Santa Marina, venerata a Terrati di Lago (Cs) il 17 luglio
TERRATI, LAGO, Cs - Terrati è un piccolissimo agglomerato di case. Fu dapprima Casale di Aiello, quindi comune dal 1811 sino al 1927, quando diventa frazione di Lago. Nel corso del tempo, i suoi abitanti sono arrivati anche a superare, a metà Ottocento, le mille unità; poi man mano, il numero è andato via via decrescendo sino ad arrivare al centinaio di anime di oggi.
Eppure Terrati, molto amata da Roberto il Guiscardo, luogo dove il duca normanno pregava e dove fece costruire la chiesa di S. Filippo, nonostante i pochi abitanti, ogni anno si mobilita con grande energia per onorare con una bella festa la sua Patrona Santa Marinella.
La chiesetta dedicata a Santa Marina Vergine – che sorge, come ci informa lo storico Sergio Chiatto, a poca distanza dal vecchio luogo di culto risalente, secondo documenti vaticani, alla prima metà del XVI secolo – nei giorni 16 e 17 luglio si riempie all’inverosimile di fedeli che provengono non solo da Lago, ma un po’ da tutto il Circondario. La giornata del 17 è il clou delle manifestazioni religiose e civili.
Nel tardo pomeriggio di domenica 17 luglio, come tradizione, si tiene la santa Messa a cui segue la processione per le vie del piccolo borgo, durante la quale la statua della Protettrice, portata a braccia dai fedeli, prima di ritornare nella sua chiesetta, fa il giro di tutte le case, specialmente quelle dei malati e degli anziani.
LA STORIA DEL CULTO. Di particolare suggestione la storia della santa venerata a Terrati ed in tantissimi altri luoghi di Calabria (come S. Giovanni di Zambrone, Polistena, Melicuccà, Stilo, Filandari, Policastro, Campana e Casole Bruzio). Marina è una giovane donna che per seguire il padre, desideroso di vivere in un convento senza separarsi da lei, prende abiti maschili e cambia il suo nome in Marino. Nonostante la morte del padre, Marina continuerà a vivere al convento conservando il suo segreto. Un giorno però, il giovane, molto amato e portato ad esempio per la sua condotta esemplare, viene accusato ingiustamente di aver violentato la figlia di un locandiere. Marina non si difende e così viene scacciata, anche se continuerà a vivere in una grotta ai piedi del convento, dove alleverà il bimbo “frutto della sua colpa” che le era stato affidato.
L’epilogo della sofferenza e dell’ingiustizia vissuta da questa donna si ha quando Marino-Marina muore. I confratelli che nel frattempo avevano riammesso il frate al convento, commossi per la sua grande abnegazione nel crescere quel figlio a lei affidato fra tante difficoltà, scoprono la sua vera identità. Il suo vero sesso. Da quel momento verrà proclamata santa.
Le sue reliquie pare siano state spostate dal monastero (forse ubicato in Libano) in cui era morta, prima a Cipro e poi a Costantinopoli. Da qui un mercante veneziano le avrebbe acquistate e portate a Venezia.
Come raccontavano una volta le nostre nonne, S. Marina era colei che assicurava la produzione del latte materno alle puerpere. E a lei si rivolgeva chi non avesse avuto latte a sufficienza per allattare i propri figli.