati regionali chiedono garanzie per il futuro dei dipendenti ma si preoccupano anche di avere un posto di lavoro dignitoso e di salvaguardare l'incolumità dei pazienti; i sindacati aziendali sono arroccati su una linea di intransigenza ed il loro obiettivo rischia di apparire quello di continuare con la precarietà del passato; una precarietà che ha consentito ruberie, intrallazzi, cattiva gestione dell'istituto e malasanità. Ma anche - è il caso di non tacerlo - disimpegno dai luoghi di lavoro, assenteismo e scarsa qualità delle prestazioni professionali. Imprimere una svolta a tutto questo e recuperare alla legalità una struttura ormai fortemente compromessa dopo tre lustri di saccheggi e cattive gestioni, è quasi impossibile senza interventi drastici come quelli, appunto, posti dalla procura di Paola, preoccupata principalmente di evitare che anche sotto la gestione giudiziaria dell'Istituto possano consumarsi nuovi illeciti. Lo ha spiegato lo stesso pm Eugenio Facciolla che ieri, quando gli animi si sono calmati, ha accettato di incontrare una delegazione dei sindacati aziendali ma solo per ribadire loro che in assenza di fatti concreti e di interventi immediati che ridiano credibilità ad una corretta gestione sanitaria è possibile sperare in una revoca del sequestro dell'Ipg. Sequestro che, in ogni caso, non può recidere se prima non vengono eseguiti i lavori urgenti e garantiti flussi finanziari adeguati alla gestione. Un conto che assomma a cifre da capogiro e che ben per questo ha spinto i commissari giudiziari a scrivere che l'istituto non è più recuperabile sotto l'aspetto finanziario e societario. Una dura sentenza rispetto alla quale la Curia, che resta proprietaria dell'immobile e che addirittura pensa di alienarlo nonostante lo stato delle cose, nulla ha avuto fin qui da obiettare. In sostanza nessuno contesta le gravi relazioni prodotte dagli amministratori nominati dalla procura, però pur non contestandole si cerca di aggirarne la portata. Certo i lavoratori non debbono trasformarsi nell'anello debole della catena, anche se molti di loro a leggere le carte dell'inchiesta giudiziaria, sono stati assunti non tanto per le qualità quanto per le amicizie e le parentele politiche vantate. Quando però ci sono centinaia di famiglie ed un’intera comunità che guardano alla struttura dell’Ipg come unico mezzo di sostentamento il problema c'è e va considerato. Di questo hanno discusso anche ieri sera il direttore generale dell'Asp Franco Petramala ed il prefetto Fallica. Al prefetto è stato consegnato il piano di attuazione dell'assistenza diretta ai 300 ricoverati dell’Ipg per come stabilito dall'ordinanza della procura. Nel farlo si garantirà il lavoro ai dipendenti che, dalla nuova gestione diretta, avranno da guadagnare se non altro la certezza di pagamenti corretti, completi e puntuali. Il posto di lavoro, insomma, sarà garantito forse non per tutti sarà possibile garantire anche la sede ma in Calabria non è il solo esempio di mobilità del lavoro. Qui il dramma è il lavoro che non c'è, sarebbe un egoismo ingiustificabile esasperare la lotta per il lavoro sotto casa, uno schiaffo ai tanti disoccupati di questa Regione. 03/03/2009 |
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