Sul numero de “l’Unità” di ieri 30 dicembre,ho letto con interesse l’intervista ad Achille Serri, ex Alto Commissario Anticorruzione, ora senatore.
Balza agli occhi – ma non stupisce più di tanto perché ridonda come deja-vù – la posizione italiana nella classifica dell’indice della percezione del malaffare (CORRUPT PERCEPT INDEX) stilata dall’OCSE (ORGANIZZAZIONE MONDIALE PER LO SVILUPPO ECONOMICO). Navighiamo nella acque del 41° posto: insomma,dopo di noi, Malesia, Corea del Sud e Sudafrica. La Banca mondiale ci avrebbe fatti slittare al 70°. “Difficoltà di sanzionare e punire i funzionari corrotti”, tuona Serra.
Il punto è che in Italia c’era un ufficio che si occupava di corruzione, voluto da Berlusconi nel 2005 e da lui chiuso nel giugno scorso, affidandone competenze al ministro Brunetta. Povero ministro, non gli bastava la lotta ai fannulloni, ora si aggiungono i corrotti!
Mi chiedo: saprà un ministero farsi carico di indagini e supervisioni a tutto campo, a tutto tondo, a tutto terreno?Non sarebbe stato più elementare delegare un organo competente come quando nel 2006 il ministro alla sanità Livia Turco incaricò di scavare nella sanità in Calabria, svelando misere, sporche ed indegne realtà – “A Melito Porto Salvo – ricorda Achille Serra – c’erano pazienti in dialisi su letti arrugginiti e secchi sudici accanto alle garze sterili”.
Ecco che entra in scena il tema delle intercettazioni,unica soluzione per salvare questo straordinario strumento investigativo grazie alla trascrizione delle telefonate attinenti il reato. Una denuncia diretta, inequivocabile, superpartes, vera, immediata. E’ ora che in questo paese si abbia non un ritorno propagandistico illusorio,bensì di qualità meritocratica,pulita,sana. E che questo eco venga da qualsivoglia ala politica. Spero personalmente che escano dall’ombra quei ministri designati dall’opposizione,ma non disdegnerei certamente una sferzata dal direttivo in carica.