Mentre scrivo i mercati finanziari nostrani e non, sembrano tirare un piccolo sospiro di sollievo. Ma ancora la soluzione dei problemi è in alto mare e la realizzazione pratica ancora più lontana. All'orizzonte si intravedono solo chiacchiere, ma alcune sono interessanti. Cosa ne sarà della Grecia e soprattutto delle banche europee e nostrane in caso di defualt ( sic fallimento )?.
Da diversi mesi grandi dottori sono al capezzale del malato, ma fin'ora le cure adottate sembrano uccidere il malato e tutti, speculatori compresi, desiderano polli vivi da spennare e non carogne. La Grecia ha spedito a casa sessantamila dipendenti pubblici, ha tagliato quasi tutte le pensioni, anche quelle basse, del 20% ed ha raddoppiato l'imposta sugli immobili, solo per citare alcune delle decine di altre misure.
Da quando la banca francese Dexia è quasi fallita , il problema delle conseguenze del default della Grecia, e di altri paesi europei, sul sistema bancario, segnalato dal Fondo Monetario, è balzato, anche se tardivamente, all'attenzione dei governi europei. La questione non è più se la Grecia farà default, ma quale " taglio di capelli " (taglio del valore attuale dei debito) si avrà con la ristrutturazione. Da questo dipenderanno le conseguenze sul sistema bancario internazionale.
La proposta di IIF ( Istituto di Finanza Internazionale ) e della Commissione Europea per coinvolgere il settore finanziario privato nelle perdite porterebbe a un " taglio di capelli " per i creditori di solo il 21 per cento. Invece, per tornare solvibile, la Grecia dovrebbe ridurre il valore del proprio debito addirittura del 50 per cento. Alcuni addirittura parlano di diritto all'insolvenza, ma siamo nel campo della fantapolitica e fantaeconomia. Restiamo con i piedi a terra. La Grecia deve pagare, ma non sarà capace di pagare tutto, a meno che non sarà strozzata. Ma i morti non pagano.
Nel mese di luglio l'Institute of International Finance, l'associazione dei maggiori tra i grandi istituti finanziari internazionali, e la Commissione Europea hanno messo a punto una proposta di ristrutturazione del debito greco sia per venire incontro alle esigenze dei crditori e sia per evitare che i costi del fallimento greco ricadano sui soli contribuenti e che vengano premiati quanti hanno investito in modo sconsiderato. Tra gli sconsiderati bisogna annoverare anche molte banche. Infatti molte, approfittando delle migliaia di miliardi che il Fondo Monetario mette a disposizione del mercato per salvare le banche, hanno acquistato titoli greci a meno della metà del loro valore nominale e quindi potrebbero lucrare una performance di oltre il 100% del capitale netto investito. Povera Grecia che deve pagare! Lo scambio proposto si prefigge di mobilizzare risorse per 54 miliardi di euro dal 2011 al 2014 per arrivare a un totale di 135 al 2020, una bella parte del debito greco stimato a circa 350 miliardi ( il nostro è inchiodato a 1.200 ).
La proposta concreta è la seguente. I titoli posseduti dai creditori verranno scambiati con quattro tipologie di titoli nuovi. Alcuni, garantiti dal Fondo Salva Stati, avranno una scadenza lontana ed una cedola più bassa 4% o 5% e saranno scambiati uno contro uno con i vecchi. Altri avranno una scadenza più breve ed una cedola più alta 6% o 7% e saranno scambiati due contro uno, con un " taglio di capelli " del 50%. Una proposta del genere sarebbe troppo onerosa per la Grecia e molto lucrosa per i creditori.
Facciamo un esempio: se si pagano rendimenti reali intorno al 4,5 per cento, e si crese all'1,5 per cento annuo, con un avanzo primario del 3 per cento del Pil si permetterebbe alla Grecia di stabilizzare il proprio debito al 100 per cento del Pil. Poichè oggi il debito è intorno al 160 per cento si richiede un "taglio di capelli" del 37,5 per cento ( che è il rapporto percentuale di 60 su 160 ). Se i numeri sulla crescita risulteranno peggiori il " taglio " sarà più ampio con buona pace di coloro che hanno anticipato denaro o hanno speculato ( è lo stesso ).
Ma quali saranno le conseguenze della Grecia: semplicemente disastrose. Dal 1970 al 2010 sono falliti 68 stati sovrani. Come se la sono cavata?. Per un lungo periodo sono stati esclusi dal mercato dei capitali e quindi dai finanziamenti internazionali. Quando sono stati "riesumati" il loro spreed era molto alto e quindi gli oneri molto garvosi. La pace è ancora lontana.
07 ottobre 2011
Eugenio Medaglia.
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