LA NAVE DEI veleni, trovata a Cetraro, non è la Cunsky, ci dicono. E noi rispondiamo: chi se ne frega!!! Certo, la nostra terra, la Calabria, la sua immagina e ancora prima la vita dei suoi cittadini, del futuro di noi calabresi va salvaguardato. Non devono esistere dubbi. Ma è pur vero che una nave, al di là del nome, c'è, eccome se c'è su questa nostra bella costa del mar Tirreno. Così come è vero il dramma che parla di cesio e di radioattività della vicina Aiello e del fiume Oliva. Ecco allora perchè dobbiamo fare nostro, di tutti, lo striscione che mi è rimasto impresso alla manifestazione di Amantea, stretto tra le mani di due bambini, forse ignari di una storia più grande di loro. "Il futuro è nelle nostre mani". Come non ragionare su ciò!
Di seguito incollo un mio articolo, pubblicato sulla prima pagina del Quotridiano della Calabria, domenica mattina (25 ottobre u.s.). E' una storia triste, tristissima. E che oltre al mio "pezzo" sarà ripresa anche dalla trasmissione "Anno zero" di Santoro, molto probabilmente già nella puntata di domani sera. Anche per questa signora, per questa sua triste storia, per quei bimbi, per noi, DOBBIAMO sapere TUTTA LA VERITA, NIENT'ALTRO CHE LA VERITA'.
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TANTI, tantissimi i volti sorridenti dei ragazzi, delle donne, dei bimbi, ieri ad Amantea. Tra questi però anche gli occhi lucidi, pensierosi, anche tristi di una donna, Antonella Pino, che alla manifestazione dice di esserci per fortuna, quasi per caso, anzi. La sua è una storia triste. Ma che racchiude per intero tutta la vicenda di questi mesi, dei veleni, o presunti tali, o delle radioattività, che hanno fatto capolino nel nostro Tirreno. Nelle nostre terre.
Lei è di Campora, un tiro di schioppo da Amantea. Pochi passi, pochi kilometri. Nata però ad Aiello, con tutta la sua famiglia. I suoi genitori, i parenti. In una terra di campagna, ci racconta. Due anni fa effettua un controllo di routine. Un pap-test, come tante donne effettuano ogni giorno. Prevenzione, nulla più. Eppure - così poi scoprirà - quel controllo ritenuto di consuetudine le salverà la vita. I medici le riscontrano un carcinoma al collo dell'utero. La signora Antonella corre in ospedale, a Cetraro. Effettua una biopsia e le diagnosticano il tumore. I medici decidono per l'intervento. Va bene e dopo un lungo periodo di cure e controlli ne esce a testa alta. Felice. Guarita. "Purtroppo non sarà così per mia mamma", racconta al Quotidiano, durante il corteo. La mamma di Antonella non ce la fa. Anche lei un tumore, al colon, che le stronca la vita. 70 anni. Così anche la cugina, ancora un tumore, il giorno di san Valentino. Una tragedia familiare. "Pensavamo fosse un caso", ci confessa. "Ma poi, dopo aver sentito tutto quello che sta accadendo, con la scoperta della nave a Cetraro, il Cesio ad Aiello, abbiamo capito - continua a raccontarci, tra l'altro intervistata anche dalle telecamere della trasmissione di Santoro, Anno zero - che non può essere "solo un caso". Anche perché, in questi due anni, anche altre sue amiche sono andate incontro allo stesso dramma". Lei, Antonella, ha due figli, un marito. È una casalinga, anche se per anni è stata operatrice ecologica con la cooperativa Arcobaleno. E si dice assolutamente preoccupata, per la situazione. Ecco perché ieri, ad Amantea, oltre ai sorrisi ed all'allegria della gente comune, lì per urlare la propria rabbia, ci sono stati anche quegl'occhi stracolmi di pensieri e timori di Antonella.