Aiello Calabro. Nel paese che non c’è cercasi sindaco per la prossima legislatura
di Tonino Simone
A primavera del prossimo anno molte amministrazioni comunali volgono al termine. Finiscono la loro esperienza di governo del territorio e sono costrette, per norma costituzionale, a presentare il conto ai cittadini sul loro operato. Sicché in un contesto di democrazia avanzata come la nostra, i cittadini sono chiamati a giudicare liberamente con il proprio voto, l’operato sia di chi ha governato; sia di chi ha assunto il ruolo politico di opposizione.
Aiello Calabro non si sottrae a questa scadenza che, nel caso specifico, a pochi mesi dalla scadenza legislativa, appare carica di significati, specificità, singolarità e verosimili particolarismi.
Ad oggi tali circostanze si colorano di chiaro e di scuro; segnano il contesto politico in modo grave e preoccupante ed investono sia la maggioranza che l’opposizione per quello che hanno fatto, fatto male e, soprattutto, per quello che non hanno fatto in direzione del riscatto sociale e democratico della collettività locale.
L’analisi è sconfortante e per certi versi grave e preoccupante.
Pur non volendo caricare troppo la questione di eccessivo pessimismo, non si può non circostanziare il fatto che i caratteri distintivi di questa legislatura per quanto riguarda la maggioranza di governo sono stati e continuano ad essere: precarietà nell’azione di governo; concezione arcaica ed assistenzialistica della politica; uso cinico e scarsamente solidale del potere. Mentre, specie in questi ultimi mesi, dal versante dell’opposizione; scarsa incisività e concretezza nel controllo democratico; rinuncia nel condurre una forte battaglia in direzione della trasparenza, della democrazia e della crescita sociale e democratica della collettività aiellese.
Sicché, per colpa di entrambi, un preoccupante spirito di rassegnazione ha infettato la collettività in virtù del fatto che essi toccano con mano e vivono quotidianamente: l’assenza di reali prospettive di cambiamento nella cultura di governo, nella concezione della democrazia e del potere.
Tale rassegnazione, inoltre, è la “sindrome aiellese” al decadimento del valore della politica. E’ così da più di venticinque anni.
E’ l’epilogo naturale della rinuncia aprioristica della collettività ad interiorizzare il fatto che la vita e la politica è fatta anche di valori da difendere quando occorre, di etica e di morale da dover affrancare, anche qui quando occorre, dal gattopardismo e dal cinismo di governanti scarsamente scrupolosi e scarsamente propensi al dialogo, al confronto ed all’uso degli strumenti della democrazia e della partecipazione .
Il disinteresse quasi collettivo verso la politica e l’impegno, frutto della cultura della rassegnazione, trova ad Aiello la sua massima espressione sociologica .
Espressione da studiare, analizzare ed investigare scientificamente perché segna un distacco netto e preoccupante della società civile dalle istituzioni.
Non è affatto difficile intuire che tale circostanza: è il capolavoro politico coscientemente costruito, voluto ed attuato dalle maggioranze che per anni hanno governato il paese.
Capolavoro grazie al quale non solo hanno costruito, ma anche difeso il potere.
La colpa principale di Alleanza di Progresso, nata con buoni auspici e sorretta a suo tempo da grande entusiasmo popolare, è stata e continua ad essere più di ogni altra: quella di non aver capito in tempo tale questione.
Ovvero: quello di non porre come discriminante della sua azione l’educazione alla politica come valore, come diritto, come dovere sociale, come discriminante di democrazia, come costruzione dell’alternanza.
L’esito pragmatico di questo processo di degenerazione culturale verso il concetto di politica come valore aggiunto, oggi: è la totale assenza di un quadro dirigente giovane e nuovo da proporre come credibile alternativa alla consunta ed improponibile classe dirigente uscente.
Verosimilmente tale deficienza riguarda sia la maggioranza che l’opposizione, ovviamente con le opportune differenze e varianti.
Il problema è talmente grave per le sorti del paese, che entrambi gli schieramenti sono consapevoli che non è tempo più di proporre onesti figuranti alla guida del governo locale né le solite figure da estrarre, magari, dall’album ingiallito delle fotografie di famiglia.
Consapevolezza, questa, certamente da apprezzare e valorizzare nell’interesse collettivo e della necessità di iniziare un nuovo percorso di governo del territorio.
La situazione interna in ciascuno dei due schieramenti ad oggi, purtroppo, appare non rosea relativamente alla questione di rappresentanza come capolista da proporre e presentare alla carica di sindaco alle prossime elezioni.
La maggioranza, verosimilmente, non ha uomini spendibili capaci di elevare la posta in gioco mentre, la minoranza pur avendoli, si defila e si incarta su schermaglie interne che non giovano a nessuno, che sono controproducenti e negative per l’esito stesso della campagna elettorale.
Nei confronti degli elettori cittadini, ad essere oggi caricati di maggiore responsabilità in merito alla questione è, verosimilmente, proprio l’opposizione in virtù dell’impegno assunto in occasione della precedente campagna elettorale in direzione del rinnovamento della politica e delle sue pratiche.
A.d.P. non può deludere quelle aspettative e credenziali di fiducia, costi quel che costi, pena l’irreparabile e dannosa fine di ogni speranza di cambiamento, rinnovamento e riscatto sociale di tanta parte di collettività volutamente isolata ed emarginata da tanto tempo.
Quanti hanno iniziato la battaglia del riscatto politico e morale del paese, hanno il dovere di concluderla con onore, indipendentemente dall’esito finale, chiedendo il voto con una propria lista ed un proprio candidato onorevole, culturalmente attrezzato e carico di autorevolezza .
In questi giorni, nel paese, circola voce secondo la quale la maggioranza sarebbe disposta a formalizzare una lista unica con la minoranza offrendo la carica di sindaco al suo capogruppo in consiglio comunale.
La proposta pur sembrando uno scherzo di fine estate è vera.
Ad ogni modo, come tutte le bizzarrie di fine estate, essa è tanto surreale ed insignificante, quanto intrigante e ricca di significati.
E’ surreale per il fatto che raramente nella pratica politica si circostanzia un fatto del genere, ovvero che la maggioranza uscente cerchi il dialogo con la minoranza, si mostra disponibile a cedere la candidatura di sindaco, rinunci ad una sua autonoma battaglia elettorale come è sempre successo e come sempre succede ovunque.
E’ insignificante ed improponibile se l’obiettivo, come appare, è di inquadrarla comunque in un contesto di una alleanza di solidarietà politica di centrosinistra.
Stante la natura e matrice elettorale di A.di P., nata come lista civica e con forti connotati di destra, la proposta è infantile e ridicola non fosse altro per il fatto che A.di P. dovrebbe decidere di autosciogliersi e rompere le righe .
E’ parimenti intrigante ed interessante perché segnerebbe la fine di una egemonia senza costrutto fino ad ora a detrimento della qualità del governo della città e della deriva sociale e politica del paese, nel momento in cui la proposta di lista unica la si connoti e fortemente caratterizzi come: “coalizione di salute pubblica” da tenere lontana dalle schermaglie dei partiti, come la gravità della questione impone.
E’ ricca di significati perché rappresenta, tra l’altro, una implicita ammissione e consapevolezza circa l’esistenza della crisi di valori ed uomini esistente, specie, nello schieramento di maggioranza.
E’ una onorevole ammissione da parte della maggioranza circa l’inopportunità di continuare un percorso elettorale ed amministrativo ben sapendo a priori che non possiedono più uomini proponibili, idee innovative, entusiasmo e, forse anche, consenso necessario per governare altri cinque anni.
Nonostante la singolarità della proposta, le insidie che si celano dietro e lo scetticismo generale che circola intorno ad essa, allo stato dell’arte A.di P. farebbe un grosso errore se la scartasse a priori perché essa: potrebbe rappresentare “la via originale tutta aiellese” alla soluzione della crisi della politica come valore e come pratica amministrativa.
I trucchi, gli inciuci e gli inganni, se ci saranno, si sveleranno da sé nel corso della preparazione della campagna elettorale.
A iello Calabro 08/08/2008