Catanzaro - Le sue dichiarazioni hanno suscitato allarme, polemiche e reazioni. Ha raccontato la sua verità su quello che sarebbe avvenuto nel mare calabrese, ha indicato il luogo dove sarebbe stata fatta affondare la Cunsky, nave carica di scorie tossiche. Ha parlato di intrecci inquietanti, di faccendieri e patti con la criminalità organizzata per far sparire per sempre, negli abissi, rifiuti scomodi e pericolosi. Adesso, all'ex ‘ndranghetista Francesco Fonti, oggi collaboratore di giustizia, è stato imposto il silenzio dalla commissione vigilanza del tribunale di Mantova, provincia in cui vive il pentito. Per lui i giudici hanno stabilito il divieto di qualsiasi contatto, diretto o indiretto, con chiunque, anche con il suo avvocato. E' stato lo stesso legale del collaboratore di giustizia, Claudia Conidi, a rendere note le decisioni del tribunale. Fonti potrà vedere e parlare soltanto con i suoi familiari e con i medici che lo hanno in cura. Ogni altro contatto dovrà essere autorizzato dal tribunale, quindi anche l'audizione davanti alla commissione bicamerale sulle eco-mafie. L'avvocato Conidi ha annunciato che farà ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale di Mantova. Intanto Fonti il 28 ottobre prossimo sarà ascoltato di nuovo dai magistrati nella sede della direzione nazionale antimafia a Roma. Sarà sentito dal procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone e da un Pm di Livorno che indaga su presunti affondamenti al largo delle coste toscane, ma, sempre secondo quanto riferito sempre dal legale di Fonti, non dai magistrati di Catanzaro che indagano relitto individuato a largo di Cetraro. Già lo scorso 8 ottobre Francesco Fonti era stato convocato nella sede della direzione nazionale antimafia, ma in quell'occasione si era rifiutato di rispondere alle domande dei magistrati
Fonte: tenonline.it