Una grave dimenticanza prefestiva mi ha portato a tralasciare uno degli eventi più importanti del mese di dicembre: l'ottantenario dell'eroe della divulgazione scientifica, Piero Angela ha infatti compiuto 80 anni (portati benissimo) proprio lo scorso 22 dicembre. "Piero mi scuso infinitamente". Per rendere omaggio alla figura del giornalista, scrittore, conduttore, etc. nei prossimi giorni raccomandiamo di leggere qualcuno dei suoi scritti.
Ricordiamo inoltre che Angela è uno dei soci del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) del quale vi consigliamo di visitare il sito web all'indirizzo www.cicap.org
Danilo Amendola
Piero Angela: gli 80 anni
di Mr. Quark
L’uomo che ha portato la scienza in tv ormai è un’industria della divulgazione
ALESSANDRA COMAZZI
TORINO
Un altro splendido ottantenne va ad aggiungersi alla ricca collezione italiana: Piero Angela compie gli 80 domani, roccioso segno del Capricorno. Festeggia lavorando, con i tre speciali di «Superquark» in onda su Raiuno: il 23 dicembre l'argomento sarà l'Egitto, il 30 la scoperta di Troia e il 7 gennaio l'oro di Cortés. Figlio di un medico vercellese, Angela nasce a Torino nel 1928, alla fine dei Cinquanta entra alla Rai come cronista e collaboratore del Giornale Radio. Ma è anche musicista, comincia a suonare il pianoforte a sette anni, e lo suona tuttora. A venti, «Peter» Angela inanellava jam session nei locali torinesi. E agli inizi dei rifluenti Ottanta viene folgorato sulla via della divulgazione scientifica.
Piero Angela non è un uomo di scienza, bensì un giornalista (nel 1976, a esempio, fu il primo conduttore del Tg2). Non dimentica mai i tempi televisivi, ed ha l’accortezza di variare molto i temi trattati. Che sono magari ricorrenti, ma si alternano, in modo che il pubblico torni a percepirli come nuovi. Si pone nei confronti dei problemi scientifici proprio come chi non conosce a fondo la materia, le sue domande sono le stesse che potremmo fare tutti noi. Si mette davanti alla telecamera e racconta. Racconta bene, in modo da farsi capire da tutti, da interessare e divertire quel cosiddetto «spettatore medio» che di solito viene immaginato mentre si pasce di giochi, isole, pettegolezzi e sceneggiati mal recitati. I suoi ascolti dovrebbero convincere che il pubblico desidera cose serie, dalla televisione. Noiose no ma serie sì. Che «divulgazione» non è una parolaccia, e che si potrebbe applicare a musica, teatro, a quel cinema ormai scomparso.
Esponendosi a qualche critica, ha portato in ditta anche il figlio Alberto. Pare che una volta, correva l'anno 2001, abbia pure protestato con il gruppo di Serena Dandini e dell'«Ottavo nano» per l'imitazione, peraltro straordinaria, che ne faceva Neri Marcorè. Tenero cuore di divulgatore-padre. Inattaccabile, per via degli ascolti. E dei ragionamenti. Dice: «Qualunque discorso sul ruolo educativo e culturale della tv deve partire da una realtà drammatica: due italiani su tre hanno difficoltà nella comprensione di un testo». Tutto ciò spiega, almeno in parte, la televisione che ci ritroviamo, appiattita su primitivi livelli di ricettibilità. Proprio per questo il piccolo schermo potrebbe però avere un ruolo fondamentale, come quello che già ebbe alla fine degli Anni Cinquanta per la diffusione dell’italiano: «Si tratta non soltanto di un dovere istituzionale, previsto dal canone pagato da tutti i cittadini, ma di un dovere nei confronti di quella grande maggioranza di italiani che hanno nella televisione l’unico aggancio culturale con il loro tempo».
Piero Angela è un'industria: ha scritto 32 libri, alcuni dei quali tradotti in inglese, tedesco e spagnolo, con una tiratura complessiva di oltre tre milioni di copie. E' stato premiato per la sua attività pure negli Stati Uniti e in Giappone. E gli hanno dato otto lauree honoris causa. A Parigi ha ricevuto un riconoscimento dell’Unesco per la divulgazione scientifica. Chissà quante ce ne combinerà ancora: ottant'anni, ormai, sono un'inezia.
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