Nella Rubrica: I nostri soldi. Di Eugenio Medaglia.
Qualcuno disse che la storia ci presenta i suoi personaggi al meno due volte nel corso degli anni, una prima volta sotto forma di tragedia e la seconda sotto forma di farsa. Le vicende finanziarie degli ultimi giorni me ne hanno dato ulteriore conferma. Correva l'anno 1076 dell'era cristiana ed era esattamente il 22 febbraio quando papa Gregorio VII scomunicò niente di meno che l'imperatore del Sacro Romano Impero, Enrico IV. Non aveva fatto gran che, aveva solo cercato di nominare un vescovo per la diocesi di Milano. Ma certamente non per mezzo di un vescovo si scomunica l'imperatore. Fu il gesto ed il suo significato a fare infuriare il papa. Era una questione di potere. Il papa non lo potè permettere. Il papa non aveva legioni nè eserciti, ma bastò che alzasse la croce contro l'mperatore che una folle paura assalì quest'ultimo. Era proprio una paura fisica. Gli ordini dati dallo scomunicato potevano essere disattesi e nessun disubbidiente poteva essere punito. Lo scomunicato poteva anche essere ucciso senza che il colpevole venisse per questo punito. È come se l'uomo più potente della terra perdesse ad un tratto le guardie del corpo nel mezzo di una folla inferocita. Fu così che l'imperatore, assieme a sua moglie, il 25 gennaio del 1077 andò al castello di Canossa, vestito di stracci, al freddo, col capo coperto di cenere, dove il papa villeggiava, a mendicare il perdono ed a farsi revocare la scomunica.
Per tre giorni pietì. Ma allora come oggi l'imperatore si dovette fare raccomandare. La signora Adelaide di Torino, suocecra dell'imperatore, era la cugina di Matilde, proprietaria del castello. La diplomazia delle donne ebbe la meglio sulla testardaggine del papa e sulla fortuna dell'imperatore, e per quella volta gli andò bene. Scusate il lungo riferimento, ma conviene sempre conoscere la storia, tutta quanta. È una garanzia per sapere leggere il presente. Tre giorni fa la solita agenzia Moody's emana una sorta di bolla papale. Scrive sul suo bolletino che il debito sovrano del Portogallo viene classificato CCC. Nel linguaggio casalingo significa carta straccia. Ossia, cari creditori, da questo cattivo pagatore non aspettatevi nulla perchè non pagherà mai. Il presidente della Commissione Europea, Trichet, va su tutte le furie. Traducendo dal politichese in italiano corrente dice così. Ma chi si credono di essere questi delle agenzie? Perchè non vanno a fare i conti in tasca ai loro paesani americani che tanto ne hanno bisogno? Perchè varcano tutto l'oceano per venire a raccontare balle propio da noi?. È tutto falso. Il Portogallo è un paese onorato e pagherà fino all'ultima goccia. Tutti possono stare tranquilli. Invece i mercati finanziari non sono stati tranquilli, e non lo sono. Il potente Trichet non viene creduto. La politica è diventata incredibile. Devono andare a Canossa. I titoli bancari prima cominciarono a traballare, poi a crollare ed anche ora, mentre scrivo, di notte, sono ancora in discesa. Anche il debito italiano è in discesa. Oggi il titolo di stato italiano ventennale quotava 78 con cedola 4%. Traduco. Chi volesse comprare questo titolo avrebbe un rendimento pulito e garantito del 4,10% moltiplicato 20 ed alla fine un capitale rivalutato di un altro 22%. Chi paga tutto ciò? Questa si che è una vera bomba ad orologeria e scoppia di sicuro. Tardi ma scoppia. Insomma quando Moody's parla qualcun altro ne paga le conseguenze, con la tasca. Mi sorprende sempre che nessuno o quasi voglia entrare nel cuore di questo problema e viene lasciato alla comprensione e discussione di pochi specialisti. Il popolo minuto, che si accorge che piove solo quando l'acqua è entrata in casa, distratto da tante altre balle, non presta attenzione neanche ai propri soldi. Beata ignoranza!. 08 luglio 2011.
Eugenio Medaglia.
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