Repubblica — 14 marzo 2009 pagina 11 sezione: CRONACA
PALERMO - Viaggiava su e giù tra Palermo e Roma con valigette piene di banconote e distribuiva ai politici: 900 mila euro a Carlo Vizzini, 100 mila a Saverio Romano. Massimo Ciancimino accusa e si autoaccusa e i primi nomi eccellenti finiscono, insieme al suo, nel registro degli indagati della Procura di Palermo sulla scorta delle dichiarazioni del figlio dell' ex sindaco che da mesi collabora con i pm della Dda nell' ambito di un' inchiesta, condotta dal sostituto Nino Di Matteo e dall' aggiunto Antonio Ingroia, che ha preso le mosse dalla cosiddetta "trattativa" fra Stato e mafia subito dopo le stragi del' 92.
Di Carlo Vizzini, senatore del Pdl, presidente della commissione Affari costituzionali e componente della commissione Antimafia, Ciancimino parla come di una sorta di socio occulto della Sirco Fingas, la società attraverso la quale il figlio dell' ex sindaco avrebbe riciclato una parte dell' ingente patrimonio occultato dal padre. Di Saverio Romano, deputato e segretario dell' Udc siciliana, racconta invece di un sostanzioso contributo ricevuto quando era sottosegretario al Lavoro del precedente governo Berlusconi.
Soldi che Massimo Ciancimino, già condannato in primo grado a cinque anni e otto mesi, afferma di aver consegnato personalmente ai due parlamentari. Eccolo «il progredire di delicatissime indagini sulle relazioni esterne di Cosa nostra», richiamato proprio qualche giorno fa dai magistrati di Palermo nel documento di solidarietà al procuratore Messineo dopo la pubblicazione su Repubblica di alcuni articoli sulle inchieste di mafia in cui è coinvolto il cognato di Messineo, l' imprenditore Sergio Sacco. Indagini, quelle sulle relazioni esterne di Cosa nostra, alle quali oltre a Massimo Ciancimino, da qualche settimana, sta fornendo il suo contributo anche il tributarista Gianni Lapis, l' uomo al quale il vecchio don Vito avrebbe affidato la gestione del suo patrimonio insieme all' avvocato romano Giorgio Ghiron.
Erano loro a gestire il conto "Mignon", con quei 27 milioni di euro, provento del lucroso affare del gas al quale Carlo Vizzini, secondo quanto racconta Ciancimino, sarebbe stato personalmente interessato insieme ad altri insospettabili, soci occultio meno del gruppo Sirco, (nel quale sarebbero appunto finiti i soldi di Don Vito) poi venduto agli spagnoli. La "quota" di Vizzini sarebbe stata di novecentomila euro. Denaro che Ciancimino jr. racconta di aver personalmente consegnato nel 2004 al parlamentare in due tranche, una da 500 mila a Roma e una da 400 mila a Palermo. A disporre la cifra in favore di Vizzini sarebbe stato Lapis, "amministratore" di quel conto del quale, solo nei mesi scorsi, Ciancimino ha ammesso di essere il reale intestatario di sette dei ventisette milioni di euro. E sempre Lapis, secondo le accuse di Ciancimino, avrebbe poi disposto un contributo di 100mila euro nei confronti dell' ex sottosegretario al Lavoro Saverio Romano, già indagato dalla Procura di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa in un' inchiesta riaperta in seguito alle dichiarazioni del pentito Francesco Campanella. - ALESSANDRA ZINITI