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Libro - Il Cammino - di Livia Naccarato


Edizioni ArtEuropa
Associazione Culturale Internazionale
Unione Nazionale Scrittori e Artisti – Roma

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QUESTO LIBRO della poetessa calabrese Livia Naccarato, che dedica alla madre ed “a tutti i bambini iracheni morti nella guerra angloamericana di aggressione del 2003 che macchia il cammino dell’uomo”, segue ad altri sette pubblicati dal 1986 ad oggi. Di lei hanno scritto critici autorevoli della letteratura italiana – tra cui Antonio Piromalli, Rino Caputo, Carmine Chiodo ecc. - e molte delle poesie sono inserite in diverse antologie. Il Cammino poetico della Naccarato inizia presto. A Roma, dove si trasferisce con la famiglia, compie gli studi classici ed inizia ad insegnare. Scrive e collabora ad alcune riviste come “La Ragione” organo del libero pensiero dell’associazione Giordano Bruno, “Il Rinnovamento”, “Rinascita Sud”, “Calabria Letteraria”, “Il Giornale dei Poeti”, “Scena Illustrata”. Fa parte dell’Unione Nazionale Scrittori ed Artisti sin dal suo nascere e in seno ad essa del Gruppo Camilla Ravera, svolgendo attività culturali in molte scuole romane e in scuole di alcuni comuni calabresi.
Ritornando al libro “Il Cammino”, esso rappresenta un “viaggio della vita, che si fa poesia” e che “conduce nelle direzioni più varie, dove più si soffermano la fantasia e il sentimento”. In particolare il cammino della Naccarato si suddivide in due sezioni fondamentali: le fanciulle e la conoscenza. Nel primo caso, la poetessa si rivolge alla sua fanciullezza, un mondo che – come scrive Francesco D’Episcopo del Dipartimento di Filologia Moderna dell'Università agli Studi "Federico II" di Napoli, nella prefazione al volume - “subito si impone in tutta la sua bellezza e leggerezza, tra realtà e sogno, tra memoria e nostalgia, nell'immersione in una natura incontaminata, che fiorisce insieme al corpo di una bambina che si fa donna. In questo primo universo che si trasforma affiorano i grandi temi della vita futura: l'avversione contro l'odio, la finzione, che popolano il mondo; l'attesa e la speranza dell'amore, che colma il calice esistenziale di una donna in fiore”.
Nella seconda sezione, il cammino poetico si inoltra in una dimensione conoscitiva attraverso il confronto con l’uomo, le attese, le promesse, i misteri dell’esistenza e della morte. “La poesia – scrive il critico letterario - rappresenta, in tal senso, la più alta sfida a questi confini, nella molteplicità degli orizzonti che spalanca, nella eternità della mente che suggerisce, tra i vari luoghi vivibili, tra le vere presenze che sottraggono spazio alle apparenze, alla ricerca del bello, della luna che possa fare luce in una notte di stelle. La poesia della Naccarato è sospesa in un dualismo, in cui si misurano energie ed esistenze, nel fluire eracliteo dell'essere che non si arresta e ostacola oggettivamente una razionale definizione della realtà. Non possono, allora, esserci che accenni, accostamenti, appostamenti dell'anima, che la poesia registra con lucida ‘confusione’, dove quest'ultimo termine va ricondotto alla sua più pura radice etimologica di fusione e combustione degli opposti. In questo nucleo forte, scandito da un consapevole pensiero poetante, è la grazia razionale e sentimentale di una poesia, che si ricongiunge naturalmente alla vita, ai suoi misteri, alle sue melodie, in nome di un discorso amoroso, che invoca la femminilità come chiave preziosa di comprensione del mondo”. “Volendo trarre le fila di questo discorso critico – conclude D’Episcopo -, si può affermare che Livia Naccarato appartiene alla più autentica tradizione letteraria meridionale, in un'accezione profondamente caratteriale e culturale: per la capacità di coniugare liricità dell'impianto letterario con una riflessività vigile e sollecita. Pensare sentendo e sentire pensando resta l'imperativo categorico di una meridionalità poetica, che vichianamente recupera antiche stagioni per misurarne il senso, lo spessore ma anche per proiettarle in un ciclico vitalismo esistenziale, capace di spremerne tutto il succo, passato presente, futuro”.
Bruno Pino
10/04/2005
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